Il comico antisemita che non vogliamo né ascoltare né censurare

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La prima reazione a volte non è quella giusta. Così, a pensarci bene, in fondo la circolare del governo Francese che ha invitato prefetti e sindaci ad impedire lo svolgimento degli spettacoli di Dieudonné M’bala M’bala, comico francese troppo spesso oltre il filo dell’antisemitismo, non ci piace.

Certo, di un comico che ha fra i cavalli di battaglia l’urlo “IsraHeil”, altre piacevolezze del genere (ultimo un gesto, la quenelle, addirittura brevettato e che per molti ricorda il saluto a braccio teso nazista), se ne può fare volentieri a meno. Così si è già deciso: a Bordeaux il sindaco ha vietato il suo prossimo spettacolo, altre città della Francia stanno per accodarsi alla scelta. D’altronde Diedonné è già stato condannato – otto volte – per incitamento all’odio razziale, e si può capire che un primo cittadino non lo veda come ospite preferito nella propria città.
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Fra l’altro il comico, se così vogliamo chiamarlo, già in passato è stato colpito da decisioni simili: ha guadagnato comunque 1,8 milioni di euro nel 2013, segno che l’embargo oltretutto non funziona.

Il nostro essere contrari alla decisione di farlo tacere, fra l’altro una chimera, a forza, non è quindi un atto di estremo libertarismo, un volere difendere la possibilità di espressione di tutti. E’, più semplicemente, il ribadire come la censura sia sempre pericolosa, spesso contagiosa, quasi sempre odiosa. Un’arma che viene utilizzata per mettere a tacere voci scomode. Non è questo il caso, va da sé, ma meglio non creare precedenti.
La nostra, forse un’utopia, è una volontà diversa: lasciare che Dieudonné faccia pure i suoi spettacoli, nella speranza che a vederlo non ci vada più nessuno. Questa sì, sarebbe una vittoria.

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