Dalla "Notte dei fuochi" alle minacce al Procuratore

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La Procura di Bolzano indaga sugli ex terroristi e loro minacciano il procuratore Guido Rispoli. Un comitato provinciale per la sicurezza è stato convocato ad hoc, per diffamazione, oltraggio e minacce indaga la Procura di Trieste. I protagonisti del Movimento di liberazione del Sudtirolo (Bas) sono gli stessi che nel 1961 in nome della libertà della provincia, dettero il via alla “Notte dei fuochi” facendo saltare in aria decine di tralicci. Da qualche anno i protagonisti del Bas (Befreiungsausschuss Suedtirol) Peter Kienesberger e Erhard Hartung, già condannati all’ergastolo in contumacia per l’attentato a Cima Vallona che nel 1976 costò la vita a quattro carabinieri, insieme a altri due “colleghi” dell’epoca, hanno messo su l’austriaca Fondazione Laurin (che ha una sede anche in via Bottai a Bolzano) con un obiettivo: finanziare i contadini sudtirolesi in difficoltà.

Un manifesto contro la "occupazione" fascista di Bolzano firmato Kienesberger

Invece alla Procura – che indaga sette persone per finanziamento illecito ai partiti – risulta che negli ultimi anni i fondi sono finiti a fare da garanzia presso una banca di Innsbruck per l’ottenimento da parte del partito nazionalista di lingua tedesca Freiheitlichen di un finanziamento da 260.000 euro. La Laurin avrebbe tuttavia anche finanziato la difesa Peter Paul Rainer nell’ambito del processo per l’omicidio Waldner. Indagati sono anche Otto Scrinzi, 92 anni, già militante nella Nsdap e di Helga Christian, da anni residente in Australia. Ai loro, lo scorso autunno si sono aggiunti quelli degli amministratori sudtirolesi della Fondazione: il brissinese Walter Stirner, fratello dell’esponente Svp Veronika Stirner Brantsch, e il collega Karl Stirner, noto medico dell’ospedale di Bressanone in pensione da tempo e padre di Markus Lobis, esponente dei Verdi. L’ultimo indagato che il procuratore Rispoli ha ascoltato nel suo ufficio lo scorso autunno è il consulente legale della Laurin, Andreas Ermacora. Ancora più inquietante il processo (per ora solo una pista investigativa) di costituzione del patrimonio della fondazione, che ammonta a 41 milioni di euro. Il denaro sarebbe in gran parte proveniente dai beni di Helga Christian, che alla morte del padre ereditò l’azienda di famiglia, la Georg Schicht Ag di Vienna. Quest’ultima nel 1929 fu una delle dieci aziende la cui fusione diede vita alla Unilever Austria, nove anni dopo integrata nella Unilever Germania. La Procura sta cercando di accertare se la Georg Schicht Ag sia stata una delle società che in epoca nazionalsocialista fu nazionalizzata in quanto di proprietari ebrei, entrando così nella piena disponibilità del Terzo Reich. Se confermato, questo dettaglio getterebbe una nuova luce sull’attività successiva della fondazione Laurin, proiettando l’ombra del nazifascismo sull’organizzazione.

Attentato dinamitardo del Bas a Burgusio

Intanto però la figlia di Kienesberger, Elke, che vive a Norimberga, si occupa del Tirol-Informationsdienst (Tid), redigendo periodicamente newsletter informative sullo stato dell’arte del processo di “liberazione” della popolazione sudtirolese di lingua tedesca dal giogo italico. L’ultima edizione contiene pesanti intimidazioni nei confronti del procuratore Guido Rispoli, accusato di indagare in nome di una sua supposta fede fascista e nazionalista. Nelle scorse settimane la newsletter è stata inviata a centinaia di indirizzi fra Tirolo austriaco e Sud Tirolo. La Digos di Bolzano, guidata dal dirigente Augusto Porroni, ha inviato una informativa in Procura. Per discutere del contenuto della consistenza delle intimidazioni, all’inizio di dicembre è stato convocato un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Chiaro il legame fra gli autori della newsletter e i terroristi di matrice indipendentista. In primis perché alla guida del Tid c’è la figlia di Kienesberger, sul quale Rispoli indaga per finanziamento illecito ai partiti tramite la Fondazione Laurin. Ma a mettere sul chi va là gli inquirenti c’è anche la sede del Tid a Norimberga, luogo di residenza di Kienesberger stesso. Rispoli fu peraltro presente personalmente alla perquisizione effettuata per rogatoria nell’abitazione di Kienesberger nell’ambito dell’indagine sulla Fondazione Laurin. Il server utilizzato da Tirol-informationsdienst.com si trova invece in Norvegia.

Nel dossier del movimento austriaco di matrice revisionista inviato a centinaia di indirizzi di posta elettronica fra Tirolo del Nord e Sudtirolo si punta il dito contro il procuratore Guido Rispoli, definito «protettore dell’eredità fascista e persecutore dell’Alpenverein (il Cai sudtirolese di lingua tedesca, oggetto di una indagine della Procura e di polemica politica per aver eretto cartelli segnavia solo in lingua tedesca utilizzando – presumibilmente – fondi pubblici)». Il dossier — contenente anche riproduzioni di articoli di giornale e fotografie del procuratore — analizza l’insediamento di Rispoli alla guida dell’organo inquirente della Provincia autonoma nel novembre 2009. Nel mirino c’è innanzitutto la dichiarazione programmatica, quando Rispoli annunciò «durezza nei confronti di coloro che minano la convivenza, dai neonazisti all’Alpenverein».

In tema di cartelli si riferisce inoltre che «Rispoli ritenne che l’Alpenverein fosse tenuto a incidere sui cartelli segnavia tutti i nomi inventati da Tolomei e dai suoi compagni fascisti. (…) Fu così che Rispoli, attento difensore dell’eredità di Mussolini e Tolomei, fece in modo da inasprire la vigilanza dell’apparato statale disponendo la perquisizione degli uffici dell’Alpenverein da parte della Digos». Coerentemente con il retroterra indipendentista degli estensori della newsletter si cita a questo proposito la presa di posizione della consigliera provinciale di Südtiroler Freiheit Eva Klotz che definì la perquisizione della Digos «espressione di pressione politica e intimidazione». Nello stesso contesto si accusa Rispoli di aver attaccato il Landeshauptmann Luis Durnwalder ravvisando nel suo comportamento l’ipotesi dell’omissione di atti d’ufficio. Nelle pagine successive il dossier fa riferimento anche agli accertamenti avviati dalla Procura con l’ipotesi di vilipendio nei confronti dell’Arma dei carabinieri in occasione dell’affissione da parte del partito di Eva Klotz di cartelloni commemorativi della notte dei fuochi del 1961, definita «notte delle torture» per via delle violenze perpetrate nei confronti dei terroristi da parte delle forze dell’ordine dell’epoca. In riferimento al Monumento alla Vittoria – sito nell’omonima piazza bolzanina – la newsletter rileva come «al pari del suo predecessore, Rispoli opera come se la legge Mancino non esistesse. Egli tollera l’esistenza del monumento fascista – Jurassic Park, così come le iniziative dei neofascisti, dalle deposizioni di corone commemorative alle marce alle vendite di oggetti commemorativi del fascismo».

Silvia Fabbi

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