Istanbul dalla A alla Z: Zenne

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Zenne/Zenne

Zenne è la donna nel teatro dei pupi turco e il nome di un film turco del 2012. Nel film il  ballerino Can, bello, magro, capelli ricci e lunghi, da corsi nella sua scuola di danza per bambini a Kadiköy nella Istanbul asiatica. Nel suo camerino tiene una foto scattata quasi quattro anni prima, sulla spiaggia di Şile, a qualche chilometro da Istanbul. Nella foto Can con un costume di perline compone una figura di danza con un altro ragazzo grassottello e per niente atletico: Ahmet. Quel giorno i due avevano accettato di posare per un fotografo tedesco, Daniel. Un fotoreporter con un’idea molto vaga della mentalità anatolica. Erano i tempi in cui Can doveva mettere assieme il pranzo con la cena e si arrabattava a fare qualsiasi lavoro: al pomeriggio leggeva i fondi di caffè a Baĝdad Caddesi, la sera ballava in un locale di Tarlabaşi con piume di struzzo, brillantini e un push-up, assieme a travestiti. Andava a letto all’alba in una stanza a casa di sua zia, che nonostante tutto lo sostiene e lo vizia, dove però il cognato non lo degnava di uno sguardo. Un lavoro regolare e una residenza non la poteva avere perchè Can era renitente alle leva e “latitante”. È dopo uno di questi balletti a Tarlabaşi che il fotografo tedesco lo contatta per una sessione fotografica. Can mercanteggia e ottiene di portare anche Ahmet, anche lui un disertore, studente di fisica 26enne che sbarca il lunario con ripetizioni private di inglese e matematica, vivendo dalla sorella e in conflitto con i genitori. I due non vogliono fare il militare perché da omossesuali verrebbero denigrati, scherniti e picchiati.

Poco tempo dopo quel giorno sulla spiaggia, nasce una relazione tra Ahmet e Daniel il fotografo. Una relazione impossibile in Turchia, che potrebbe però essere vissuta in Germania. Ahmet non può lasciare la Turchia perché non ancora militesente. La sola soluzione è fare un outing: presentarsi alla visita di leva e dichiararsi omossessuale. Ma l’autodichiarazione non basta, bisogna mostrare delle prove: foto, video, testimoni che comprovino l’omosessualità. L’archivio medico dell’esercito turco è la più grande raccolta pornografica del mondo. Ahmet preferirebbe restare nell’ombra, rinunciare alla sua relazione piuttosto di diventare un’onta per la sua famiglia. Poi Can lo convince: andranno assieme alla visita di leva. Can indossa il suo costume di scena, quello con le piume di struzzo, Ahmet estremizza la sua omosessualità con trucco e pantaloni attillati e porta delle foto. Ahmet è riconosciuto gay e quindi inabile alla leva, pertanto può lasciare la Turchia. Can invece non viene creduto ed è spedito al campo addestramento reclute.

Ahmet si prepara alla partenza. Ha già fatto la valigia assime a Can; ancora poche ore e avrà passato la frontiera. Ahmet esce di casa per prendersi l’ultimo gelato turco. Quello un po’ gommoso che si trova solo in Turchia. Can sente degli spari. I colpi di pistola che uccidono Ahmet partono dalla mano del padre.

Ogni riferimento a fatti, cose, persone non è puramente casuale. La storia è vera. Ahmet Yildiz ucciso dal padre il 15 luglio 2008 è il primo delitto d’onore gay. Ibrahim Can, 47enne, vive adesso in Germania attivo nel rivendicare i diritti degli omosessuali. Yahya Yildiz sospettato di aver ucciso con cinque colpi suo figlio Ahmet di fronte a una dozzina di testimoni a Üsküdar (un quartiere dove la Turchia moderna e quella conservatrice convivono) è ancora latitante. La salma di Ahmet è stata rifiutata dalla sua famiglia, massimo atto di disprezzo per la cultura mussulmana.

Sono migliaia le ragazzine, le donne, i bambini, -e, per la prima volta con Ahmet, anche uomini omosessuali- che vengono uccisi dai familiari fanatici in nome dell’onore. Nel giugno del 2008 il segretario per i diritti umani della Presidenza del Cosiglio Turco afferma che solo a Istanbul si registra un delitto d’onore alla settimana.

 Nicola Brocca

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