Sognando la Baviera

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Qualche sera fa sono andata con un’amica ad un evento presso The Egga Bruxelles, cui lei era stata invitata per motivi di lavoro. Mentre passeggiavamo per l’edificio, ci siamo imbattute nell’allestimento di una mostra fotografica che sarebbe stata inaugurata qualche giorno dopo, dal titolo The Collection, che raccoglie opere di Thomas Weinberger e David Stjernholm. Mancavano ancora le etichette, ma mi sono bloccata di fronte ad una gigantografia di un viadotto su un fiume ghiaioso circondato da boschi. – Conosco questo posto! – Sin dall’infanzia, nei nostri annuali giri a Monaco di Baviera dove papà ha lavorato, questo non eccezionale scorcio era la meta di piacevoli passeggiate perché attraversato dalle bellissime piste ciclabili che si snodano lungo l’Isar a sud della città. Volevo conferma del mio nostalgico riconoscimento, per cui abbiamo domandato se l’artista fosse presente. Fortunosamente c’era e così abbiamo avuto una piacevole chiacchierata con Thomas Weinberger in persona, che sembra sia cresciuto proprio nelle vicinanze di quel luogo.

Oltre a parlare italiano perfettamente, Weinberger è anche perdutamente innamorato del nostro Paese, in particolare di Roma e Gaeta. Dirlo ad una inguaribilmente persa per la Baviera ha suscitato una vivace discussione sulla deriva dei rispettivi Paesi. Lui sostiene che l’Italia stia perdendo quello che ha di più tipico (per esempio la cucina familiare ed il lavoro artigianale) in nome della globalizzazione e dell’ammirazione per gli USA, nonostante ammetta che questo sia un processo inevitabile per non soccombere nel mondo di oggi. Ovviamente ci sono molte cose che non funzionano in Italia e questo, secondo lui, è una conseguenza della mancanza di una figura come Lutero, che  abbia instillato un forte senso del peccato e del non perdono per quanto bene uno possa fare in seguito ad una malefatta.

Vero! In Germania il capo dei vescovi luterani si è dimesso per aver alzato un po’ il gomito a cena ed aver commesso un’infrazione stradale ed un paio di rappresentati di governo se ne sono andati dopo l’accusa di plagio della tesi di dottorato. Da noi le stesse “bravate” sarebbero state oggetto di scherno o di ammirazione, alcuni politici vanno fieri di reati veri e propri o cercano rabbiosamente di difendersi e di scaricare la responsabilità su altri. Weinberger notava anche che un Papa tedesco (di 86 anni) si è dimesso. Ed io aggiungo che noi, invece, abbiamo appena costretto un presidente della Repubblica di 88 anni ad accettare un altro mandato di 7 anni! Questo senso del dovere e dell’ordine è in parte ciò che mi ha fatto innamorare della Germania (in Baviera ci sono dei motivi aggiuntivi, quali il paesaggio e la popolazione), eppure tutti i tedeschi che ho conosciuto hanno perso la testa per i colori, i sapori, il menefreghismo ed il caos della Penisola al primo incontro.

Ciò mi ha portato ad una riflessione. La vera “colpa” è il nostro essere umani. Siamo sempre insoddisfatti, non sappiamo apprezzare quanto abbiamo (e quindi valorizzarlo) mentre invidiamo e sospiriamo ciò che hanno gli altri, che a loro volta non sono contenti e guardano con desiderio la nostra terra. Quando partiamo, ci rendiamo conto di provare nostalgia per il paese di origine e magari ne riscopriamo insospettabili qualità a confronto con la terra che ci ospita. Il vecchio adagio “l’erba del vicino è sempre più verde” è quantomai vero e la chiacchierata con Weinberger, saggio ed acuto osservatore oltre che bravo artista, me l’ha fatto capire ancor meglio. È una malattia che affligge tutti, chi resta e chi parte. Possiamo solo augurare a chi resta di imparare ad apprezzare ciò che ha ed a chi parte di approdare prima o poi nel luogo dei sogni. Come accaduto alla suddetta amica, che dopo varie peregrinazioni ha trovato la felicità a Bruxelles.

Lidia Pittarello

Disclaimer: Le parole qui riportate sono frutto della mia personale interpretazione e rielaborazione, pertanto non possono essere in alcun modo usate come espressione del pensiero di Thomas Weinberger, il quale non è stato informato della mia intenzione di rendere pubblici alcuni stralci dell’informale chiacchierata informale. Lo stesso vale per la foto, rubata durante l’allestimento della mostra.
Fonte immagine sentiero lungo l’Isar: qui

 

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