Da chi l'ha visto e da chi c'era. Le testimonianze dal G8 di Genova nello speciale di "Diario"

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Scegliere tra le decine di testimonianze raccolte nello speciale di “Diario” di cui ci ha parlato Giacomo Papi nella sua intervista non è stato semplice. Abbiamo deciso di privilegiare quelle dei manifestanti stranieri e quelle provenienti dal mondo della cultura. Ne seguiranno altre, da altre fonti, ma ricordiamo che A Nordest Di che mette a disposizione questo spazio per ricordi, emozioni, fotografie, testimonianze che potete inviare, in qualsiasi forma, alla mail: redazione@anordestdiche.com.

C’era un manganellato a terra
«Entrando in città venerdì pomeriggio alle sei circa, ho visto un automezzo della polizia a forte velocità che ha puntato due ragazzi che camminavano. Uno dei due è stato agguantato e massacrato da tre poliziotti a colpi di manganello, anche sul viso, e nonostante fosse steso per terra, inerme. Noi eravamo in tre, e la sera abbiamo messo la nostra testimonianza a disposizione degli avvocati del Genoa Social Forum. Adesso aspettiamo che ci sia un processo democratico».
Mario Martone, regista

Morte agli attori!
«Camogli. Venerdì 20 luglio (dalle ore 15 circa in avanti). Sole in spiaggia, folla di bagnanti. Siamo un gruppo di teatranti di Milano che ha creato una performance sui temi anti-G8, per sensibilizzare chi, ignorando ciò che accade a pochi chilometri, trascorre la giornata al mare. Utilizziamo parte della spiaggia pubblica per mettere in scena lo spettacolo. Subito il pubblico, compresi gli inquilini dei palazzi sul lungomare, sembra essere partecipe e interessato. Poco prima della conclusione due guardie della marina ci interrompono con atteggiamento garbato presentando il rischio di ricorrere a un verbale per disturbo alla quiete pubblica qualora avessimo continuato. Disturbo alla quiete pubblica?!
Venerdì pomeriggio. In spiaggia. Bambini che schiamazzano. Onde che si infrangono. Gli spettatori allibiti disapprovano con fischi e implorazioni, l’espressione di solidarietà ha rafforzato il nostro sconcerto. Decidiamo di lasciare Camogli e mentre parte dei presenti si avvicina per chiederci informazioni sul G8, alcuni sono già in strada quando arrivano di gran fretta due auto dei carabinieri e una probabilmente della Digos vuote (esclusi autisti) con lampeggianti accesi. Si fermano davanti a noi. Scende l’agente in borghese con occhiali scuri, guanti di pelle nera e un manganello in mano e senza qualificarsi, urla. Lui: “Se volete far casino andate a Genova così vi facciamo quello che i vostri amici stanno facendo ai miei colleghi”. Noi: “?”. Lui (agitando il manganello): “Se ci richiamano vi spacco la testa e voi siete morti, siete morti? Intesi?”. Il nostro senso di impotenza. La nostra rabbia. La sua infamia. Partiamo alla volta di Genova? Ciò che purtroppo accade attorno al vertice è già abbastanza noto».
Federica Digiorgio

Attori austriaci in galera
«Membri del gruppo teatrale austriaco Volxtheater-No border-No Nation Karawane sono stati arrestati mentre tornavano a casa, non durante una manifestazione o una performance. Pare che la polizia abbia trovato qualche bastone, due maschere e una mappa di Genova. Le maschere e i bastoni sono strumenti di scena. È molto probabile chesiano stati feriti nell’arresto, ma nessuno – nemmeno i genitori – tranne l’avvocato italiano ha il permesso di parlare con loro».
Lisl Ponger, Vienna

Presto denuncierò
«Quando sono entrati nella scuola io e altri due ci siamo nascosti sotto un tavolo. Improvvisamente l’ho sentito volare via e sono cominciate le manganellate. Ho un braccio rotto e dieci punti in testa. Faremo denuncia al più presto».
Daniel Mc Quillan, 35 anni, Londra

Mi trovavo nella strada a fianco
«I carabinieri sono arrivati dalle scale dietro di me. Altri erano davanti. Ho tentato di sfuggire alle forze dell’ordine ma l’accerchiamento era totale. Mi hanno preso e atterrato. Erano una trentina, mi hanno portata al commissariato e picchiata. Si sono presi le mie cose; mi hanno distrutto il cellulare, strappato collane e piercing. Mi hanno insultata dicendo: “Non toccare il muro, lo farai marcire” e “sei una puttana”. Nella prima cella, i poliziotti per terrorizzarmi passavano sotto la finestra gridando come animali. Ho vomitato parecchie volte e mi sono pulita sotto i colpi. Ho domandato di vedere un avvocato e mi hanno risposto che “qualcuno se ne stava occupando”. Ma non ne ho mai visto uno. Arrivata in prigione dopo 10 ore di interrogatorio, non stavo in piedi dal male».
Una diciottenne francese

Grande ospitalità
«Per dieci chilometri di percorso abbiamo visto cestini calar giù dalle finestre, raccogliere bottiglie di plastica ormai vuote e ricalarle giù dopo un minuto, riempite d’acqua. Neanche ai box della Ferrari sono così efficienti. Chi ha vissuto momenti di panico particolarmente brutti e si è ritrovato nei vicoli senza via d’uscita, accerchiato da bande nere e forze di polizia, si è visto aprire le porte di casa da gente che li ha così tratti in salvo».
Filippo Thiery

Rispetto, niente altro
«Come si fa a raccontare? Come si fa a descrivere l’odore acre degli incendi, dei gas lacrimogeni, il rumore minaccioso degli elicotteri, le sirene delle ambulanze, le grida dei manifestanti in fuga. Fotografie, filmati, immagini. Averle vissute sulla pelle non si dimentica. Non si può e non si deve. Non voglio sentire niente. Non più l’arroganza delle accuse, le strumentalizzazioni politiche, i tentativi di interpretazioni razionali … Basta. Solidarietà e rispetto. Nient’altro».
Gaia

Immagine di apertura di Giulio Todescan

Ti potrebbe interessare