La censura a Vienna

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Prima i fatti. Il riassunto della vicenda fatto da ORF News (equivalente alla nostra RAI) mi sembra il più esaustivo e sintetico possibile. Di seguito una libera traduzione/riduzione dell’articolo originale.

Il manifesto che ritrae tre calciatori privi di abiti per la prossima mostra “uomini nudi” al Leopold Museum è stato coperto a seguito delle proteste.

Dopo l’affissione di 250 manifesti è partita la contestazione, con giudizi che vanno da “stupido” a “pornografico”, passando per “deplorevole”. Una signora si è addirittura preoccupata personalmente di coprire i genitali nel manifesto, armata di pennello e vernice. Hanno protestato soprattutto donne, prevalentemente nei quartieri periferici ad est e sud*. Ovviamente la reazione non è stata una sorpresa, ma l’intenzione era promuovere una discussione critica sull’argomento. Come afferma il  portavoce del museo: “Il nostro obiettivo non era solamente provocare”, è sorprendente che mostrare la nudità pura abbia scatenato una reazione simile: “Non c’è alcun riferimento sessuale”. “Comprendiamo, però, chi si sente offeso da tali immagini”, perciò ora delle bande colorate coprono la zona inguinale dei manifesti e quelli posti davanti alle scuole sono stati sostituiti da un’opera di Egon Schiele del Leopold, che mostra egualmente un uomo nudo ma non si tratta di una foto. “Chiaramente, l’immediatezza della fotografia è un problema.”

La foto sul manifesto ritrae un’opera dal titolo “Vive la France” (2006) della celebre coppia artistica francese Pierre & Gilles, che hanno voluto così celebrare la multiculturalità dell’attuale società francese, con tre uomini nudi calciatori appartenenti a tre diverse etnie: di colore, araba e bianca occidentale. I recenti problemi con tale manifesto non sono stati una novità. Il Leopold Museum ha già dovuto usare una versione ritoccata dello stesso nella sua pagina Facebook, dopo che l’originale era stato cancellato con i relativi post. Il portavoce del museo ha spiegato che hanno agito di spontanea volontà “Non vogliamo ferire o offendere nessuno, né bambini né adulti. Dato il tema della mostra, abbiamo semplicemente usato la rappresentazione artistica di tre uomini nudi. Ma se qualcuno non può sopportare tale vista, deve essere rispettato”.

Nessuna protesta, invece, contro Mr.Big, una gigantesca scultura “percorribile” che mostra un uomo in costume adamitico, steso nel cortile del Museumsquartier**. Finora non solo non è stato criticato, ma al contrario “è usato come parco giochi dai bambini”.

*N.d.A. Abitati in gran parte da stranieri.
**N.d.A. zona di musei, tra cui anche il Leopold

Un’analisi più approfondita si può trovare qui.


La mostra in questione, con dipinti e foto di uomini nudi nel corso della storia dell’arte, aprirà il 19 Ottobre (info). A parte la protesta delle signore che temono uno shock per i propri figli, la censura su Facebook è stata la più efficace e tempestiva. Una conoscente, che si occupa di un blog su Vienna per chi ci vive e chi ci viene per turismo, aveva pubblicizzato l’evento sulla sua bacheca. Poco dopo l’immagine è stata oscurata ed il suo profilo segnalato. L’intera vicenda è stata rapidamente risolta ed ha avuto di conseguenza irrisoria eco sui giornali italiani. Sinceramente non so se il Museo si sia posto il problema prima dell’esposizione e magari abbia accettato la sfida pur di pubblicizzare la mostra, vista la repentina marcia indietro. In ogni caso, il fatto porta a riflettere sull’ipocrisia di un popolo che non ha mai avuto il tabù della nudità, negli spazi appropriati (le spiagge nudisti sono comuni anche lungo il Danubio in città). Personalmente non riesco a cogliere l’arte di simili opere, le vedrei meglio in un museo di medicina, ma nemmeno mi sarei aspettata una reazione simile da una capitale come Vienna, che conferma così la sua bigotteria latente ed il suo maschilismo serpeggiante (nessuno si scandalizza per i manifesti con ragazze seminude ed in pose provocanti per la fiera del sesso). Il tutto condito da un’evidente contraddizione, per cui l’uomo nudo al Museumsquartier è percepito come arte leggittima mentre il manifesto sui pali come fonte di turbamento per il normale sviluppo di un bambino.

Lidia Pittarello

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