Timira, profughi a casa nostra: ci salveremo tutti oppure nessuno

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Lunedì 15 ottobre alle 18 in piazzetta Pellicani a Mestre viene presentato Timira. Riproponiamo qua la nostra recensione. Vi aspettiamo!

Ci sono molti motivi per consigliare Timira, il romanzo di Wu Ming2 e Antar Mohamed uscito a maggio. Il diario di Isabella Marincola, italiana meticcia nata in Somalia, attrice, sorella di partigiano, infine profuga in patria, racconta la storia dimenticata di questo Paese e della Somalia italiana: l’occupazione, il colonialismo, gli interessi economici e politici su Mogadiscio, dal fascismo a Craxi. E poi i nostri occhi e i nostri pregiudizi spalmati nell’arco della vita di questa persona extraordinaria, fuori dagli schemi, fin dalla nascita.

Ma c’è un passaggio, in Timira, che scava dentro.

Isabella, fuggita dalla Somalia in guerra e rientrata in Italia, in cerca di un aiuto “istituzionale” riflette sulla propria condizione, umana e giuridica: rifugiata, profuga, sfollata, o cittadina? “Se la persona fisica c’è, in carne e ossa, e se ha tutti i requisiti per essere cittadina italiana, carte comprese, ma in realtà risulta profuga in Italia, allora quel che manca, nel rapporto giuridico detto cittadinanza, non è il cittadino: è lo stato sovrano. Ma se manca lo stato, allora non sei profuga soltanto tu, o Lidia Furlan, o il signor Franco, che era il miglior idraulico di Mogadiscio. Questa è soltanto la prima linea, l’eccezione che diventa la regola”. Se manca lo stato siamo tutti profughi…se manca lo stato mancano i diritti, ed esiste solo la carità e la pietà. Che mica sono obbligatori. “Dal momento che siamo tutti profughi […] ci salveremo tutti oppure nessuno”.

Leggi la recensione di Point Lenana

(Timira, Einaudi Stile libero, 532 pp, 20 euro)

Ps. A proposito, ecco Mogadiscio oggi

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