"Ramy. The voice of revolution", un cantautore in esilio canta il dissenso in Egitto

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“Ramy. The voice of revolution” è il nuovo spettacolo per la libertà che Babilonia Teatri con Ramy Essam porta in scena al Teatro Camploy di Verona, nell’ambito della rassegna L’Altro Teatro, giovedì 16 febbraio alle 20.45. Al centro dello spettacolo le canzoni di Ramy Essam, cantautore egiziano in esilio dal 2014, canzoni che raccontano cronache di vita e danno voce a domande profonde, concrete e politiche.

Lo spettacolo vede la regia di Valeria Raimondi e Enrico Castellani con Ramy Essam, Enrico Castellani, Valeria Raimondi e Amani Sadat, Luca Scotton, luci Babilonia Teatri/Luca Scotton, direzione di scena e video design Luca Scotton, produzione Teatro Metastasio di Prato.

«Con questo spettacolo – dichiarano Valeria Raimondi e Enrico Castellani – vogliamo dare voce a delle domande. Cosa significa Stato. Cosa significa giustizia. Cosa significa potere. Cosa significa polizia. Cosa significa processo. Cosa significa legalità. Cosa significa carcere. Cosa significa tortura. Cosa significa opinione pubblica. Cosa significano giornalismo e libertà d’informazione. Cosa significa responsabilità, umanità, forza. A raccontarlo, con noi Ramy Essam, Amani Sadat, Luca Scotton e la voce di chi, come Ramy, vive ogni giorno sulla sua pelle cosa significa dittatura. Ramy lo canterà e lo griderà con la grazia, la poesia, la rabbia e la nostalgia di chi paga tutti i giorni un prezzo altissimo, l’esilio, per le proprie scelte. Vogliamo smascherare l’ipocrisia di certa politica. Vogliamo raccontare come e quanto la ragione di Stato sia pronta a calpestare i diritti inviolabili dell’uomo, sanciti a più riprese da convenzioni internazionali che, nei fatti, restano lettera morta. Vogliamo interrogarci sulla nostra debolezza. Sulla debolezza di uno Stato che non sa dare delle risposte trasparenti. Vogliamo raccontare come il nostro essere cittadini liberi in uno Stato libero incontri e si scontri con delle dinamiche da vittima e carnefice. Con delle dinamiche che ledono, offendono e giocano con la dignità delle persone. Crediamo che questo non sia mai ammissibile e che valga sempre la pena di ribadirlo con forza e determinazione. Per non smettere di essere cittadini liberi in uno stato libero».

La primavera araba tradita

Il 25 gennaio 2011 inizia la rivoluzione egiziana, che nel giro di pochi giorni porterà alla destituzione di Moubarak. Uno dei fattori scatenanti è l’uccisione, da parte di due poliziotti, di Khalid Said, colpevole di aver chiesto il motivo di una perquisizione improvvisa nei suoi confronti all’interno di un internet caffè.

Il 25 gennaio 2011 in piazza Tahrir c’era Ramy Essam, conosciuto oggi in Egitto come la voce della rivoluzione. Ramy in piazza cantava per Khalid Said, per tutti i Khalid Said, che prima e dopo Khalid Said hanno subito la stessa sorte. Ramy cantava per destituire Mubarak e, ad oggi, non ha mai smesso di cantare contro i regimi che si sono susseguiti in Egitto. Dal 2014 Ramy vive in esilio, non può più mettere piede nel suo paese, sulla sua testa pende un mandato di cattura per terrorismo.

Le canzoni di Ramy, in Egitto e non solo, le conoscono tutti, i suoi video arrivano ad avere 10 milioni di visualizzazioni, ma lui, per la sua gente, non può cantare. Neanche una nota. Una parola. La sua bocca deve restare chiusa. Può entrare in contatto con chi lo segue solo attraverso uno schermo.

«Ramy ha aperto i nostri occhi. Ramy ogni giorno ci pone delle domande e chiede risposte – spiega la compangia Babilonia Teatri –, domande che da soli non avevamo le parole per formulare, ma che oggi, lavorando sul palco fianco a fianco con Ramy diventano profondamente concrete, profondamente umane, profondamente politiche, profondamente autentiche».

Info e biglietti a questo link.

In copertina: Ramy Essam, foto di Eleonora Cavallo

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