MAY BE | They Could Live in Germany” | CAM in Tacheles

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CAM | Casoria Contemporary Art Museum Casoria
mostra

curata da: Antonio Manfredi
organizzata da: Barbara Fragogna

vernissage:
Venerdì 13 Maggio 2011 | 19.00
Domenica 15 Maggio 2011 (International Museum Day 2011)

mostra:
13.5 – 3.6.2011
Mercoledì – Sabato | 16.00 – 20.00

New Gallery (4° piano)

Nel febbraio 2011, Antonio Manfredi, il direttore del Contemporary Art Museum (CAM) di Casoria/Italia, scrisse al cancellire Angela Merkel chiedendo asilo politico per portare il suo museo in Germania allo scopo di fuggire dal pesante stato criminale in cui la città che ospita la collezione d’arte si trova. Il direttore del museo spiegava i motivi per cui era stufo delle minacce della camorra e allo stesso tempo di un governo che non è in grado di proteggere il patrimonio artistico e culturale italiano.

L’ufficio del Cancelliere Merkel di risposta si è mostrato assolutamente impassibile all’appello di asilo di Manfredi. Una portavoce dichiarò che non ci sarebbe stato nessun responso ufficiale alla sua lettera considerato il fatto che dal loro punto di vista si trattava semplicemente di una forma di protesta pubblica piuttosto che una seria richiesta di asilo.

http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/art/news/art-museum-seeks-german-asylum-to-flee-italys-mafia-2207464.html

Perciò nemmeno il governo tedesco ha reagito per proteggere la cultura, cosa che invece è stata velocemente considerata e attuata da un’indipendente e autogestita arthouse. Per il fatto di essere una nota ed influente istituzione culturale distante solo 5 minuti dal quartiere governativo, la arthouse Tacheles offre apertamente e senza restrizioni il suo sostegno al CAM invitando il direttore e gli artisti a realizzare una mostra site-specific negli spazi espositivi della galleria.

Dal 13 maggio al 3 giugno il CAM Casoria | Contemporary Art Museum presenta alla Kunsthaus Tacheles di Berlino la nuova stimolante mostra dal titolo MAY BE | CAM to Berlin, a cura di Antonio Manfredi.

L’evento, come suggerisce il titolo, pone, attraverso un’installazione studiata ad hoc, la provocatoria ipotesi di un’infiltrazione mafiosa in Germania, sulla base di episodi che l’hanno già vista protagonista in terra tedesca.

Accolgono, infatti, il visitatore della mostra, una serie di banner verticali con impresse le fotografie di uomini dall’aspetto comune, in mezzo ai quali è costretto a camminare chi entra nella sala espositiva della New Gallery della Tacheles. La folla di personaggi è costituita dai 15 latitanti tra mafiosi, camorristi e affiliati alla ‘ndrangheta, con mandato di cattura internazionale, che, grazie ad un montaggio fotografico, vivono sui corpi di anonimi passanti. Le figure rappresentano le persone che si possono incrociare per le vie di Berlino, sono l’immagine del monito lanciato dal CAM Casoria al popolo tedesco: Potrebbe vivere in Germania. Il percorso della mostra prosegue attraverso l’analisi di alcuni degli elementi propri della criminalità organizzata in Italia, nella fattispecie a Napoli, resi con il linguaggio proprio dell’arte contemporanea.

Nella foto di Fulvio Di Napoli una coppia di bambini minaccia una coetanea con una pistola. La bambina è bendata, con il volto rivolto verso il muro, in un atteggiamento proprio del regolamento di conti camorristico. I bambini ritratti sembrano aver assorbito la lezione del mondo degli adulti attraverso l’esercizio di un potere violento e minaccioso.

Il viaggio continua con una gigantesca fotografia dell’artista napoletana Monica Biancardi che ritrae una donna dal volto coperto da un velo che urla il suo dolore e lo strazio per la morte delle vittime della Camorra. A Gelsomina Verde, uccisa, torturata e poi data alle fiamme perché in passato legata sentimentalmente ad un criminale distaccatosi dal clan di appartenenza, è dedicata la musica composta ed eseguita il giorno dell’inaugurazione da Stella Manfredi.

Il racconto del tragico episodio si trasforma in note dolorose eseguite in occasione dell’inaugurazione. Lo spazio della New Gallery della Tacheles si plasma attraverso le opere in mostra per divenire una Wunderkammer per l’artista Sebastiano Deva. Oggetti, video e foto forniscono notizie sul mondo criminale nella camera delle meraviglie, comunicando la sua incredibile religiosità, fatta di espiazione e brutalità, la concezione della sessualità, come esercizio di prevaricazione, e il potere subdolo e inquietante del controllo a cui sottopone le sue vittime.

Fa da contrappunto al racconto angosciante il delicato scatto di Mario Spada con la visione di una bambina che gioca con un finto cellulare. Il riferimento agli atteggiamenti degli adulti qui si trasforma in una speranza riposta non solo nelle nuove generazioni ma in un nuovo atteggiamento di lotta nei riguardi del crimine.

Accompagna verso l’auspicio positivo la poetica bellezza delle foto notturne di Napoli di Sergio Riccio. Le architetture, antiche e moderne, parlano nel silenzio con le luci che ne incorniciano i contorni e le linee sinuose. Una città dal fascino non sopito di cui è facile rimanere ammaliati. Un’immagine posta sul pavimento è il buco in cui il visitatore rischia di precipitare e dal cui fondo appaiono antiche reliquie. Simbolo di una forza che ancora resiste alla bruttura della criminalità, le vestigia si scorgono dal buio di un pozzo che sembra l’accesso all’altro lato di Napoli.

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