Prestito e pirateria, i mercati paralleli dell'e-book

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Tratto da “Il Bo”, il giornale on line dell’università di Padova, http://www.unipd.it/ilbo

E-books e nuove forme di editoria digitale hanno rivoluzionato irreversibilmente l’ambiente di fruizione della lettura e l’intera filiera editoriale. Si trasformano i “luoghi” di circolazione, come le biblioteche e le librerie, e le modalità di circolazione dei contenuti, che si staccano dal supporto cartaceo migrando in device mobili quali smartphone, tablet, e-book reader che possono contenere migliaia di volumi digitali. Migrando i contenuti, migrano le preferenze di lettura, sempre più orientate in un’ottica digitale. Nascono cosi le biblioteche digitali mobili. Ad esempio Liber Liber, associazione italiana no profit dal 1994 condivide più di 2.000 libri e 4.600 brani musicali. E così forme nuove di condivisione sociale della lettura entrano sempre di più dentro il dispositivo di lettura, come l’attività di social reading per la condivisione con altri lettori di sottolineature, note, recensioni entro reti sociali quali Facebook, Twitter e aNobii.

Laddove mutano le modalità di fruizione, mutano anche i rapporti entro la filiera editoriale, la classica relazione autore/editore lascia il campo a figure intermedie come le agenzie letterarie. L’editore tradizionale assume connotazioni differenziate fino a proporre forme di editoria-fai-da-te; la distribuzione è delegata a figure intermedie in siti di aggregatori o portali e piattaforme content store per utenti o per biblioteche. Entro tale complessità i servizi per biblioteche e conseguente distribuzione di contenuti digitali, così come il mercato dell’e-book, registrano nuovi problemi nella gestione del copyright on line e nelle modalità di licensing o prestito digitale dei contenuti ai propri utenti.

In questo scenario, si vanno consolidando due mercati paralleli sul tema del prestito on line o digital lending. L’uno rivolto all’utente singolo munito di proprio dispositivo mobile, che acquista i suoi titoli on line, l’altro orientato a servizi su piattaforma da fornire alle biblioteche. Nel primo caso l’utente agisce indipendentemente e possiamo parlare di disintermediazione bibliotecaria, come succede nel sito Amazon dove con il programma Kindle Lending Program si autorizza l’utente con dispositivo Kindle a “prestare” e-book ad altri utenti dello stesso circuito.

Nel secondo caso è la biblioteca che mette a disposizione i titoli per i propri utenti, prestando gli e-book come fossero volumi fisici. Naturalmente la fissità della piattaforma web ingessa la fruizione e migrazione dei contenuti da web a dispositivo dell’utente, a causa delle restrizioni imposte dalle licenze editoriali, dovuto al timore degli editori sulla possibilità che il prestito generi copie incontrollabili, che migrerebbero in modo esponenziale da un supporto all’altro.

Per ovviare a questa complessa gestione dei diritti, stanno sorgendo nuove figure di intermediazione tra l’editore e la biblioteca: piattaforme come OverDrive negli Stati Uniti o MediaLibraryOnLine (MLOL) in Italia raccolgono e aggregano – a pagamento e con accesso riservato agli utenti della biblioteca abbonata al servizio – grandi quantità di contenuti digitali, in vari formati (anche audio e video), e tramite convenzioni a monte con gli editori, li organizzano e li propongono in accesso alle biblioteche e ai loro utenti.

Possono tali sistemi combattere la pirateria?

Secondo il rapporto AIE dello scorso anno, in Italia su 19mila e-book, 15mila sono disponibili nella versione pirata, per la maggior parte opere di narrativa. Uno studio condotto sul campo da due studentesse del CRELEB – Centro di ricerca Europeo libro editoria e biblioteca dell’Università Cattolica ha messo in luce che il 45,7% dei titoli delle classifiche editoriali è disponibile in versione pirata. Del resto, accade che anche gli stessi autori usino i canali della pirateria per incrementare il proprio patrimonio di contenuto, come lo scrittore Vincenzo Latronico che in una curiosa intervista sul Corriere della Sera del 5 febbraio scorso confessa di scaricare libri elettronici per necessità, seppur con senso di colpa.

 

Antonella De Robbio

 

Questo testo è una sintesi di uno studio più ampio condotto dall’autrice sul tema del digital lending.

Ti potrebbe interessare

Le Poste e il Pil dell'Italia
Alla scoperta dell'Iran
Guida ai festival dell'estate
Decidere il futuro dell'Europa
Alla conquista dell'Asia chitarra alla mano