Le laiche "Scritture" di Tiziano Scarpa

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Si è appena conclusa la prima tappa di “Scritture”, la scuola di drammaturgia nata dall’incontro tra Riccione Teatro, Sardegna Teatro, Teatro Bellini di Napoli, Teatro Stabile di Bolzano e Teatro della Pergola.
Nel weekend scorso la direttrice Lucia Calamaro e i suoi quindici studenti hanno, infatti, chiuso a Bolzano la prima settimana di una serie di lezioni di drammaturgia  che affronteranno , un vero e proprio viaggio che “intende valicare confini concreti e astratti per superare il Novecento e immaginare un nuovo paradigma”.
A questo scopo, nelle prime lezioni i partecipanti si sono confrontati con progetti, idee, scene, prove, scritture e riscritture, mentre nelle giornate conclusive si sono concentrati sulle “forme del dialogo” grazie al laboratorio tenuto dal drammaturgo e romanziere Tiziano Scarpa.

Tiziano Scarpa è l’autore di romanzi come “Stabat Mater” (vincitore del Premio Strega nel 2009), “Il brevetto del Geco” (2016), “Il cipiglio del gufo” (2018) e “La penultima magia” (2020), tutti editi da Einaudi. Nello scorso autunno, ha pubblicato la nuova edizione di “Venezia è un pesce” (Feltrinelli), una fondamentale e “decisiva” guida di Venezia, uscita a vent’anni dalla prima.
Un “long seller” che mostra, innanzitutto, la capacità di Scarpa di osservare le cose con uno sguardo originale e stimolante, lo stesso che è apparso in tutta la sua evidenza già dai primi minuti del laboratorio di “Scritture”.
In particolare, il pomeriggio di sabato è stato dedicato alla “restituzione” dei testi che gli studenti hanno scritto “all’impronta”, seguendo suggestioni legate a due episodi, due confronti ideati da Scarpa: quello tra una guardia e un ladruncolo pizzicato a rubare e quello tra un preside e uno studente beccato nel bagno delle donne.

Tiziano Scarpa (Foto Luca Guadagnini)

Mentre gli autori leggevano i loro testi, Scarpa prendeva appunti su una lavagna porta blocco,  “verbalizzando” i dialoghi degli studenti, “facendosi carico” delle parole altrui e limitandosi a proporre sguardi alternativi a quelli presentati.
Come ha spiegato lui stesso a lezione terminata: “Ho provato a proporre punti di vista differenti per fare emergere le questioni da cui far partire alcune considerazioni sulla parola scenica. Ho anche cercato di valorizzare i punti di forza e ho segnalato i punti deboli, ma erano testi scritti in un’ora e non era quello che mi premeva. Lucia Calamaro mi aveva chiesto di fare uscire gli studenti da loro stessi e di farli giocare sul dialogo, sull’irruzione dell’altro, su cosa c’è in gioco quando non c’è un’unica volontà, ma ce ne sono varie. Gli esercizi che avevo proposto dovevano mostrare che ognuno dei personaggi aveva le sue ragioni: occorreva, quindi, giocare a scacchi contemporaneamente con il bianco e con il nero. Metafora della scrittura romanzesca e drammaturgica”.

In pratica, Scarpa ha trasportato l’intero uditorio in un viaggio solo apparentemente leggero verso le radici stesse del teatro e del romanzo, tra “I Persiani” di Eschilo e “L’arte de romanzo” di Kundera, anche se ha preferito citazioni di autori molto diversi: da Stefano Benni ad Hans Christian Andersen, da Sofocle (Antigone) a Calvino (l’Antilingua).
Acciuffando al volo persone e personaggi che si sono presentati sulla sua strada, Scarpa ha esplicitamente rivendicato il suo “passo di lato” nei confronti degli studenti, lo ha fatto anche fisicamente sul palcoscenico, per poter osservare autori e testi da una prospettiva laterale, spaziando su un vastissimo panorama senza pregiudizi.
Inevitabilmente, sono comunque emerse con chiarezza le sue preferenze, come quando si è dedicato al suo concittadino Carlo Goldoni: “Nelle sue commedie, tutto avviene sotto ai nostri occhi, in scena. Potremmo dire che ha inventato le sit-com, è un autore gigantesco, in grado di produrre spremute di posti come nessun altro”.
Bevande particolarmente apprezzate da chi, come Scarpa, è in grado di distillare la quintessenza di autori e relazioni, estraendo quell’elemento che li rende eterni e incorruttibili, quella caratteristica essenziale che chi ha approcci più specifici e determinati rischia di perdere o addirittura di calpestare.

Massimiliano Boschi

Foto di apertura di Luca Guadagnini

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