La Regione Veneto taglia la cultura: settore in rivolta

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Il mondo della cultura veneta è in rivolta contro i tagli previsti dal bilancio di previsione 2022 della Regione Veneto: dal 20 al 50% delle risorse in meno per gli enti e le associazioni culturali, capitolo di spesa già giudicato da molti assai magro rispetto ad altre regioni. Sommando i vari contributi, si passa dagli 11 milioni 347 mila euro messi a bilancio di previsione 2021 – che nel bilancio assestato sono poi scesi a 10 milioni 870 mila euro effettivamente spesi – ai 9 milioni 718 mila previsti per il 2022, ovvero un taglio di 1 milione 629 mila euro da un previsionale all’altro.

Le novità sono state comunicate il 3 novembre in Sesta Commissione Consiliare della Regione Veneto, che ha convocato in audizione le principali associazioni del comparto cultura, riunione da cui l’assessore alla cultura Cristiano Corazzari si è assentato anticipatamente, ufficialmente per un impegno.

I numeri

Nello specifico, per le “Norme in materia di promozione, diffusione di attività artistiche, musicali, teatrali e cinematografiche” (la legge del 1984 che regola i contributi alla cultura della Regione) si passa dai 650 mila euro spesi nel 2021 ai 297.500 previsti per l’anno seguente, con un taglio del 54,25%. Per il Teatro Stabile del Veneto si passa da 1,8 a 1,275 milioni di euro (-29,16%), per le fondazioni liriche Arena di Verona e La Fenice di Venezia taglio del -20,31% (da 1,28 a 1,02 milioni), ad Arteven -27,75% (da 650mila a 469.600 euro), all’orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza -22,72% di contributi (da 110mila a 85mila euro) e alla fondazione Teatro comunale di Vicenza -20,66% di contributi (da 150mila a 119mila euro), e così via fino al -15% di contributo per la Veneto Film Commission (che passa da 200mila a 170mila euro).

L’Agis: «I tagli vanificano la nuova legge regionale»

«Non è una novità in assoluto. Succede da anni. Ma questo, oggi, ci ha particolarmente allarmato perché il 2022 è l’anno di entrata in vigore della Legge regionale n. 17/2019 che prevede la programmazione, la triennalità, un modo nuovo di intervenire al sostegno della cultura – è il commento di Franco Oss Noser, presidente di Agis Triveneta, che riunisce imprese associazioni e fondazioni attive nello spettacolo –. Noi lo diciamo da anni che con la quantità di risorse che la Regione Veneto destina, non può essere data attuazione ad una norma che prevede la programmazione delle attività e, quindi, lo sviluppo del sistema e delle imprese pubbliche e private che ne fanno parte. È un sistema ricco cha attraversa tutti i settori del cinema, della musica, del teatro, della danza e dello spettacolo viaggiante. A fronte di tale ricchezza sono stati destinati poco più di 11 milioni di euro nel 2021 e ne vengono previsti poco meno di 10 milioni nel 2022. Tagliare le risorse vuol dire rendere vana la riforma normativa introdotta con la Legge 17/2019 che AGIS ha voluto e costruito assieme all’Assessorato alla Cultura. E ci sono voluti 7 anni! Ma dopo 7 anni, la carenza di risorse mette tutto in discussione e noi siamo più che preoccupati; non ci soffermiamo sulle cifre – che comunque sono importanti – ma ricordiamo che il confronto con le altre Regioni è impietoso».

I sindacati: «Colpo di grazia finale»

I sindacati di settore esprimono grande preoccupazione. In una nota Nicola Atalmi (Slc Cgil Veneto), Mauro Vianello (Fistel Cisl Veneto) e Enrico De Giuli (Uilcom Uil Veneto) ricordano che «negli ultimi anni la Regione Veneto ha già operato una drastica, sistematica riduzione dei fondi destinati alla Cultura: da 32 milioni del 2017 a 17 circa del 2020». Numeri evidentemente calcolati in modo diverso rispetto alla denuncia di Agis, ma il risultato non cambia: sempre di tagli si parla. «Riteniamo che, visto lo stato di profonda prostrazione in cui versa il comparto, un’ulteriore diminuzione degli stanziamenti (che si tratti del 15% come afferma la Regione, o del 30% come sostengono le imprese culturali locali) assesterebbe un colpo di grazia finale» concludono i tre rappresentanti di Cgil Cisl e Uil.

Le Maestranze dello spettacolo annunciano proteste

Il movimento Maestranze dello spettacolo del Veneto, che si è mobilitato nel corso del 2020 con le manifestazioni di piazza al ritmo di “bauli” di lavoro suonati come tamburi, annunciano nuove mobilitazioni: «È umiliante sapere che, dopo tutto quello che abbiamo passato e fatto, la Regione ha scelto di tagliare sulla cultura. L’umiliazione è resa più grave dalla situazione già macabra in cui ci troviamo, e che denunciamo da mesi senza ricevere risposte. Evidentemente il messaggio non è arrivato abbastanza forte e chiaro. Torneremo quindi a mobilitarci con i nostri bauli, perché ci rifiutiamo di essere prese per fame e non vogliamo più un mondo in cui chi fa cultura e spettacolo vive nell’invisibilità e nell’assenza di considerazione».

RES – Rete spettacolo dal vivo parla di «dissesto culturale»

Sulla stessa lunghezza d’onda RES – Rete spettacolo dal vivo, che riunisce oltre 30 piccole compagnie teatrali venete: «Dopo 18 mesi di pandemia – si legge una nota pubblicata sulla loro pagina Facebook –, decine di incontri e riunioni, proposte, documenti, relazioni e soprattutto il lavoro costante di migliaia di lavoratori dello spettacolo per mantenere il legame con i territori la Regione Veneto ha presentato un bilancio Cultura con un taglio lineare del 15%. Un ulteriore taglio ad un bilancio culturale già ritenuto ridicolo. La Regione Veneto è la quinta economia per PIL procapite in Italia, ma agli ultimi posti per investimenti in Cultura: circa 1 euro per abitante. Una situazione inaccettabile, un dissesto culturale che permane da anni del quale, nelle sedi ufficiali, si è sempre poco discusso per timore di ulteriori tagli. Durante l’Audizione abbiamo parlato con chiarezza e con forza della situazione e, dopo aver ascoltato noi e le altre realtà presenti, l’Assessore Corazzari è uscito senza commentare. Una scena umiliante, ma non per gli operatori: noi restiamo a testa alta a presidiare i territori. L’umiliazione è per queste politiche che, in quasi due anni, non ha fatto praticamente nulla per il settore».

Photo by Denise Jans on Unsplash

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