L'ultimo bicchiere di Ubaldo. Se ne va un pezzo di Padova: lunedì il funerale

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Ti guardava spesso silenzioso, filosofico, in quella faccia quasi nascosta dalla barba, come a proteggerlo da un mondo che vedeva passare fuori dalla sua piccola enoteca, in via Vescovado. Anzi, un mondo che vedeva passare dentro, visto che tantissimi padovani e non facevano tappa all’enoteca Evoè, a Padova. Evoè, come l’esclamazione della baccanti in onore di Dioniso, ma in realtà per tutti era la enoteca da Ubaldo. E lui, Ubaldo Pellegrini, ci ha lasciati questa mattina, dopo una lunga malattia che l’aveva costretto a lasciare la sua enoteca (che comunque è rimasta aperta, gestita da un suo ex avventore assiduo, che la tradizione si propaghi).

Originario di Tarvisio, figlio di un militare, 65 anni, a Padova fin da giovane. Un carattere particolare quanto bello, il suo, dalle mille sfaccettature. Se volevi bere un bicchiere di vino, sfogliare un quotidiano (si andava da Il Manifesto a La Repubblica, non oltre) e mangiare uno “spuncio” veramente buono, la sua enoteca era d’obbligo. Anche perché dentro non si parlava solamente, fra una polpetta di carne, un arancino (normale o…estremamente piccante), ma si rifletteva sulla vita. Da Ubaldo è passato un mondo, davvero. Prima di via Vescovado, aveva gestito un ristorante sui colli e un’osteria in piazza Toselli.

L’ultimo saluto lunedì mattina, alle 10, nella sala del commiato del cimitero Maggiore. Lascia la mamma, un fratello, una sorella, tanti amici.

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