Calabria d'acqua dolce: tra ponti romani e cascate nella valle del Savuto

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La Calabria ha un patrimonio forestale di 600 mila ettari, di cui quasi la metà è pubblico. Una ricchezza unica che – nonostante i devastanti incendi che in questa caldissima estate 2021 hanno incenerito vaste porzioni di montagna, specie sull’Aspromonte – può prosperare grazie ai fiumi, alle sorgenti e ai laghi artificiali che punteggiano le catene montuose della regione. A pochi chilometri dal mare sono decine gli itinerari possibili per chi è alla ricerca di ombra, acque dolci fresche e cristalline e, perché no, testimonianze storiche millenarie.

La valle del fiume Savuto, tra la Sila e il Tirreno

Un buon punto di partenza per esplorare queste ricchezze paesaggistiche e storiche è la valle del fiume Savuto, che nasce sull’altopiano della Sila a circa 1200 metri sul livello del mare e che dopo un corso di 48 chilometri si getta nel Tirreno, all’altezza di Nocera Terinese, poco a sud della cittadina turistica di Amantea. La valle si trova al centro della regione, a cavallo tra le province di Cosenza e di Catanzaro, ed è facilmente raggiungibile perché è attraversata dall’autostrada A2 del Mediterraneo (il nuovo nome della Salerno-Reggio Calabria) che è stata completamente rinnovata dopo un cantiere durato decenni.

Il Ponte Sant’Angelo o di Annibale

Sono ben quattro i ponti storici conservati in questa valle, a testimonianza dell’importanza che questo territorio ha rivestito fin dall’antichità. Dal casello Altilia – Grimaldi dell’A2, in pochi minuti si può raggiungere il Ponte Sant’Angelo, detto anche di Annibale che, tutt’ora intatto, attraversa maestoso il fiume Savuto (foto di copertina, posizione su Google Maps).

Raggiungerlo è facile. Uscendo dal casello, si seguono le indicazioni per Scigliano e dopo esser passati sotto il viadotto dell’autostrada si svolta a sinistra seguendo sempre per Scigliano, mantenendosi quindi sul versante settentrionale della valle. La strada corre a mezza costa assecondando l’andamento della vallata, dopo un paio di chilometri supera il fiume e prosegue sul versante sud, entrando in un fitto bosco e iniziando a salire verso le frazioni che compongono il comune sparso di Scigliano.

Al secondo tornante, dopo aver percorso meno di 5 chilometri dal casello, sulla curva si trova un pannello che segnala in grande “Ponte romano detto di S. Angelo”, con una descrizione dettagliata del monumento. Lì parte una strada lastricata in pietra che conduce in basso verso il fondovalle: si può accostare l’auto in una piazzola a bordo strada e proseguire a piedi. La stradina scende ripida nel bosco e dopo alcune curve si apre una radura in cui sorge la chiesetta di Sant’Angelo, restaurata di recente e visitabile, e una vecchia casa colonica diroccata, costruite sulle fondamenta di antichi caseggiati romani.

chiesa sant'angelo ponte savuto

La chiesetta di Sant’Angelo

Qualche passo più in là e si raggiunge il ponte romano, il cui profilo ad arco a tutto sesto è lastricato di pietre tra cui cresce l’erba, mentre dei parapetti rimangono dei resti piuttosto bassi. Sotto scorre il Savuto che anche in piena estate ha un corso ricco d’acqua. Come leggiamo sul pannello informativo, il ponte fu costruito nel secondo secolo avanti Cristo, con blocchi di tufo calcareo rosso prelevati da una cava sulla parete di una vicina collina. La lunghezza dell’arco è di 21,50 metri, la larghezza di circa 3 metri e mezzo e l’altezza massima rispetto al fiume è pari a 11 metri: il Savuto era molto temuto per le sue piene distruttive. Di qui passava la romana via Popolia, un po’ l’antenata dell’attuale autostrada, che portava da Regium (Reggio Calabria) a Capua.

