Storia e quotidianità della montagna libanese (12 feriti alla partita di basket)

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La cittadina di Deir al-Qamar può essere considerata come la prima vera capitale del Libano. All’inizio del 1600, infatti, l’emiro Fakhreddine unificò per la prima volta sotto un unico governo una porzione di territorio corrispondente ad una buona parte dell’attuale paese dei Cedri, e stabilì proprio a Deir al-Qamar la propria residenza.

L’emiro inoltre, di religione drusa, strinse alleanze con i cristiani maroniti del Nord e li invitò a trasferirsi nella regione meridionale dello Chouf, in cui si trova Deir al-Qamar, a maggioranza drusa e musulmana,  dando inizio a quel mosaico intricato e inestricabile di religioni, etnie ed appartenenze politiche che è ancora oggi il Libano.

La testimonianza storica di questo apparentemente tranquillo e sonnolento paesino è quindi molto importante: nella stessa magnifica piazza centrale hanno convissuto per secoli una moschea, una sala di culto drusa, una chiesa ed una sinagoga, confermando l’eccezionalità del Libano ed il fatto che in realtà far convivere religioni diverse sullo stesso territorio non è impossibile ed anzi è spesso successo nel passato del “Levante”.

 

Sono stato diverse volte in questo bel posto nelle montagne a sud di Beirut, dove la ricca vegetazione mediterranea, piena di colori e profumi intensi, si fonde in maniera armoniosa con le belle case in pietra chiara dai tetti spioventi di tegole rosse, che mescolano la tradizione araba con influenze del Rinascimento toscano per dare vita ad un’architettura unica e sorprendente.

Lo considero uno degli angoli più belli del paese, dove si può ricordare senza sforzi di immaginazione che il Libano, oltre la sua storia recente, l’inquinamento e la cementificazione aggressiva che deturpano la costa, è una delle culle della civiltà mediterranea e mediorientale, crocevia di culture e popoli da migliaia di anni, insomma un luogo ricco di fascino e storia.

Ero lì anche domenica scorsa, per un veloce caffè nella piazza principale prima di proseguire per una fiera di apicoltori in un villaggio vicino, e la sensazione di ammirazione era sempre la stessa. Pensavo che sarebbe bello poter vivere in un posto così, dove sicuramente la vita scorre tranquilla, la gente si conosce e la comunità è probabilmente unita e accogliente…

Poi stamattina, come d’abitudine, apro un sito internet di notizie locali e leggo questo titolo, nemmeno tra i più importanti: “12 feriti per scontri ad una partita di basket a Deir al-Qamar”.

Naturalmente, le squadre erano rappresentanti di parti politiche contrapposte, e si sa che da queste parti ciò significa spesso incidenti, in questo caso con coltelli e pistole. Tutto inizia con dei normali insulti tra tifosi avversari, come a tutte le latitudini, solo che qui la parola “avversari” ha purtroppo sempre un significato più profondo che una semplice antipatia o una rivalità sportiva.

In un attimo, il mio presunto paradiso in terra libanese è tornato alla normalità, e ha mandato un segnale preciso a me che ancora cerco di interpretare e dare spiegazioni logiche ai fatti ed ai luoghi di questo strano posto: il Libano ti spiazza sempre.

Francesco Pulejo

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