Il mondo in una stanza: lo spazio e il tempo

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Inizia con questo post il blog di  Mattia Gusella. Ecco la sua presentazione: ho 23 anni e una grande passione per la storia, sufficientemente grande da farmi abbandonare l’idea di fare ingegneria. Dopo un anno di università scopro il mondo dell’associazionismo e della rappresentanza studentesca che faticosamente convivono con lo studio. Così mi laureo nel dicembre 2010 e da questo settembre ho iniziato una laurea specialistica internazionale, chiamata TPTI (Tecniche, patrimonio e territori dell’industria), che mi porterà in 4 diversi paesi.


Se Mina è riuscita a farci stare il cielo in una stanza può sembrare quasi scontato che anche il mondo riesca a trovare un suo spazietto. Nonostante il netto vantaggio dimensionale, il mondo si deve misurare con un livello di instabilità maggiore, frutto della qualità delle relazioni tra le persone. Un immagine che ben fotografa i nostri tempi è quella del moto centrifugo, di un movimento che vede le persone allontanarsi. Di tanto in tanto, però, si riesce in qualche modo a convergere verso un centro, ad incontrarsi da qualche parte.

Da oramai due settimane ho iniziato una laurea specialistica internazionale che si chiama TPTI Master Erasmus Mundus. L’acronimo sta per Tecniche, Patrimonio e Territori dell’industria. Si tratta di un percorso di studi piuttosto originale e innovativo, finanziato dalla Comunità Europea e promosso da una partneriato tra l’Università Paris 1 Pantheon-Sorbonne, l’Università di Evora e l’Università di Padova. Nell’ordine riportato è prevista la frequenza di lezioni in ciascuna università per la durata di un semestre, mentre per il quarto ed ultimo semestre, da dedicare alla tesi, si torna in una delle tre. Questa sequenza è integrata all’inizio da una Summer School a Barcellona di dieci giorni e alla fine del secondo o del terzo semestre, a seconda dell’emisfero, da uno stage di cinque settimane in Cina, Messico, Brasile o Burkina Faso.

Siamo in 15 iscritti provenienti da 13 paesi: Italia, Francia, Spagna, Serbia, Moldavia, Messico, Haiti, Venezuela, Colombia, Brasile, Canada, Bangladesh e Cina.

Forse non sarà il mondo, ma certo un bel pezzo. Comunque niente che non si possa trovare in una qualsiasi città italiana di medie dimensioni, figurarsi in una metropoli.

E’ vero però che in una città sfuggono regolarmente alcune o molte cose e ancora più complicato risulta essere conoscerle a fondo. E qui sta forse il “miracolo della stanza”: abbiamo la fortuna di avere uno spazio, un tempo e una lingua definiti.

In una stanza è più facile riuscire a conoscersi prima e riuscire a capirsi poi. Ma oltre a stare insieme, ora, in una stanza a Parigi, la cosa straordinaria è che ci accompagneremo in questi due anni, viaggiando, condividendo lo stesso percorso, le stesse aule e le stesse case.

In una stanza è più facile comunicare quando la lingua veicolare del corso è il francese, benché da tutti parlato a livelli differenti. Parliamo complessivamente 8 lingue diverse, alcuni arrivano a parlarne 3, comunque un numero non sufficiente a capirsi.

Siamo una classe itinerante. E sapere che con queste persone di fatto ci conviverai quasi due anni produce una sensazione tutta particolare. L’idea di essere un gruppo, di poterlo diventare, di vivere una esperienza umana piuttosto rara e di andare a lezione di “civiltà” forse stringe un pochino il cerchio verso il centro.

La Citè Internationale Universitaire è stata fondata a Parigi nel 1925 con il proposito di mettere insieme persone di diversi paesi affinché in futuro si evitassero altre guerre: un proposito prossimo all’utopia. Ma questa è tutta un’altra storia: con i suoi 6000 posti letto neanche lontanamente assomiglia ad una stanza. Rimanendo un po’ più con i piedi per terra, credo, dopo questi pochi giorni, di essermi ricordato che un percorso formativo e perché no la formazione in genere con la loro dinamicità e la loro apertura servono principalmente a tenere insieme le persone.

Mattia Gusella

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