Istanbul dalla A alla Z: il velo

 BAŞI BAĞLI/ TESTA ANNODATA

Uno dei pregiudizi più radicati in Europa è che le donne in Turchia devono andare in giro con i capelli o il viso coperti. Niente di più falso! È un po’ come credere che i veneziani vanno in giro in gondola. Se vedete una donna in chador nel centro di Istanbul, probabilmente è una turista saudita. Per avvicinare la Turchia ai costumi europei Mustafa Kemal negli anni ’20 proibì il velo alle donne, la barba e il fes (capellino cilindrico rosso) agli uomini. Negli ultimi decenni la ricerca di un’identità turca e islamica ha portato a molteplici interpretazioni della legge. Quando tre anni fa iniziai a lavorare all’università la direttrice del dipartimento mi disse di non accettare a lezione ragazze con il capo coperto.

 

All’entrata del campus erano state collocate delle cabine-spogliatoio e un servizio di sicurezza controllava che entrassero nel campus solo studentesse senza simboli religiosi, cioè senza capo coperto. Alcune arrivavano con i capelli nascosti sotto un grande cappello, altre sfidavano il divieto aggirando la sorveglianza e entravano coraggiose in aula. Io riportavo le regole del dipartimento, ma ribadivo che la mia funzione era insegnare e non fare il poliziotto. Così durante il corso studenti e studentesse entravano vestiti come volevano si sentivano senza imbarazzo, e si sa che il filtro affettivo è una delle variabile più importante per imparare una lingua facilmente. Il mio era uno dei corsi più seguiti del dipartimento. In tre anni le cose sono cambiate: le cabine spogliatoio sono solo un ricordo e la moglie del presindente Erdoğan, del partito filoislamico, ha rotto un vecchio tabù entrando in parlamento con il capo velato.

Nicola Brocca

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