Londra chiama, e trova occupato

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Sveglia e caffè, barba e bidet, presto, chè perdo… ah no, scusa, nella patria del politically correct, e dell’hygienically disinvolt, il bidet è famigeratamente assente dall’assieme dell’arredobagno tipico, ma dettagli folcloristici a parte, poco si discosta il risveglio londinese dalla celebrata routine fantozziana. Anche il tram non c’è, lo concedo, ma la metro sa essere ben peggiore e nonostante la celebrata immunità al traffico, quell’ammasso di carne e lamiera diventa elemento importante del tuo stress impiegatizio.

Settantaquattro minuti dura il tragitto medio del pendolare londinese, sola andata s’intende, e c’è di che sentirsi fortunati ad averne solo per un’ora a viaggio, ma anche no. D’altronde nella capitale finanziaria d’Europa, non lasciarti ingannare dalle apparenze di certi quartieri cinematograficamente bohemian, tutto ruota disperatamente attorno al vile danaro e, mi si dice, non c’è modo migliore qui di procacciarsene del nobilitante lavoro. Mi si dice pure anni fa questo era il paese dei balocchi, dove potevi avere un sogno ed inseguirlo, qualunque esso fosse, raggiungerlo infine, ma sembra che l’11 settembre, o Blair, non ricordo bene, abbia cambiato un po’ il discorso e adesso non ci mettono molto le speranze a farsi investire dalla cinica realtà della metropoli, tanto più che arriva dal lato sbagliato della strada.

Non li conto più ormai, i baldi italiani che hanno scelto questa città per aprire nuovi orizzonti, ritrovandosi poi rinchiusi in un bar o una cucina per sessanta ore la settimana, quando si dice dover pagare l’affitto e poc’altro, pur dicendosi così dipendenti della varietà che solo questo posto sa offrire da non volersene andare più. Al quasi giovane veronese le cose vanno di lusso al confronto, e devono per forza: mica posso aprire una nuova finestra su questo sito con una vista così cupa, e non solo guardando al connazionale, ma anche a chi nominalmente sta meglio, l’irraggiungibile uomo della city. Cosa facciano di preciso in quei giganti di vetro ancora non l’ho capito, sai?, fanno girare i soldi, spostano numeri di qua e di là, poi si fanno saltar fuori i milioni, la prestidigitazione, ma non invidiarli punto, perchè pur sembrando attività veniale, ci dev’essere un trabocchetto. Li vedi entrare presto il mattino, col bicchierone del caffè in mano, ma uscire mai.

Dice il ragazzo delle consegne che si fanno portare la cena in ufficio, e le luci le vedi accese a tutte le ore, poi leggi di un giochetto che fanno fare ai nuovi arrivati quando una scadenza si avvicina: dopo una notte di fatica, arriva il taxi – te lo paga la compagnia – e ti porta a casa, solo per poi rimanere lì impaziente ad aspettare che tu ti lavi e cambi d’abito, per riportarti dritto dritto al lavoro. Fors’è per questo che non hanno i bidet: è uno spreco di tempo-danaro che non ci si può permettere nel mondo della fretta. Ma no no, non ti preoccupare, noi non s’è così, siamo mediterranei perdio, chi ce lo fa fare, noi si vive sciolti e rilassati, si cena a casa perlomeno, non questa settimana, ok, e neppure alla pennica rinunciamo: basta trovare un posto in angolo sulla metro, di ritorno dall’ufficio, appoggiare la testa al vetro e…

Davide Miozzi

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