Magnus, un norvegese in Italia, fra Dalla e lo...squacquerone

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Un norvegese in Italia. Magnus, 32 anni, storico, si è inserito ottimamente nel nostro Paese. E, in perfetto italiano, h raccontato alla nostra Camilla Bonetti, autrice di diversi reportage dalla Norvegia, la sue impressioni sull’Italia, nonché un’insana passione, anche fonetica, per lo squacquerone.

magnus“Come mai hai deciso di venire qui in Italia?” Mi chiedono. Diciamo che il mio interesse per l’Italia è nato presto. Nel senso che da piccolo ero un grande fan del calcio italiano, e soprattutto di Roberto Baggio. Portavo persino il codino a dieci anni. Una cosa che a mia madre non piaceva per niente. Forse sarà un’esagerazione dire che l’interesse per l’Italia in se è nato in quel periodo lì, ma è un ricordo che ancora oggi risuona quando penso all’Italia, che negli ultimi anni è diventato il mio secondo paese. Perché quei ricordi di Roby Baggio – il fenomeno che giocava tutta la sua carriera con una gamba mezza, e che ha sbagliato quel rigore nel ‘94 – per me con gli anni è diventato un simbolo potente. Perché pure l’Italia è un fenomeno che, secondo come lo vedi, gioca con una gamba e mezza. Ma non lo dico per fare polemica, lo dico con amore e speranza per il futuro. Non è un caso che è lui il calciatore più amato della storia del calcio italiano. Poi un paio d’anni fa quando ho iniziato il percorso per fare il master in storia e filosofia, e mi sono detto che era arrivato il momento per imparare una terza lingua. La scelta è stata facile.

Ho il cuore diviso tra due città qui in Italia. Una è Bologna. La città dei portici, delle torri, di Lucio Dalla. Dove ho studiato, creato, sofferto, sorriso e soprattutto…mangiato molto bene. Un clima di merda, ma con gli abitanti veramente buoni. Poi c’è Sestri Levante in Liguria. Il mio primo incontro con l’Italia dopo che avevo deciso di imparare la vostra lingua. Mi sono iscritto per fare un corso intensivo lì, e dopo quell’estate ci torno spesso. Mi sento veramente a casa lì. Sarà perché c’è il mare, la Baia del silenzio, le colline, le montagne, tutto circondato di verde. Ma soprattutto mi sento a casa a Sestri perché lì ho avuto la fortuna di conoscere le persone che oggi ritengo come la mia famiglia italiana.

Per quanto riguarda le abitudini italiane e norvegese, potrei parlare per ore ed ore. Ho adottato il ritmo italiano dei pasti, nel senso che per pranzo mangio tanto e ceno più tardi che in Norvegia. “Il problema” è che ho adottato quello senza rinunciare alla colazione abbondante ed il kveldsmat (pasto di sera). Poi il modo italiano di socializzare devo dire che mi piace. Ho preso l’abitudine di parlare con le persone che incontro nei negozi eccetera quando l’occasione si presenta. Praticamente la metà delle persone italiane che conosco, le ho conosciute così. Ma c’è un’abitudine norvegese che non lascio mai: fermarmi con la macchina quando una persona deve attraversare la strada. Non voglio dire che è un’abitudine italiana fare il contrario, ma qui a Roma la maggior parte degli autisti mi fanno veramente incazzare. Quotidianamente sparo le parolacce, in norvegese, ai motorini e le macchine quando mi accarezzano in 70 chilometri all’ora. Ho una missione, destinata a fallire ovviamente. I miei colleghi norvegesi qua a Roma mi dicono che la rabbia e la frustrazione passeranno dopo un paio di mesi. Resta da vedere.

Poi, che altro vi racconto? Qualcosa sulla vostra lingua. La lingua più bella del mondo. Potrei parlare del congiuntivo (sì, lo so, anche tanti italiani non lo sanno usare), che mi ha fatto andare in crisi quando sentivo sicuro che finalmente ero riuscito a capire i tempi. Ci doveva stare un congiuntivo nella frase precedente, no? Lasciamo stare con il congiuntivo. La parola italiana che mi fa più ridere, ma anche sorridere di gioia, è…. squacquerone. Sembra una di quelle “parole” che Qui, Quo e Qua urlano tutti insieme quando gli capita qualcosa di magnifico o spaventoso. Squacqueroneee!!! E poi è un formaggio veramente buono buono.

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