La “lezione” del G8

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Questo articolo fa parte dello speciale A Nordest di Genova sui 20 anni delle giornate del luglio 2001. A Nordest Di che mette a disposizione questo spazio per ricordi, emozioni, fotografie, testimonianze che potete inviare, in qualsiasi forma, alla mail redazione@anordestdiche.com

Dove eravamo, dove eravate, in quell’estate del 2001 che cambiò il mondo? Tra il 19 e il 22 luglio a Genova una folla oceanica e multicolore, rappresentanza considerevole di un’intera generazione, invase la città per chiedere e reclamare un mondo più giusto di fronte ai leader del G8 che si riunivano nel centro storico blindato. Ne uscì – non solo metaforicamente – con le ossa rotte. Per chi allora aveva più o meno vent’anni c’è un “prima” e c’è un “dopo”. C’è un “prima” fatto di possibilità, sogni, speranze, ma soprattutto dibattiti e partecipazione attiva, e c’è un “dopo” fatto di delusione, rabbia, sgomento, a volte cupo silenzio. Un cupo silenzio al quale l’11 settembre, poco più di un mese dopo, pose un coperchio a tenuta stagna per oltre un decennio globalizzando la lotta al terrorismo, e con esso, la marginalizzazione di qualsiasi dissenso.

AND, A Nordest Di Che, lancia oggi uno speciale che ci accompagnerà fino al 22 luglio, ventennale del G8 di Genova. È uno speciale «collettivo» che nasce all’interno della redazione di And, raccoglie i ricordi, gli spunti, le letture e i diversi punti di vista di ciascuno di noi. Parlarne insieme è stata quasi una seduta di autocoscienza che vogliamo allargare a tutti i protagonisti di allora – a tutti i livelli e di tutte le parti – e dando spazio ai vostri ricordi, emozioni, testimonianze che potete inviare, in qualsiasi forma, alla mail redazione@anordestdiche.com. Elaboreremo un racconto collettivo, rigorosamente di parte, che ha due ambizioni: raccontare ai ventenni di oggi cosa fu il G8 di Genova; capire, dai ventenni di allora, come il G8 ha influito, nei vent’anni successivi, sul percorso politico e di impegno sociale di ciascuno.

Perché ci sono molte lezioni dentro questa storia. Ognuno ha la sua. Anche gli agenti che entrarono nella scuola Diaz manganellando a destra e a manca volevano dare una “lezione”. E non la diedero solo a chi a Genova c’era. Tutti in quei giorni abbiamo introiettato un messaggio chiaro, a volte per nulla condiviso e quindi non maturato, che ha influito sulle nostre traiettorie successive. Cosa sarebbe stato del nostro impegno se le cose fossero andate diversamente? Come sarebbe arrivata la comunità internazionale alla sfida della pandemia se alcuni temi di allora avessero fatto breccia? Domande con tante risposte. Risposte che, nei prossimi due mesi, vorremmo provare a elaborare insieme a voi.

Luca Barbieri

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