Verkaufte Heimat, un filmone in 4 puntate per (provare a) capire il Suditorolo

Quattro puntate per quasi otto ore di film. Verkaufte Heimat, appena reso disponibile online dalla Provincia autonoma di Bolzano sottotitolato in italiano, è un film veramente importante, che consigliamo a chiunque voglia saperne di più della storia dell’Alto Adige o Sudtirolo che lo si voglia chiamare.

Girato a fine anni Ottanta si rifà al testo dello scrittore tirolese Felix Mitterer e tratta delle vicende storiche sudtirolesi dal 1938 alla metà degli anni Sessanta. Abbiamo passato le ultime serate a guardarlo e si tratta, per gli appassionati di storia, di una narrazione avvincente che segue in questi decenni le vicende delle famiglie di un paesino di una valle idealtipica, probabilmente della Venosta o della Passiria. Famiglie divise da scelte tragiche: dalle Opzioni che costrinsero gli altoatesini a dividersi tra italianizzazione forzata o trasferimento nel Reich Hitleriano, fino alla Notte dei Fuochi.

Il timore iniziale, quello di trovarsi di fronte a un’opera schierata è stata presto spazzata via da una narrazione abbastanza equilibrata nelle prime due puntate. Un equilibrio che purtroppo cade nei secondi due. Il fatto che Verkaufte Heimat sia stato  girato da due registi differenti – Karin Brandauer (parte 1 e 2) e Gernot Friedel (parte 3 e 4) – emerge chiaramente. E la differenza non è solo stilistica: emerge una sorta di scartamento politico tra la prima e la seconda anima del film. Ettore, il carabiniere buono, ponte tra gli occupanti italiani e gli occupati sudtirolesi, nella seconda parte del film viene liquidato senza troppi fronzoli e suo figlio – nato da una relazione con una tedesca – assume il ruolo maggiormente negativo del film: la spia, l’agente dei servizi, impersonato proprio da un mistisangue e mistilingue che viene connotato nel modo peggiore possibile. Che dire poi dell’alone mistico che sul finale circonda Hermann ex maggiore delle SS e terrorista che lotta per l’indipendenza dall’Italia.

Il passaggio di mano tra il primo e il secondo Verkaufte Heimat (viene quasi da pensare a due film differenti) sembra esplicitamente politico. Chissà che è successo in mezzo. Tuttavia, avvertenze alla mano, rimane un bel film e un buon documento soprattutto per chi di Alto Adige sa poco più della vulgata in senso italiano. E anzi, lanciamo un appello: sarebbe bello che qualcuno si facesse carico della continuazione, un Verkaufte Heimat 2 che arrivi a spiegare e narrare anche le basi dell’Alto Adige odierno.

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