Accogliete il Messiah sui vostri schermi

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Serie e film sulle piattaforme streaming

 

Messiah (2020) – Netflix 

Messiah è una serie Netflix che vede una diffidente agente della CIA indagare su un personaggio carismatico che genera un movimento spirituale e tensioni politiche che dal Medio Oriente raggiunge gli Stati Uniti. Un personaggio, chiamato appunto “Messiah” che sembra in grado di controllare eventi naturali estremi e compiere miracoli.
Una serie che sembra intrisa dello spirito Netflix della prima ora, ma che non ha riscosso molto successo.
A due soli mesi dall’uscita di gennaio 2020, Netflix ne annunciava la chiusura: “Non ci sarà una seconda stagione”.
I motivi non sono stati esplicitati e quindi tocca limitarsi alle congetture. Non sappiamo quanto la decisione sia figlia della pandemia – il protagonista pare essere in grado di dominare effetti catastrofici naturali e a marzo 2020 si era particolarmente sensibili alla questione – oppure se si è preferito non proseguire una serie in grado di far infuriare praticamente tutti: ebrei, islamici e cristiani, in particolar modo i predicatori “televisivi” evangelisti.
Nella serie, infatti, si mischiano elementi di ebraismo, cristianesimo e islamismo, presentando un Messia del terzo millennio in grado di unificare il messaggio delle tre principali regioni monoteiste. Ma i creatori, non abbastanza soddisfatti, hanno intrecciato attorno al principale messaggio religioso citazioni da “Il piccolo principe”, “Il giovane Holden” e soprattutto da “Il Discorso dell’acqua” di David Foster Wallace. Non a caso, la presunta eminenza grigia del progetto politico del Messiah si chiama proprio Wallace (Oscar)
Insomma, un ginepraio in cui Netflix ha preferito non tornare a infilarsi. Da questo punto di vista, risulta significativa la brevissima sinossi del “Messiah” che precisa esplicitamente che trattasi di “storia non basata su fatti reali”.

Basterebbe tutto questo a consigliarne la visione, il gioco delle citazioni è decisamente affascinante e il racconto mediatico dell’arrivo del Messiah che finisce a processo negli Stati Uniti per “immigrazione illegale” è davvero riuscito.
Ma quel che si fa apprezzare maggiormente, è che gli autori della serie hanno deciso di percorrere il filo del rasoio di un tema delicatissimo senza troppe cautele, incappando in inevitabili scivoloni, ma anche in momenti indimenticabili.
L’ironia, che avrebbe potuto salvare alcuni passaggi, è stata cancellata del tutto, probabilmente per evitare l’inevitabile effetto “Brian di Nazareth” ma, nell’insieme ci si diverte comunque.

Chi ha voglia di confrontarsi con qualcosa di imperfetto, ma che prova a mirare altissimo (con la minuscola) troverà pane per i propri denti.
A girare i “gialli” sono capaci (quasi) tutti e, comunque, la perfezione ha il grande difetto di annoiare piuttosto in fretta.

Massimiliano Boschi

 

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