Simone Moro tenta la prima scalata invernale del Nanga Parbat

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«Stavolta i miei sponsor mi hanno chiesto se posso non vomitare una volta arrivato in vetta come ho fatto una volta in cima al Gasherbrum II.  Diciamo che farò del mio meglio per evitarlo».

Nella seconda giornata delle serate bolzanine del Trento Film Festival martedì 2 ottobre, un Simone Moro in piena forma al Teatro Comunale di Gries ha intrattenuto la numerosa platea che non ha voluto mancare l’appuntamento.  La proiezione di due brevi film-documentari sulle sue imprese è stata l’occasione per l’alpinista bergamasco bolzanino d’adozione di annunciare il suo prossimo obiettivo: la prima scalata invernale del Nanga Parbat. «L’inverno scorso l’ho passato con mio figlio a slittare ed è stato molto bello. Però quest’anno ho deciso di provare questa impresa. Vedremo come andrà» ha detto Moro. Il Nanga Parbat è uno degli ultimi due Ottomila non ancora scalati in invernale (l’altro è il K2) e perciò uno dei target più gettonati dagli alpinisti come Moro.

Già tentata in invernale da Reinhold Messner, la montagna «dei tedeschi» verrà scalata da uno dei due versanti rimasti aperti dopo la chiusura del Diamir — a seguito di un attacco terroristico avvenuto lo scorso gennaio nel quale persero la vita undici alpinisti — vale a dire il Rakiot o il Rupal. Entrambi sono molto complessi: sul primo perse la vita Karl Unterkircher nel 2012, sul secondo salirono i fratelli Reinhold e GIMG_1357ünther nel 1970 prima che quest’ultimo morisse durante la discesa dal versante Diamir. «So di avere un 15 per cento di probabilità di portare a casa lo zaino, ma sono anche pronto a tornare indietro se le condizioni non saranno quelle adatte» spiega.

Nel corso della serata di Gries Simone Moro ha presentato due cortometraggi riguardanti le proprie imprese.  Il primo, «Exposed to dreams», di Alessandro Filippini e Marianna Zanatta, riguarda la rinuncia all’Everest che Simone dovette decidere nel 2012.  Il film è stato presentato il 3 ottobre a New York alla presenza di Simone stesso.  L’obiettivo della spedizione del 2012 era di effettuare senza ossigeno la salita dell’Everest, scendere al colle sud che collega il tetto del mondo al Lothse e salire poi in successione anche quest’ultimo Ottomila. «Le condizioni però rendevano la cosa impraticabile: mi sono trovato davanti 180 alpinisti che nello stesso giorno volevano tentare la vetta dell’Everest.  Non sarei mai riuscito a essere abbastanza veloce, mi sarei sicuramente congelato prima» spiega Moro, che sottolinea però come il «problema» del sovraffollamento dell’Everest riguardi «solo questa montagna per due mesi l’anno» e sia quindi relativamente limitato.  Il secondo film, «Cold», di Cory Richards, racconta della scalata in invernale del Gasherbrum II riuscita a Simone Moro, Denis Urubko e Cory Richards nel 2011.  Il film ha vinto il prestigioso premio del canadese Banff Mountain Film Festival. 

Silvia Fabbi

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