Acquistati i primi F35, già tre di troppo

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“Meno stipendi e più fondi per l’acquisizione di armamenti – scive Marco Nese sul Corriere della Sera di oggi parlando dei tagli alla Difesa -. A cominciare dai contestatissimi F35, i cacciabombardieri americani della Lockheed Martin. La Difesa prevedeva di comprarne 131 per una spesa di circa 15 miliardi di euro da diluire nell’arco di una quindicina d’anni. Ora, a causa dell’austerity, è probabile che di questi jet supertecnologici ne verranno acquistati 100, massimo 110. La firma per ordinare i primi 3 è già stata apposta qualche giorno fa, cosa che comporta una spesa di 240 milioni di dollari, al prezzo di 80 milioni di dollari per ogni velivolo”.

E’ un venerdì di emergenza nazionale. A Roma i ministeri – suppongo anche quello della difesa – sono chiusi e i dipendenti sono a casa (pagati) in attesa della grande nevicata. Le scuole pure. Quanti giorni di scuola hanno saltato a Roma nell’ultima settimana? E’ uno Stato che preferisce pagare i suoi dipendenti per stare a casa piuttosto che garantire i trasporti pubblici nella sua Capitale. Mi sento particolarmente populista oggi ma non sono certo un pacifista in senso stretto. Io credo che questi tre F35 possono già bastare. Se c’è una cosa positiva nei periodi di crisi è che danno la possibilità a una società di riconfigurare le proprie priorità. Ecco, la mia priorità non sono caccia bombardieri a decollo breve dal costo di 80 milioni di euro l’uno. Non servono a niente. Le guerre di domani, se ancora proprio ce ne saranno, non si vinceranno con supercacciabombardieri. Lo dimostrano tutti gli ultimi conflitti. Gliene abbiamo fatti tagliare (forse) una trentina. Non fermiamoci qua.

L.B.

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