I dati del Covid in Africa

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La prima ondata pandemica aveva “risparmiato” l’Africa, non così la seconda. Gli ultimi dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità mostrano, infatti, un’accelerazione del contagio.

I numeri cominciano a crescere, ma non in tutti i 54 Paesi africani.
Avevamo già raccontato qui come il Covid non sia una priorità sanitaria nella Repubblica Centrafricana rispetto ad altri virus quali l’HIV e altre patologie. Molti altri Paesi dell’Africa in effetti mostrano lo stesso “quadro clinico”, almeno secondo i dati a disposizione: il Burundi (2.400 contagi e 3 decessi), l’Eritrea (3.000 contagi e 7 decessi) e Sierra Leone (4 mila contagi e 79 decessi). Per mettere questo in prospettiva basti pensare che San Marino ha dati simili (4 mila contagi e 77 decessi), ma ha 34 mila abitanti (contro gli 8 milioni della Sierra Leone).

A dire il vero, numerose mappe interattive consultabili sui siti internazionali mostrano un “contagio sandwich”, ovvero con il nord e il sud del continente africano con un numero di contagi più alto rispetto alla parte centrale del continente. Primo tra tutti il Sud Africa con oltre un milione e 500 mila contagiati e 51 mila decessi, ma anche il Marocco (500 mila contagi e 8.700 decessi), la Tunisia (240 mila contagi e 8.300 decessi) e l’Egitto (190 mila contagi e 11 mila decessi).
Ovviamente raccontare dettagliatamente l’Africa non è cosa facile, per mancanza di risorse e carenza organizzativa: i dati inviati all’Oms non sono sempre completi, accurati e aggiornati. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ad oggi i contagiati africani sono 2.933.000 e i decessi poco più di 74.300. Ma molte altre fonti parlano già di 4 milioni di contagiati e 100 mila decessi, d’altra parte parliamo di un continente che conta 1 miliardo e 200 milioni di abitanti.

Poi ci sono governi, come quello della Tanzania, che negano che il Covid sia un problema e si rifiutano di testare, contare e tracciare i casi positivi e non informano la popolazione su come prevenire il contagio. Gli ultimi numeri forniti all’Oms risalgono, quindi, alla primavera scorsa e da allora, la Tanzania rimane a quota 509 casi e 21 decessi. Per ottenere informazioni non resta quindi che rifarsi a fonti non ufficiali come quelle ecclesiastiche che hanno denunciato la morte di 25 preti e 60 suore, o delle organizzazioni non governative che riscontrano un incremento esponenziale nel numero dei funerali.

Coerentemente, la Tanzania non ha accettato l’invito a ricevere i vaccini donati grazie a Covax, l’iniziativa internazionale nata a febbraio scorso che ha l’obiettivo di distribuire ai Paesi più poveri due miliardi di dosi Astrazeneca entro la fine del 2021, di cui 600 milioni solo in Africa. Insieme al Madagascar e al Burundi, la Tanzania ha dichiarato, infatti, di non averne bisogno, mentre altri Paesi hanno declinato perché’ preferiscono acquistarli direttamente da produttori cinesi, russi, indiani etc.

D’altro canto, in Sud Africa la campagna vaccinale è iniziata presto, ma è stata fermata a causa dei dubbi sull’efficacia dei vaccini Astrazeneca contro la variante sudafricana, per poi riprendere con il vaccino monodose di Johnson & Johnson e continuerà somministrando dosi di Pfizer. Le dosi Astrazeneca inutilizzate dal Sud Africa sono state quindi donate ad altri Paesi africani interessati.

Aba Pifferi

Immagine di apertura da sito World Health Organization

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