"Bright Magic" dei Public Service Broadcasting: un concept album su Berlino (con Blixa Bargeld)

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I Public Service Broadcasting sono una band post-rock inglese caratterizzati da una formula originale: seguendo il motto “Informing, educating & entertaining”, prendono vecchi materiali sonori d’archivio e li mixano con una base musicale rock con innesti elettronici. Il loro nuovo album Bright Magic esce il 24 settembre 2021 e lo abbiamo ascoltato in anteprima: si tratta di un concept sulla città di Berlino, denso di rimandi alle avanguardie artistiche dei primi decenni del Novecento ma anche alla musica new wave ed elettronica tedesca, dai Kraftwerk agli Einstürzende Neubauten, il cui cantante Blixa Bargeld è protagonista di un featuring nel singolo Der Rhythmus der Maschinen, in la sua inconfondibile voce eleva un’elegia alla civiltà delle macchine novecentesca.

Ogni album dei Public Service Broadcasting è un concept e la band ha affinato negli anni la capacità di titillare la retromania che caratterizza il clima culturale dei nostri tempi. Un’operazione musicale colta ma allo stesso tempo estremamente pop e fruibile all’ascolto.

Il debutto Inform – Educate – Entertain del 2013 utilizzava campionamenti sonori del British Film Institute per teletrasportare gli ascoltatori in spazi e tempi remoti come Battle Of Britain contro i nazisti o la cma dell’Everest. Nel 2015 The Race For Space ha usato gli stessi metodi per rievocare l’epica lotta per la conquista dello spazio tra Usa e Urss. Nel 2017 in Every Valley hanno indagato, sempre utilizzando interviste e audio d’epoca, l’ascesa e il declino dell’industria del carbone e della classe operaia britannica, attraverso il racconto di una micro-storia di una comunità mineraria del Galles, e con il featuring del canttante dei Manic Street Preachers, James Dean Bradfield. Il disco ha raggiunto la quarta posizione nelle classifiche di vendita UK.

Bright Magic, viaggio sonoro nei miti di Berlino

Con Bright Magic i PSB, sempre a caccia di miti del passato e del loro rapporto con i luoghi, escono per la prima volta dall’Inghilterra e puntano alla capitale tedesca, vera e propria fucina di mitologie del Novecento. L’ispirazione è arrivata da un libro: Berlin: Imagine a City di Rory MacLean. Il cantante, chitarrista e compositore dei Public Service Broadcasting, J. Willgoose, Esq., ha vissuto a Berlino dall’aprile del 2019 al gennaio del 2020 e inizia a ricercare negli archivi sonori della città e a fare il flaneur registrando suoni urbani, tra cui quelli di Leipzigerstrasse, la prima strada in cui fu installata l’illuminazione pubblica, utilizzando un ricevitore elettromagnetco realizzato dai Soma Laboratories di Mosca. Feticismo e romanticismo tecnologico all’ennesima potenza. Il disco è stato scritto e registrato negli studi Hansa Tonstudio di Kreuzberg, dove hanno registrato David Bowie e Iggy Pop, gli U2 e i Depeche Mode, Nina Hagen e gli Einsturzende Neubauten.

A differenza degli album precedenti, la lingua inglese è quasi assente e i brani meno narrativi, più impressionistici ed evocativi. Tra i campionamenti ci sono tracce da Wochenende, un lavoro del regista d’avanguardia Walter Ruttmann che nel 1928 aveva dato vita a un collage di testi parlati, registrazioni ambientali e musica, a creare un racconto sonoro della metropoli che ai tempi di Weimar era la Mecca delle avanguardie e della libera espressione. Tra le voci dell’album, oltre al  già citato Blixa Bargeld, figurano EERA, che canta nell’inno alla vita notturna berlinese People, Let’s Dance, la cantante Andreya Casablanca dei Gurr che interpreta My Blue Heaven ispirata all’omonimo brano cantato Marlene Dietrich, un inno all’orgoglio e all’autodeterminazione, mentre in Ich Und Die Stadt, che conclude il disco, compare la voce dell’attrice Nina Hoss, protagonista di numerosi film del regista Christian Petzold.

Un inno a una città simbolo del cosmopolitismo che, nelle note del disco, la band definisce «un disco molto pro-europeo» e un album «che non parla di una singola città, ma di tutti i centri di interazione umana e delle comunità che rendono possibile il libero scambio e l’impollinazione incrociata delle idee».

Giulio Todescan

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