L’attribuzione del nome “di Annibale” deriva dalla leggenda secondo cui esso sarebbe stato distrutto dai romani stessi durante la seconda guerra punica per impedire la fuga verso sud del generale cartaginese con la sua armata (elefanti al seguito). Quest’ultima tuttavia lo avrebbe ricostruito con gli stessi materiali, aprendosi così la via del ritorno in Africa via mare. Piccola digressione: oltre a quello di Scigliano, in Italia esistono almeno altri due “ponti di Annibale”, entrambi in Campania, uno a Cerreto Sannita, sul fiume Titerno, e uno sul fiume Calore, tra Luogosano e San Mango sul Calore.

Superato il ponte, si può raggiungere agevolmente la riva del Savuto e rinfrescarsi nelle sue acque trasparenti. Tornando indietro, superata la chiesa a sinistra, si trova inoltre un’area attrezzata per pic nic, con tavoli e panche all’ombra del bosco.

ponte romano sul savuto

Il Ponte Sant’Angelo sul Savuto

Le cascate del Cannavino (o Cannavine)

A pochi chilometri di distanza si trovano le cascate del Cannavino (o Cannavine), sull’omonimo torrente affluente del Savuto (qui la posizione). La via più veloce per raggiungerle è l’autostrada, dunque ripercorrendo la strada a ritroso e imboccando il casello di Altilia – Grimaldi, in direzione Salerno. Si esce al casello successivo, Rogliano, e si prosegue in direzione dell’omonimo paese lungo la provinciale 241, dopo alcune centinaia di metri si svolta a sinistra in contrada Manche di Malette fino a immettersi nella provinciale 242. La strada corre a mezza costa tra i boschi, svelando il panorama verdissimo della vallata. Dopo alcuni tratti in salita, si inizia a scendere verso il fondovalle, poi si risale.

Arrivati a una curva a gomito si vede, sulla destra, una deviazione e il cartello della frazione di Balzata, con indicazioni per Piano Semente e Orsara. Si imbocca questa strada e si avanza, lentamente, facendo attenzione al fondo stradale dissestato. Google Maps consiglia di fermarsi e proseguire a piedi, ma è possibile avanzare in auto, se si vuole evitare di percorrere a piedi una strada molto ripida, difficoltosa specie in salita al ritorno, d’estate, quando il sole non perdona. Si arriva al fondovalle, si supera un ponticello sul torrente e si inizia a risalire. Poco prima di un tornante, sulla destra si scorge un sentiero che scende verso il torrente, segnalato da un cartello di legno: è consigliato parcheggiare qui, a bordo strada o all’altezza del tornante.

fiume savuto

Il Savuto all’altezza delle cascate del Cannavino

Il sentiero si avventura nella macchia mediterranea, e conduce a una radura dove un doppio cartello indica una biforcazione: a sinistra Ponte di Tavolara, a destra Cascata di Cannavina. Prendendo la via di destra, dopo poche centinaia di metri si raggiunge il torrente Cannavino. In estate buona parte del letto è asciutto e coperto di pietre levigate dalla corrente, mentre al centro scorre l’acqua freschissima del Savuto, tra l’ombra degli alberi. Attraversando un ponticello in legno è possibile guadare il torrente nel punto più favorevole, da lì poi si sale su alcune piccole rocce per raggiungere il laghetto formato dalla cascata, alta circa 15 metri. Il luogo è frequentato per passeggiate, pic nic e bagni refrigeranti.

cascata cannavino

Il salto finale delle cascate del Cannavino

Gli altri ponti storici

Il vicino Ponte di Tavolaria, 200 metri più a valle della cascata, fu costruito nel Cinquecento durante la dominazione spagnola. Il Savuto è attraversato da altri due ponti storici, censiti dal Fai. Il primo è il Ponte dell’Ischia Romana, o Isca Romano, del 16esimo secolo e con arco a sesto acuto: si trova in località Balzata a metà strada tra Rogliano e Parenti, e costeggia la provinciale 242 (Google Maps). Il secondo è il Ponte delle Fratte, eretto nello stesso periodo probabilmente come rifacimento di una struttura preesistente di origine romana, che si trova tra i territori di Rogliano, Marzi e Carpanzano (Google Maps).

G.T.

Foto di Giulio Todescan

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