Solidarietà, organizzazione e militantismo: ecco il maggior sindacato studentesco francese

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L’Unef è il sindacato studentesco francese, quello maggioritario per la precisione. Ce ne sono anche altri che però vantano un radicamento di gran lunga inferiore. Nel sito dell’Unef la sezione contatti si apre con un link “Partout en France” ossia ovunque in Francia.

L’Unef rappresenta una fetta importante del mondo studentesco e dunque una fetta un po’ più piccola del mondo giovanile. Una parte del cielo che non ama il 3+2, che rivendica “un contributo di autonomia”, che ha ottenuto delle modifiche all’ultimo decreto sull’organizzazione della didattica (sessioni di recupero e compensazione annuale della media per superare l’anno) e che ha incassato l’erogazione di una decima mensilità per le borse di studio.

Per le prime tre settimane di università i “militanti” dell’assemblée générale di Paris 1 si sono piantati in una decina per otto ore al giorno ad accogliere le matricole. Qualcosa che sembrava un servizio di segreteria. Sono sorprendenti per molti motivi, ma soprattutto per alcune parole.

In volantini o interventi vari viene ripetutamente proposta l’idea di “organizzare la solidarietà”; un binomio piuttosto insolito dove diventa pubblico, in quanto metodico, un atteggiamento che richiama più che altro un impegno personale, tanto che dalle nostre parti si è “solidali” solo quando qualcuno è vittima di una minaccia fisica o verbale.

Unire o aggregare tralasciano un’analoga portata del senso di “stare insieme”, nel peggiore dei casi poi per esprimere un insieme che sia un gruppo o una proposta politica si usano parole incomprensibili come “socializzare” o “generalizzare”.

E proprio perché il linguaggio è legato alle pratiche, che le preceda o che ne sia il prodotto, la cosa più notevole è la capacità di stare insieme: nel fare 1000 tessere a 20 euro in un’università con 30.000 iscritti, nel radunare 800 persone ogni 4 mesi per 2 giorni a dibattere e a fare corsi di formazione, nell’avere una trentina di persone che compongono il “bureau national”. A questi momenti di partecipazione sottende la consapevolezza che lo stare insieme è importante di per sé e che solo in un secondo momento acquisisce un valore strumentale rispetto ad un obiettivo preciso. Uno stare insieme che nella sua efficacia può risparmiarsi le moltiplicazioni anti partecipative sui presenti ad un evento.

Uno stare insieme che però ha vissuto anche periodi di divisioni, sono esistite due Unef (Unef – Unité Syndicale e Unef Renouveau) dagli anni Settanta al 2001 , quando i socialisti, con Jospin, si avvicinavano alla batosta clamorosa delle presidenziali e il 40% del voto giovanile migrava verso il Fronte Nazionale di Le Pen.

Da allora, per quella che chiamano un’assunzione di responsabilità, ci fu una ricomposizione che produsse un dibattito interno molto articolato e organizzato in “tendenze”, vale a dire delle correnti, che forse da un punto di vista organizzativo non sono proprio il massimo, ma certo sono dei luoghi di discussione molto vivaci, con tanto di ulteriori “sensibilità” al loro interno e di giornali e bollettini mensili che ne spiegano l’orientamento. In totale fanno 3 “tendenze” e 9 “sensibilità”.

C’è di che discutere in effetti, in quella che è la più grande e la più “efficiente” scuola di militantismo per dei ragazzi, diciamo di area “riformista”, dove anche i partiti mandano i loro giovani e dove tutti insieme diventano molto molto zelanti, un po’ in eccesso forse: – Ma tu non prendi appunti? – , – No grazie, ascolto – .

Mattia Gusella

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