Veneti in missione di pace nelle terre di «Lebanon»

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«Qui siamo arbitri, dobbiamo essere correttissimi»
In primo piano il sottotenente di vascello Luca Giolo, dietro alcuni commilitoni. Giolo, 27 anni, è di Bolzano Vicentino (Foto Riccardo Bastianello)
AL NAQOURA (Libano) – Era il giugno 1982 quando una pattuglia israeliana varcava il confine meridionale del Libano, puntando ad invadere il paese dei cedri. Quella storia, raccontata dal regista Samuel Maoz in «Leba­non », si è guadagnata il Leone d’Oro all’ulti­mo Festival del Cinema di Venezia. Oggi mi­gliaia di militari, vestiti con i colori delle Na­zioni Unite sorvegliano la delicata «blue li­ne », la linea che separa Israele dal Libano, per impedire che tutto ciò possa accadere di nuovo. Storie di quotidianità e di una pace fragilissima. Storie destinate e non essere mai raccontate, perse nei grandi numeri che compongono le azioni di peace-keeping del­l’Onu. Sono giovani, indossano un casco blu delle Nazioni Unite, la divisa militare italiana e hanno una buona dose di sogni nel casset­to. [continua]

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