Egitto, Mursi contro Shafiq e la piazza si infiamma

Quinto appuntamento con la rubrica settimanale a firma di Giuseppe Acconcia – autore per Infinito edizioni del libro dal titolo “La primavera egiziana” – a commento delle elezioni presidenziali egiziane, svoltesi il 23 maggio 2012, con ballottaggio il 16 e 17 giugno. (©Infinito edizioni 2012 – Si consente l’uso libero di questo materiale citando chiaramente la fonte)

I giovani rivoluzionari tornano in piazza Tahrir per il terzo giorno consecutivo in attesa della grande manifestazione del prossimo venerdì. Dal canto suo, il movimento “6 aprile” ha chiesto di formare un fronte contro l’elezione dell’ultimo primo ministro di Mubarak, Ahmed Shafiq, come presidente. Cresce la protesta contro il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali. Ha vinto Mohammed Mursi dei Fratelli musulmani con il 24,7% dei voti. Ahmed Shafiq è secondo con il 23,6%. L’affluenza alle urne è appena al 46%.

Farouk Sultan, presidente della Commissione elettorale, ha definito “irrilevanti” le accuse di brogli e frodi avanzate dai candidati esclusi: il socialista Hamdin Sabbahi e l’islamista riformista Aboul Fotuh. Subito dopo l’annuncio del risultato elettorale è stato appiccato il fuoco da ignoti agli uffici di Dokki di Ahmed Shafiq.

La delusione degli esclusi dal secondo turno brucia ancora. Si allarga il fronte del boicottaggio del voto. Dopo l’annuncio dei risultati, i primi a raggiungere piazza Tahrir dal quartiere di Mohandessin sono stati i giovani sostenitori di Hamdin Sabbahi. “Mursi-Shafiq? Non è la mia battaglia! – aggiunge Ahmed del cartello elettorale “Rivoluzione continua” – la Rivoluzione è finita”. D’altra parte, nella Fratellanza si teme una sconfitta al secondo turno. La distanza tra Shafiq e Mursi è di soli 264.000 voti. Non solo, rispetto alle elezioni parlamentari, nelle quali avevano ottenuto il 52%, i  Fratelli musulmani hanno perso parte del loro elettorato. I voti in uscita sono andati con ogni probabilità verso il candidato socialista. La fratellanza punta ora sul voto progressista per fronteggiare l’avanzata di Shafiq e rispolvera il discorso rivoluzionario.

Grande è invece la delusione in campo liberale. Amr Moussa, il favorito della vigilia, ha ottenuto solo l’11%. I liberali pagano l’errore di non aver imposto la riscrittura immediata della Costituzione prima dell’avvio del procedimento elettorale. Ma non tutto è perduto. Sia Shafiq che Mursi tentano di portare dalla loro parte Mohammed el-Baradei, grande escluso dalla competizione elettorale, offrendogli la carica di primo ministro.

I conti con il vecchio regime sono ancora aperti. È attesa tra pochi giorni la sentenza al processo in cui Mubarak è accusato di aver ordinato di sparare contro i manifestanti. Mentre è appena arrivata la condanna del dirigente del Partito nazionale democratico, Zakaria Azmi, a sette anni di reclusione per concussione. Se dietro la vittoria di Mursi c’è il partito Libertà e giustizia, dietro il secondo posto di Shafiq c’è lo Stato egiziano e il Partito nazionale democratico. Fratelli musulmani ed esercito continuano in questo modo a negare lo spirito rivoluzionario e a riprodurre un sistema di potere clientelare, in cui la ribellione è permessa per tenere in vita il sistema.

Dal Cairo, Giuseppe Acconcia

(“La primavera egiziana”, Infinito edizioni, 2012, pagg. 157, € 13,00)

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