Venezia, la sfida di Zanze XVI: cucina gourmet per tutti

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L’insegna è rimasta tale e quale, con la scritta in ferro battuto su base di legno: «Trattoria dalla Zanze». Tutto il resto ha cambiato veste, e dell’epoca mitica di Giovanni, che quella trattoria gestiva con passione dagli anni Settanta, c’è ora una eco che guarda al futuro. Anche se, per chi c’era allora e ci sarà domani, non sarà difficile ritrovarci il retrogusto senza tempo della tradizione. È una storia che merita di essere raccontata, quella della rinascita della trattoria dalla Zanze, per decenni (le carte dicono addirittura secoli) al 231 del sestiere di Santa Croce, a Venezia, a due passi da piazzale Roma e a uno, ora, dal ponte di Calatrava.Una storia che affascina perché possiede tutti i tag giusti per solleticare la curiosità e stimolare da subito l’empatia. Due gli aspetti fondamentali di questa avventura veneziana che ha preso il nome di Zanze XVI (sempre per via degli archivi che raccontano di un’osteria già dal sedicesimo secolo): uno più manageriale, e l’altro legato ovviamente al gusto. Entrambi accomunati da un ponte tra passato, presente e futuro che è poi il filo rosso che tiene unito tutto.

I protagonisti di questo progetto all’inizio sono solo due, Nicola Possagnolo, 28 anni, digital strategist e co-founder di Noonic, e Nicola Dinato, 36 anni anni, chef stellato con il suo Feva di Castelfranco. Idea semplice ed ambiziosa: riaprire la Zanze chiusa da un paio di stagioni (il nome significa Angela, in dialetto veneziano) e creare un’osteria gourmet con prezzi accessibili a tutti. Già, ma come fare? A questo punto entra in scena la figura di Francesco Inguscio fondatore di Nuvolab, società che si occupa di venture acceleration e consulenza per l’innovazione che riesce, assieme ai due, a coinvolgere un gruppo di imprenditori veneti:da Alberto Baban, presidente di VeNetWork e della Piccola Industria di Confindustria che partecipa all’investimento con la sua holding Idea19, agli imprenditori Luca Marzotto e Ferdinando Businaro, alla ditta Bortolo Nardini, storica distilleria bassanese fondata nel 1779, Pietro Maria Terzano, socio e co-founder di Savius, società privata di investimento con traders negli Usa e in Europa, e Massimiliano Zacchello, socio di Savius. Per completare il quadro manca lo chef. Una decisione da ponderare con grande attenzione. L’identikit è preciso: giovane, ambizioso e di qualità. La scelta cade su Luca Tartaglia, 26 anni, padovano di Cittadella, che a Parigi ha lavorato a L’Astrance, tre stelle Michelin di Pascal Barbot. Nasce così Zanze XVI. Il resto sono state le solite rincorse tra fornitori, architetti e lavori di ristrutturazione. Che in qualche mese hanno fatto splendere con colori nuovi l’antica trattoria.

Ecco i tavoli realizzati con legno di pero delle vecchie bricole, ecco l’acciaio micro puntinato del bancone, ecco le illuminazioni minimal, i porta posate in vetro di Murano, le vecchie travi a vista e i muri grigio perla. Passato e presente che si fondono insieme, ancora una volta. E che in cucina guardano verso il futuro grazie alla maestria di Luca Tartaglia. Gusti di sempre appena rivisti per piacere ai palati di oggi. Le sarde in saor servite al sapore di rosa, le seppie in umido che diventano tricolori con la salsa al prezzemolo e la polenta bianca, i fegatini addolciti e via discorrendo. Il tutto, e questa è una delle sfide più interessanti di Zanze XVI, mantenendo prezzi accessibili (tre menu, dai 55 ai 65 euro). Se la sfida verrà vinta lo sapremo tra qualche mese, per il momento rimaniamo alla finestra, curiosi. Perché Zanze XVI, come ha sottolineato lo stesso Alberto Baban, non è solo un’osteria che apre ma «è un’avventura che tiene insieme grandi asset del nostro Paese : giovani talenti, digitale e cibo. Da Venezia può nascere un nuovo modello di ristorazione in grado di diventare punto di riferimento per l’alta cucina».

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