La strada del Nepal verso la democrazia
In Nepal è appena iniziato il nuovo anno, il 2078 secondo il calendario ufficiale: il Vikram Samvat.
Spesso ricordato per l’Everest e per i ritiri spirituali buddisti, il Nepal ha attraversato anni decisamente complicati. Alla fine degli anni ’40, dopo un secolo di dinastia Rana, il movimento pro-democrazia riuscì a fare crollare la dittatura e a instaurare un governo democratico. Nel 1960, però, il Re Mahendra si riprese le redini del Paese, introducendo una serie di modernizzazioni, ma anche restrizioni alle libertà personali (molti furono i politici incarcerati o esiliati). Solo nel 1990 il Movimento del Popolo forzò il suo successore, il Re Birendra, ad accettare riforme costituzionali e ad accettare l’inserimento della democrazia multipartitica nel sistema monarchico nepalese. Sei anni più tardi, nel 1996, il movimento maoista iniziò un’insurrezione armata durata anni e costata la vita a più di 16 mila persone, rivendicando l’idea di una repubblica popolare.
Infine, nel 2001 il Principe erede al trono uccise tutti i membri della famiglia reale, per poi suicidarsi. Solo lo zio Gyanendra rimase escluso dal massacro perché (convenientemente?) altrove e si precipitò sul trono dichiarando guerra ai maoisti. I suoi tentativi finirono per ridurre il consenso per la monarchia e portarono all’ingresso del partito maoista in Parlamento.
Binod Upadhyaya è un consulente governativo del ministero della “Provincia 1”, quando è iniziata la rivolta maoista era un adolescente, ma si ricorda molto bene quei giorni.
Ai tempi di Re Birendra ero ancora a scuola. Ho partecipato alle proteste, chiedevamo più diritti per i cittadini e meno potere alla monarchia. A quei tempi nessuno pensava alla possibilità di una repubblica, questa è arrivata dopo, con l’insurrezione maoista che ha introdotto l’idea di una repubblica popolare, non di un governo democratico, sia ben chiaro. Quella è arrivata ancor più tardi, quando i maoisti e altri partiti socialisti sono entrati in Parlamento. La gente amava il Re Birendra e il massacro dei reali per mano del figlio ha scatenato degli eventi che hanno cambiato il volto del Nepal, perché il pugno duro del nuovo Re e la sua visione del Paese hanno aumentato la forza delle proteste e la guerriglia armata, fino a che la monarchia non è stata sostituita dalla Repubblica.
Quali sono i principali cambiamenti avvenuti nel passaggio da Monarchia a Repubblica?
E’ ancora oggi un periodo di transizione, con le promesse della nuova costituzione, di un sistema federale, ma con politici che hanno ancora una mentalità centralizzata, per cui la gente continua a sentirsi isolata, non ascoltata, non sempre considerata. Per quanto riguarda le libertà dei cittadini invece, lì i cambiamenti sono stati radicali. Uno dei punti chiave delle richieste dei maoisti era quello di eliminare ogni discriminazione, come quelle implicite alla gerarchia della casta della religione indù, ma anche discriminazioni relative alle classi sociali, alle religioni, e così via. Adesso il Nepal oltre ad avere una Costituzione che garantisce alcuni diritti fondamentali relativi all’istruzione e all’assistenza sanitaria, garantisce la libertà di espressione, di protesta e di associazione. Sono cambiamenti progressivi che supportano i principi democratici, peccato però che le istituzioni lavorino ancora in maniera centralizzata. Abbiamo ancora molto lavoro da fare per formare una nazione che garantisca giustizia, uguaglianza per tutti, indipendentemente dall’etnia, dalla religione e dalla casta.
Ci sono aspetti che sono peggiorati?
Rispetto a 20 anni fa i settori della sanità, dell’istruzione, dei trasporti e delle finanze hanno visto una grande crescita, ma ciò non significa che tutti i cittadini abbiano accesso ai nuovi servizi perché la scelta del governo di aprirsi alla privatizzazione ha creato un paese che offre due categorie di servizi, quelli privati all’avanguardia per chi se lo può permettere, e quelli pubblici con scarse risorse per gli altri. Quindi, ora che abbiamo una Costituzione che vieta la discriminazione, la popolazione è ancora più frustrata perché vede che un piccolo gruppo di persone ha accesso a tutte le risorse, mentre la maggioranza si deve accontentare delle briciole del servizio pubblico. Questa contraddizione fa sì che la gente si senta truffata. Diversi servizi, soprattutto quello dell’istruzione, sono peggiorati. La scelta delle scuole nel settore pubblico si è molto ridotta rispetto a quando le frequentavo io 30 anni fa e questo penalizza coloro che poi si trovano a competere sullo stesso mercato del lavoro con chi è ricco e ha frequentato le scuole private.
Nel suo ruolo di consulente governativo ha modo di contribuire al cambiamento?
Io lavoro per PwC è un’organizzazione internazionale che offre supporto a governi in tutto il mondo. Il mio compito è quello di offrire consulenza sulle politiche centrate sui cittadini e di sostenere quelle che rispettano e proteggono i diritti dei cittadini e che garantiscono giustizia per tutti. Ma non è sempre facile aiutare le autorità provinciali ad istituire un meccanismo funzionale che riesca ad occuparsi dei bisogni e delle aspirazioni della popolazione locale. L’articolo 2 della Costituzione parla della sovranità e dei diritti di governance dei cittadini e sancisce che i cittadini sono la parte principale e lo Stato l’agente che opera per loro, ma a volte vedo che la gente non si rende conto dei propri diritti e c’è molta confusione. Ora che abbiamo una Costituzione, dobbiamo assicurarci che il Paese venga gestito secondo lo spirito degli articoli che la caratterizzano, cosicché la gente comprenda che sono le leggi a crearci la via, e non i singoli politici. Abbiamo quindi bisogno di nuovi leader capaci di tradurre la costituzione in un sistema di welfare in cui i nepalesi non si sentano più discriminati o abbandonati. Come dicevo prima, questo è un momento di transizione; abbiamo fatto tanto rispetto a 20 anni fa, ma c’è ancora molto da fare.
Aba Pifferi
Nell’immagine di apertura la strada da Kathmandu verso il Tibet
(Crediti U.S. Department of Agriculture via Wikipedia)