Nel paese degli Alfano

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“Abbiamo impedito una rivoluzione contro-natura e antropologica e credo sia stato un nostro risultato”. Parole “sante” che potrebbero persino far passare alla storia uno come Angelino Alfano.

Un uomo, anzi un MASCHIO dal curriculum che parla da solo.

A livello nazionale del “maschio Alfa-no” si sa poco o nulla fino al 2005, quando viene nominato coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia. Come scrive wikipedia: “Succede a Gianfranco Miccichè, guidando la corrente maggioritaria di Forza Italia alleata con l’allora Presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro”. Nel 2008, l'”alleato Cuffaro” viene condannato in primo grado a 5 anni ed all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio. Nello stesso anno Alfano viene nominato ministro della Giustizia dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che pensa al virile Angelino per un tema che lo tocca, notoriamente, molto da vicino. Dire che il Cavaliere non era esattamente alla ricerca di un personaggio dalla schiena dritta è un eufemismo. Ma detto ciò, mentre Alfano si trasferisce in via Arenula, Cuffaro si dirige verso Rebibbia.

Negli anni successivi, Berlusconi è travolto dagli scandali e dalle sconfitte elettorali e, nel 2011, il Cavaliere è spinto a fare un passo indietro anche all’interno del Pdl. Costretto a rivedere lo statuto del partito e a creare la figura di segretario, pare si impunti: “Se non lo faccio io non lo fa nessuno”. Alfano diventa il primo e unico segretario del Pdl. Sotto le sue forti e decise mani il Pdl dura ben due anni, poi viene sciolto, ma Alfano si ritrova ministro dell’Interno del governo Letta e pure segretario del Nuovo Centro Destra, un partito che si presenta per la prima volta agli elettori alle elezioni europee del 2014, con l’Udc. Insieme ottengono il 4,4% dei voti. Quattro anni prima il solo Udc aveva ottenuto il 6,6% e 700.000 voti in più. In tre anni Alfano chiude il Pdl, uccide l’Udc eppure la sua ascesa resta irrefrenabile. Nel frattempo Renzi sostituisce Letta alla guida del governo, ma, manco a dirlo, Angelino resta alla guida del ministero dell’Interno, per altro senza che quest’ultimo se ne accorga.

Dei meriti, delle qualità e capacità di questo “Bondi al Ciocorì” si è occupato spesso Gazebo e all’archivio della trasmissione di Zoro rimandiamo, ma resta in sospeso una domanda: davvero qualcuno ha creduto che fosse possibile fare una legge sulle “Unioni civili” in un paese in cui l’inarrestabile Alfano è fondamentale per governare? Ma ci si è dilungati fin troppo, gli si lasci il debito spazio. Testo e “musica” del ministro dell’Interno, risalenti a quando era segretario del Pdl. Poche sacrosante parole su “il matrimonio tra gli uomini”, Eluana Englaro e l’aborto.

Come ha scritto qualcuno, “Nel passato siamo di gran lunga più avanti degli altri popoli”

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