A Padova vince Bitonci: tutti gli errori del centrosinistra

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candidatiUn’impresa. Far vincere a Padova l’ex sindaco leghista di Cittadella, partito che in città non ha mai attecchito, un candidato che in città nemmeno poteva votare, è un capolavoro da ascrivere per intero al centrosinistra padovano. Dopo 20 anni di governo della città, con il Pd al massimo storico in tutta Italia, e con una città amministrata mediamente bene, a Padova finisce un’era. Non sarà un “incidente” come quello del 1999 – quando vinse Giustina Destro: Padova con l’elezione di Massimo Bitonci volta pagina. Cambia. Di sicuro. In meglio? Abbiamo dei fondati pregiudizi a proposito.

Certo l’esordio: “Sarò il sindaco di tutti, ora via i comunisti: ripuliremo la città” oscilla tra la schizofrenia e Arancia Meccanica. Ci sarà da divertirsi.

Abbiamo scritto questo post nella giornata di domenica e l’abbiamo pensato venerdì, ancor prima di vedere i risultati elettorali di Padova: è bastata la giornata di venerdì in città, con la rassegnazione di troppi amministratori uscenti, con il triste flashmob di piazza delle Erbe, con il ricompattamento “contro Bitonci” e con quello slogan “meglio Ivo”, che ha trasmesso all’elettore l’idea che i padovani si trovassero di fronte a due scelte entrambe negative. Mai dare all’avversario l’idea di potercela fare: e nelle piazze di Padova l’entusiasmo si fiutava solo da una parte, a dare benzina al centrodestra è stato proprio il centrosinistra. Spiace, lo diciamo sinceramente: Anordestdiche è nata a Padova in questi anni e trova nella città del Santo il suo baricentro culturale ideale, quell’humus multiculturale che è una delle ricchezze più preziose che abbiamo.

Spiace anche perché Ivo Rossi, una brava persona, un buon amministratore che conosce Padova come le sue tasche, paga più di tutti colpe non solo sue. Si è trovato a dover far fronte a “un comitato di liberazione dal centrosinistra” che ha saputo mobilitare forze, tra le quali moltissimi giovani, che chiedevano a gran voce cambiamento. Rossi non ha saputo interpretare – o forse comunicare – una stessa tensione a voltar pagina. Il centrosinistra non ha capito – e le avvisaglie c’erano da anni – che molti equilibri sono saltati. La sicurezza è un tema ignobile usato ad arte: ma attenzione, il malessere della città è più profondo. E trasversale. Quanti elettori di centrosinistra in città hanno votato turandosi il naso? E quanti proprio non hanno votato?

Ecco alcune considerazioni

Il cambiamento non si gestisce, si cavalca

Ivo Rossi ha perso perché si è distaccato troppo da Flavio Zanonato – che comunque ha registrato un ottimo risultato all’Europee – o perché se ne è staccato troppo poco? Sicuramente la seconda. Serviva più coraggio: dopo anni a parlare di auditorium e centro congressi, con la crisi che ha sfilacciato le originarie peculiarità del vivere padovano, bisognava cambiare paradigma. Quanti cantieri (fisici e culturali) Padova ha visto annunciare negli ultimi vent’anni e quanti pochi ne sono partiti? Quanti snodi cittadini sono stati lasciati al loro destino “privato”. Rossi paga l’essere stato vice per tanti anni di Zanonato: e paga non aver avuto il coraggio di staccarsene in tempo e in modo deciso. Al di la’ dei giudizi di merito, questo era quello che i padovani chiedevano. Ha tentato di gestire un passaggio epocale. Ma è un ossimoro: un passaggio epocale, la fine dell’era Zanonato, non si gestisce, si cavalca. Padova2020 – sul suo comportamento alle primarie potremo scrivere un trattato – è un sintomo. Non la malattia.

Supponenza e campagna elettorale in difesa

Non si può iniziare una campagna elettorale pensando di aver vinto “solo” perché uno dei centrodestra più scarsi d’Italia non trova nemmeno un candidato sindaco. Non la si può impostare tutta in difesa. Dopo il primo turno il centrosinistra si è trovato con un solo argomento, evitare che il “barbaro” Bitonci diventasse sindaco. Un po’ poco. E che dire dell’apparentamento con Padova2020? Sia Rossi che Fiore piuttosto che apparentarsi avrebbero fatto qualsiasi cosa: e, quel che è peggio, lo si è visto. Idem per l’apparentamento con Colasio: odio reciproco per 5 anni e poi finti sorriti. Perché a quel punto non provare il tutto per tutto e correre soli? E’ mancata la narrazione. Ed è mancata la coerenza della comunicazione. L’elettore lo sente a pelle.

Inseguire il centrodestra sul suo terreno non paga

Per anni il centrosinistra si è illuso di conquistare i consensi dei residenti del centro limitando l’orario di apertura dei bar. Risultato? Studenti scontenti, centro desertificato dopo una certa ora e più insicuro. E il centro ha votato in massa Bitonci. Idem sul tema sicurezza: per anni si sono rincorse ricette di destra senza riuscire a risolvere i problemi. Perché votare una copia fatta male quando posso votare l’originale?  Per anni si è inseguita la caricatura del padovano “ideale” (che esiste ed è sempre quello, è un marchio di fabbrica) senza provare a costruire un’altra città.

Chi ha tentato di salvare Rossi?

Nell’ultima settimana si è fatto quello che si doveva fare: serrare i ranghi a sinistra, sventolare lo spauracchio leghista di Bitonci (ma non conta di più il fatto che non risieda nemmeno a Padova?). Se qualcuno ha tentato di salvare Rossi sono coloro che per molti anni ne sono stati gli avversari: estrema sinistra (commovente, e non scherzo, il voto di Aurora D’Agostino) e cattolici. Due categorie che hanno giustamente paura che l’ondata di centrodestra lasci ulteriormente indietro gli ultimi. La sinistra, ricordiamocelo, è anche e soprattutto questo, non il Papa Luciani. La sicurezza è questa. Ripartiamo da qui, con fantasia.

E adesso?

In troppi nel Pd padovano hanno pensato che la capacità di mantenere il governo significasse “buon governo”: il partito, mentre il mondo fuori cambiava alla velocità della luce, si è sclerotizzato, adagiato, balcanizzato in mille orticelli personali (la cultura su tutti). E ha creato tanti cloni del leader che per 30 anni ha guidato il centrosinistra padovano. La cosa più triste sono i cloni under 40, quelli che per un pezzetto di potere hanno aspettato 15 anni a dire quello che pensavano veramente, non hanno ancora iniziato e forse se lo sono pure dimenticato quello che pensavano quand’erano giovani. Il “sistema Zanonato” non è trasferibile, e probabilmente non è più. La città, il corpo elettorale, è molto più conservatrice del corpo vivo (studenti, lavoratori, pendolari) che in città vive ma non vi risiede. Ora, paradossalmente, a uno “straniero” il compito di interpretare questo complicato rapporto.

Luca Barbieri

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