La Cina e le accuse di espianto

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L’accusa è, senza mezzi termini, di genocidio. Non sarà ben accolto da tutti il vicepremier cinese Hiu Langyu, che terrà domani a Roma il discorso di apertura della 36esima sessione del consiglio direttivo del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, anticipando il discorso del ministro italiano dell’Economia Vittorio Grilli.

Il perché della protesta lo spiega l’associazione italiana Falun Dafa, “pratica meditativa completamente apolitica e profondamente radicata nelle tradizioni cinesi, perseguitata in Cina dal 20 luglio del 1999, quando si contavano 100 milioni di praticanti nel Paese”.

Ecco il loro appello. “Dopo 13 anni di persecuzione ininterrotta del Falun Gong in Cina, non è stata fatta ancora giustizia per le decine di migliaia di casi di tortura e uccisioni avvenute nei campi di detenzione cinesi. E non è stata fatta luce su quella che è già stata chiamata come “una nuova forma di malvagità sul nostro pianeta”: l’espianto forzato di organi dai prigionieri di coscienza ancora in vita. Secondo David Matas, pluripremiato avvocato di diritti umani e David Kilgour, ex segretario di stato canadese, 45 mila praticanti del Falun Gong sono stati vittima di espianti forzati di organi tra il 2000 e il 2005, giustiziati dal regime cinese per trarre turpi profitti sul mercato internazionale dei trapianti.

Mercoledì 13 febbraio alla sede dell’Ifad a Roma sarà presente uno dei protagonisti di questo genocidio. Il Vicepremier del regime cinese Hui Liangyu terrà il discorso di apertura della 36esima sessione del consiglio direttivo del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, anticipando il discorso del ministro italiano dell’Economia Vittorio Grilli.

Hui Liangyu nel 1999 ha guidato personalmente la persecuzione contro il Falun Gong nella Provincia di Anhui, nella quale era segretario del Partito.

Quando iniziò la persecuzione tutti i quadri del Partito Comunista Cinese dovevano seguire la volontà espressa da Jiang Zemin, l’allora segretario nazionale del Pcc. L’ex leader del regime cinese ordinò una campagna massiva di propaganda anti-Falun Gong per demonizzare la pratica e attirare l’ostilità della popolazione sui praticanti, e ordinò di rovinarli economicamente e di distruggerli fisicamente, istituendo un’apposita gestapo(Ufficio 610) che aveva l’unico obiettivo di sradicare il Falun Gong dalla Cina, con ogni mezzo possibile.

Hui Liangyu è stato insignito direttamente da Jiang Zemin come «membro eccezionale del Partito» durante i nove anni in cui Hui è stato a capo della Provincia del Anhui e del Jiangsu. Durante il suo mandato come capo della provincia del Jiangsu, Jiang Zemin e Li Lanqing, ex-direttore del sanguinario Ufficio 610, guardarono Hui con ammirazione stupefacente. In una occasione, di fronte a 100 persone, Jiang disse: «Hui Liangyu è un leader autentico. Egli non si occupa di mere formalità o di ottenere privilegi speciali e mette un sacco di impegno nel suo lavoro. Hui Liangyu è una quadro del Partito serio e ubbidiente». Li, dopo averlo anche lui lodato, ha promosso Hui come vicepremier del Consiglio di Stato.

L’Ifad, che mercoledì offrirà a Hui il discorso di apertura della sessione, si propone di far uscire 80 milioni di persone dalla povertà entro il 2015. La stessa cifra equivale al numero di morti non naturali che il Partito Comunista Cinese ha prodotto in poco più di 60 anni di dominio nella Terra di Mezzo.

Oggi ci auguriamo che tutte le istituzioni e tutti i mezzi di comunicazione dimostrino grande senso di responsabilità civile e morale nel riportare il genocidio che il Vicepremier cinese, in visita in Italia, si lascia alle spalle. È giunto il tempo, per chi non lo ha mai fatto prima, di dare voce alla verità e chiedere la fine di uno sterminio di massa che rimarrà alla storia, una volta fatta giustizia dei suoi terribili carnefici. Chi può farlo, scelga bene il proprio futuro agendo adesso con coscienza”

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