Una gita a Sebastia

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Sebastia è il tipico sito turistico di piccola o media importanza che non ho mai sentito nominare nemmeno una volta prima di arrivare in Palestina, ma di cui sento parlare da amici e colleghi, una, due, diverse volte, finché mi convinco che è un posto interessante da visitare. Lo metto quindi nella lista dei posti assolutamente da vedere prima di finire il mio contratto e lasciare il paese. Questa lista però è solitamente molto affollata, e quindi può restarci in attesa anche per diversi mesi, senza diventare mai davvero una priorità. Finché l’occasione inaspettata arriva e decido di andarci a fare un salto. Ovviamente senza aver letto nulla a riguardo e senza aver capito molto bene cosa c’è da vedere in particolare.

Nel mio caso, l’occasione è l’arrivo di Anna, Ane, e due loro amiche, venute a farmi visita da Beit Sahour. Non conoscendo ancora molti siti interessanti al di fuori di Nablus, mi è venuta in mente Sebastia. E così siamo partiti un po’ a casaccio, chiedendo indicazioni di villaggio in villaggio a qualche passante. Ed ora eccoci qui!

Il tempo non è dalla nostra parte: di prima mattina c’era il sole, ma ora pioggia e vento impazzano. Ci rifugiamo al calduccio in un ristorante per pranzare, fare due chiacchiere, e aspettare che spiova. Ne approfitto per chiamare Valentina, la mia amica archeologa che lavora a Gerusalemme, per chiederle qualche dritta sui siti da visitare. Mannaggia all’autunno, d’improvviso in questi giorni è diventato freddo e rigido, sembra di essere nella pianura padana! Per fortuna dopo un’oretta il cielo si rasserena e nel pomeriggio possiamo esplorare le rovine.

E così mi sorprendo a scoprire che Sebastia è un sito storico e archeologico davvero eccezionale. E’ una cittadina antichissima, fondata, distrutta e rifondata più volte, e controllata successivamente dai cananiti, gli israeliti, gli ellenici, i romani, i bizantini, gli arabi, i crociati e gli ottomani. Ci sono i resti di un tempio maestoso, le gradinate di un piccolo teatro romano, un’antica piazza colonnata, e i resti di varie costruzioni minori. Il nucleo storico è appollaiato in cima ad una collina, e così le sue rovine sono circondate da campi e uliveti, e hanno viste stupende sulle campagne circostanti.

Sebastia è anche un sito molto importante per i cristiani. C’è la seconda chiesa crociata di Palestina per dimensioni, riconvertita poi in una moschea; al suo interno ospita la tomba di Giovanni il Battista. La leggenda vuole che Erode l’abbia fatto decapitare proprio qui. Secondo il custode della tomba, un signore anzianotto e simpatico, qui ci sarebbe solo il corpo, mentre la testa si troverebbe nella grande moschea di Damasco.

Mentre giriamo attorno alla collina e visitiamo le rovine, il mio pensiero vaga lontano, al di là delle valli. Mi siedo sull’ultima fila del teatro e osservo lo spettacolo degli ulivi danzare al vento tutto attorno a me. La brezza profuma di terra bagnata e fertile, e il mio sguardo si perde tra il cielo indaco scuro e il verde argenteo degli uliveti. Quella che fu per millenni un’urbe, una città, è ora pervasa da uno spirito inconfondibilmente contadino e rurale.

L’ultima sorpresa è dentro a un cortile circondato da un muro in pietra. Forse al tempo dei crociati pure qui c’era una chiesa. In mezzo al prato erboso delle scalette  scendono giù, nel sottosuolo, verso una minuscola cappella. Una piccola alcova, una semplice immagine, qualche candelina. C’è spazio al massimo per cinque persone. Un luogo semplice, raccolto, silenzioso, a quanto pare antichissimo. E per me il misticismo e la spiritualità sono molto più intensi qui dentro, in questa cappelluccia scavata nella roccia, che in tante cattedrali sfarzose e gloriose.

Se vuoi saperne di più, ci sono molte più foto e informazioni su Sebastia nel sito dell’associazione ATS pro Terra Sancta, che si occupa della conservazione e della valorizzazione di questo sito storico.

Quattro appunti dalla Palestina

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