Il giro del mondo dei diritti in 266 giorni. Segui su And il viaggio di Stefano e Daniela

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Cinque continenti, 22 paesi, 266 giorni per un giro del mondo dalle modalità un po’ alternative. Anzi, Alterrative: questo è il nome del progetto che porterà Stefano Battain e Daniela Biocca a scoprire e toccare con mano organizzazioni impegnate nella difesa del diritto alla terra e all’accesso alle risorse e la difesa dei diritti delle donne. Teto e Bobiù, come li chiamano gli amici, hanno già una loro storia da raccontare: si sono conosciuti da cooperanti, in Tanzania, e proprio da quelle latitudini è nato un amore sfociato poi in un matrimonio. Interessi comuni e tanta curiosità, voglia di toccare con mano realtà disparate e interessanti nel pianeta. Ecco quindi che nasce l’idea del loro giro del mondo.
La partenza è vicina: sette mesi di viaggio. Anordestdiche seguirà il giro con molta attenzione, ospitando ogni 15 giorni circa un aggiornamento: chi ci segue ha già potuto sperimentare il piacere dei racconti di Stefano dal Sud Sudan.

Gli obiettivi del progetto

L’obiettivo del progetto è quello di individuare, analizzare e documentare i fattori che determinano il successo o l’insuccesso delle organizzazioni dei movimenti sociali per condividere poi le loro esperienze e metterle a confronto con quelle di altre in contesti diversi. Il progetto ha carattere esplorativo e parte dal presupposto secondo il quale le organizzazioni dei movimenti sociali rappresentano una risposta efficace alle esigenze dei segmenti più vulnerabili della società. Dopo qualche anno di lavoro nel sistema ONG – UN in Tanzania e Sud Sudan, è nata l’esigenza di scoprire e capire più in profondità le diverse espressioni della società civile e il ruolo da loro giocato all’interno dei processi decisionali e delle politiche di sviluppo.

In particolare, il progetto prende in considerazione due tipologie di organizzazioni di movimenti sociali:

2.1 Organizzazioni di contadini, attivi su tematiche come:

  • Il diritto alla terra e l’accesso alle risorse naturali;
  • La partecipazione ai processi decisionali, soprattutto nell’applicazione di modelli di sviluppo economico lanciato da governi, organizzazioni internazionali e agenzie delle Nazioni Unite;
  • La biodiversità e l’utilizzo di semi indigeni;
  • L’ agricoltura non solo come attività economica ma come attività capace di rispondere ai bisogni primari delle persone;

2.2 Organizzazioni dei movimenti sociali per i diritti delle donne che agiscono su questi tre aspetti:

  • La pratica dell’autocoscienza;
  • Il rapporto con le istituzioni e il sistema economico;
  • L’influenza di valori dominanti della società e modelli culturali;

Nel processo di analisi di cosa funziona, dove e perché (successi dei movimenti) e di cosa non funziona, dove e perché (insuccessi), saranno presi in esame, per entrambe le tipologie organizzative dei movimenti sociali, cinque aspetti:

  • Profilo dell’organizzazione: come nasce e chi partecipa
  • L’agenda: priorità e modalità di mobilitazione dei partecipanti
  • Tipo di comunicazione (interna ed esterna) e i modelli di azione collettiva
  • Risultati raggiunti dalle organizzazioni: successi ed insuccessi
  • Il ruolo e la partecipazione delle donne nelle organizzazioni di movimenti contadini

Il progetto vuole quindi provare a dare una risposta alle seguenti domande:

  • Sono le organizzazioni dei movimenti sociali una risposta efficace alle esigenze dei segmenti più vulnerabili della società?
  • Che tipo di comunicazione e quali modelli di azione collettiva hanno permesso alle organizzazioni dei movimenti sociali di raggiungere importanti risultati della loro agenda?
  • Che peso ha avuto il ruolo delle donne e della parità di genere nel raggiungimento di obiettivi e risultati importanti?

Daniela Biocca, detta Bobiu’, di Grottammare, ha il 39 di piede e passo dolce ma deciso di chi è nato fra lDaniela Bioccae verdi colline marchigiane e le spiagge dell’Adriatico. Laureata in Scienze Politiche ad indirizzo internazionale studiando fra Bologna, Leuven (Belgio) e Perugia. Appena laureata, nel 2009, inizia a collaborare con l’ONG C.V.M. – Comunità Volontari per il Mondo a Porto S. Giorgio, sempre nelle Marche. Con la stessa organizzazione parte per la Tanzania nel 2011 dove rimarrà fino al 2014, dapprima come volontaria in servizio civile all’estero e poi come rappresentante paese, lavorando al fianco di donne, ragazze e bambini. Si impegna nella promozione dei diritti delle donne e nel rafforzamento della loro condizione, soprattutto attraverso l’educazione ed il microcredito. Nel febbraio del 2014 il cuore però la porterà in Sud Sudan, dove si riunisce a Stefano. A Wau, nello Stato del Bahr-el-Ghazal Occidentale, si trova a gestire progetti incentrati su: agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare ed educazione per l’ONG Mani Tese. Dopo 4 anni in Africa e nel mondo delle ONG ha deciso di incamminarsi alla scoperta di come vivono e lottano attiviste che immaginano un altro ruolo per le donne nella famiglia, nella comunità e nella società contemporanea.

Stefano Battain, detto Teto, ha il 46 di piede e una falcata ampia e veloce. Ha messo un piede, a volte anche 2, in più continenti, prima come studente, poi come volontario ed infineStefano Battain come cooperante. Mossi i primi passi alla ricerca dell’altro prima in Sud America e poi in India, Stefano ha in seguito diretto il suo percorso verso l’Università di Birmingham per studiare un master in riduzione della povertà e gestione dello sviluppo. Solo una delle tappe che lo hanno portato a toccare il suolo Africano: Sierra Leone, Tanzania e Sud Sudan. Stefano ha iniziato come volontario in servizio civile e poi rappresentante paese in Tanzania, con l’ONG CVM – Comunità Volontari per il Mondo, dal 2008 al 2012, per poi trasferirsi in Sud Sudan con l’ONG francese ACTED, gestendo progetti agricoli orientati alla sicurezza alimentare fra il 2012 e il 2014. La ricerca e la curiosità verso lo sviluppo e la cooperazione, le sue contraddizioni e le possibili alternative, le dinamiche sociali quali risultato di politiche e scelte dei governi, la nascita di formazioni collettive strutturali, hanno spinto Stefano ad ulteriori riflessioni, ad analizzare la problematica da un punto di vista globale, a puntare il suo naso verso nuovi orizzonti, cosi come una bussola che indica i diversi mondi ancora da scoprire e dove affondare per la prima volta i suoi passi. Si possono leggere alcuni racconti della sua vita in Africa sul suo blog Notas de Viaje, collabora anche con i siti web: Anordestiche e Slowear Journal.

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