Il Tigri (e l’Iraq) a rischio per la maxi-diga in Turchia
Il Tigri rischia di morire, e con lui tutte le paludi che nutrono le terre dell’antica Mesopotamia.
La campagna contro la Diga di Ilisu, in costruzione in Turchia, e per la salvaguardia ambientale del corso del fiume Tigri torna a far sentire la sua voce.
Oltre 80 attivisti iracheni, iraniani e turchi hanno presentato i risultati finora ottenuti dalla petizione internazionale lanciata nei mesi scorsi sulla scia dell’emergenza idrica che sta già provocando danni irreversibili in diversi Stati della regione.
Oltre alla Diga di llisu, i promotori della campagna hanno avvertito anche delle conseguenze della costruzione di un’altra diga sul versante iraniano, e precisamente sul fiume Alwand.
In questa occasione, alla stampa è stata consegnata copia delle lettere aperte inviate al Governo e al Parlamento iracheno, e alla compagnia austriaca Andritz che sta lavorando sulla Diga di Ilisu.
Sebbene infatti il Governo iracheno abbia proposto l’istituzione di un Alto Consiglio Nazionale per l’Acqua, gli attivisti della campagna chiedono l’immediata creazione di un gruppo di lavoro dedicato alla questione della Diga di llisu. L’agonia del Tigri potrebbe terminare ben prima della nascita di questo Consiglio.
Di seguito le azioni intraprese dagli attivisti della campagna per salvare il fiume Tigri e le paludi mesopotamiche:
– Invio di una lettera aperta indirizzata all’Andritz Company (Austria) e firmata da 6.200 iracheni, tra organizzazioni e individui, in cui si chiede il rispetto del diritto internazionale e la conseguente sospensione dei lavori di costruzione della diga fino alla realizzazione di uno studio indipendente sui possibili danni sociali, economici ed ambientali sul versante iracheno.
– Invio di una lettera firmata da 5.507 tra organizzazioni irachene e esponenti della società civile, indirizzata alle autorità di Baghdad, e in particolare al Presidente Jalal Talabani, al Primo Ministro Nouri Al-Maliki (tramite lui a tutti i rappresentanti del governo), al Presidente Osama Nejaifi e a tutti i membri del Parlamento. In questa missiva si chiede:
- La creazione di una task force sull’acqua che comprenda esperti, rappresentanti governativi, parlamentari e della società civile, incaricati di trattare con la Turchia la sospensione dei lavori di costruzione di Ilisu, fino alla realizzazione di una studio indipendente sull’impatto economico, sociale ed ambientale della diga.
- La firma del Governo iracheno sulla lettera già inviata all’Andritz Company e l’avvio di una strategia che comprenda un’azione legale atta ad attribuire le responsabilità dei danni arrecati dalla costruzione della diga all’Andritz, alle banche e alle altre compagnie coinvolte nei lavori.
- Si fa appello al Governo iracheno affinché adotti la campagna per la salvaguardia del fiume Tigri e delle paludi mesopotamiche.
- Infine si chiede che la Commissione irachena per il riconoscimento della paludi mesopotamiche come patrimonio dell’umanità renda ufficiale piano e tempi di presentazione della domanda di riconoscimento all’UNESCO entro giugno 2013.