Berliner (The Campaign): al Trieste Film Festival una satira della politica ai tempi del populismo

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A Nordest Di che inizia con questo articolo una serie di recensioni dei film del 32esimo Trieste Film Festival, che si svolge online dal 21 al 30 gennaio 2021. Qui una panoramica di questa edizione della manifestazione, che offre un punto di vista privilegiato sulle cinematografie dell’Europa centro-orientale.

Fatale è l’attrazione del politico verso il trattore (e affini, vedi alla voce ruspa): Silvestru Mocanu, candidato al parlamento europeo nel distretto di Bihor – Romania occidentale al confine con l’Ungheria –, non sfugge a questa legge non scritta della scienza politica. Non è uno stinco di santo, ma sa ascoltare il suo istinto. E quando l’auto su cui dalla capitale sta calando verso la regione per iniziare la campagna elettorale ha un guasto, la fortuna vuole che a toglierlo dagli impicci sia proprio Viorel Gherman, umile conducente di trattore conto terzi. Che generosamente gli imbandisce tavola e chiama il meccanico di fiducia. L’istinto – e il fido galoppino social che lo accompagna ovunque – suggerisce a Mocanu che l’imprevista seccatura si può trasformare in un’opportunità. Come in un Parasite al contrario, pianta le tende a casa dell’onesto cittadino qualunque e ne fa l’ignaro coprotagonista del suo storytelling tossico.

Prende avvio da questo innesco narrativo Berliner (titolo inglese The Campaign, Romania, 2020, 93’) di Marian Crișan, regista quarantenne già pluripremiato a Locarno nel 2010 con Morgen. Il film, in anteprima italiana nel concorso della 32esima edizione del Trieste Film Festival (disponibile online qui dal 22 gennaio per 72 ore), è un apologo satirico sulla propaganda ai tempi del cosiddetto populismo, sui persistenti equivoci di una politica mainstream impegnata ad autorappresentarsi falsamente come parte del popolo, e in fondo anche sulle non del tutto incolpevoli ingenuità di quello stesso popolo che, di fronte al miraggio di un “Landini” nuovo, è disposto a barattare un po’ della sua dignità.

«Berliner è ambientato a Salonta, la cittadina dove sono nato, parte degli attori sono non professionisti e tutte le location sono vere – racconta Marian Crișan –. Volevo comporre una satira di una piccola comunità, così mi sono ispirato a luoghi che conoscevo bene, e anche molti degli episodi raccontati nel film traggono ispirazione da fatti reali».

Si ride molto, ma l’atmosfera resta sempre sul filo del grottesco, senza mai scivolare nella caricatura. Perché Mocanu è tragicamente molto vicino a tanto personale politico che anche in Italia conosciamo bene, e per questo, nella sua tonta bonomia, fa paura. La sua più grande competenza? L’appetito vorace. Zuppe, dolci alla crema, torte al punch, tartine, salami come santini elettorali, uova fritte a colazione, il tutto abbondantemente innaffiato di palinca, il distillato tradizionale romeno. Ottimi contenuti acchiappa-like, le tavole sono imbandite da donne che non toccano nulla e, come da copione, non vengono ascoltate. La politica, a Salonta e non solo, è affare di maschi. Roba per stomaci di ferro, con un bello strato di pelo sopra. «Meglio la salute che la ricchezza!».

Giulio Todescan

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