Una bevuta al volo

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Al di lá della libertá di ogni individuo adulto e condiscendente di intossicare il proprio corpo con le piú svariate sostanze, libertá che mi prendo spesso e volentieri, esistono in tal merito delle ovvie limitazioni dettate non solo dalla semplice buona educazione, ma anche e soprattutto dal buon senso della sicurezza di base.
Ricordo ancora la volta che sul ponte di comando di una petroliera trasportante svariate tonnellate di benzene impallidii nel vedere il secondo ufficiale accendersi tranquillamente una sigaretta, sorridendo: “tranquillo, fumo solo in mare, per la noia, a casa non lo faccio mai…” Un fraintendimento forse, in quel momento non erano certo i suoi polmoni a preoccuparmi… Cosa dire: un conto é avere i divieti, un altro é farli rispettare.
Ben diversa é invece la scandalosa situazione legislativa a bordo dei voli passeggeri. Preferirei di gran lunga tornare su quella nave che risalire su di un volo intercontinentale “preso in ostaggio” da una squadra di energumeni non alticci, non visibilmente ubriachi, bensí completamente sbronzi. Un disturbo infinito per il resto dei viaggiatori, una prova di nervi per il personale di bordo, ma anche e soprattutto un potenziale pericolo per la sicurezza. Una persona intossicata dall’alcol puó mettersi a cantare, vomitare, rovinare la tappezzeria. Puó anche diventare insistente, molesta, violenta, ferire se stessa o qualcun altro, aprire il portellone di emergenza. Sono scenari improbabili lo sappiamo, ma non per questo trascurabili.
Ecco, la cosa incomprensibile é come, in virtú della discutibile motivazione “ha pagato il biglietto e ne ha diritto”, il personale di bordo del mio ultimo volo non si sia rifiutato di servire ulteriori bevande alcoliche a chi era giá chiaramente un pericolo per la sicurezza propria e degli altri passeggeri. Mi chiedo anzi per quale motivo l’alcol in qualunque quantitá sia non dico servito, ma permesso a bordo di un volo.
E visto che ci sono, butto la bomba: compartimenti speciali insonorizzati per i bambini che piangono.
Davide  Miozzi

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