La colonia dimenticata di Tianjin (Tientsin) in Cina – decima parte: a volte ritornano (1)

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Maria Grazia Stefenelli, figlia di Ferruccio, console italiano a Tien-tsin, con in braccio il figlio del signore della guerra Zhang Zuolin (Chang Tso – Lin) [per gentile concessione dell'archivio privato di Costanza Prada, figlia di Maria Grazia Stefenelli Prada]

Maria Grazia Stefenelli, figlia di Ferruccio, console italiano a Tien-tsin, con in braccio il figlio del signore della guerra Zhang Zuolin (Chang Tso – Lin)  – per gentile concessione dell’archivio privato di Costanza Prada, figlia di Maria Grazia Stefenelli Prada

Com’era la vita a Tien-tsin nel 1938 per una bambina italiana di dodici anni ? E come si sentiva crescendo da quelle parti?

A questa insolita domanda ho potuto dare una risposta esauriente perché, sorpresa nel vedere la foto del nonno in transito da Singapore (da me pubblicata nella quinta parte), Costanza Prada, la nipote di Ferruccio Stefenelli, una bella donna attiva, mi ha scritto che sua madre Maria Grazia Prada Stefenelli a ottantacinque anni ricordava tutto quello che era successo in Cina come se fosse stato ieri.

Quale migliore occasione quindi per chiedere più informazioni su quel periodo storico in cui l’Italia era attivamente coinvolta in Cina, e per poco non era riuscita a diventare un attore importante su quel palcoscenico, quasi della stessa importanza degli Inglesi in India?

lo stendardo di Tien-tsin italiana che il nonno di Paolo De Berardinis ha portato in Italia come ricordo

lo stendardo di Tien-tsin italiana che il nonno di Paolo De Berardinis ha portato in Italia come ricordo

Affermo che non sono ne’ un colonialista ne’ un apologeta del fascismo. Riesco, però, a vedere chiaramente, grazie a queste testimonianze che sono disponibili per chiunque voglia andarle a cercare, anche se non sono testimonianze ancora organizzate in modo sistematico, che l’agenda dei vincitori anglo-americani è stata di attaccare l’etichetta “fascista”, quindi “da dimenticare”, a tantissime situazioni in cui l’Italia non era seconda a nessuna delle altre potenze europee, in modo da rimuovere qualsiasi pericolosa possibile concorrenza. Un prezzo imposto da pagare per la sconfitta, allora, ma non necessariamente da continuare a pagare oggi.

Noi Italiani che viviamo e lavoriamo in Asia oggi siamo contenti di vedere che altri Italiani prima di noi sono stati qui, e non solo nel mitico passato remoto di Matteo Ricci maceratense, Niccolo De’ Conti chioggiotto o Marco Polo veneziano, ma in un passato condivisibile in quanto a “distanza di nonno”, come mi ha detto l’amico Paolo De Berardinis, il cui nonno era capocannoniere a Tien-tsin.

Ferruccio Stefenelli

Ferruccio Stefenelli

La “Cina Italiana”, ci racconta Maria Grazia Stefenelli Prada attraverso la figlia Costanza, era strutturata così: a Shanghai c’era l’ambasciata,  a  Tientsin la concessione ottenuta a seguito della guerra dei Boxer , e a Hankow la legazione . Suo padre Ferruccio è stato console a Hankow nei primi anni, provenendo da Sfax, in Tunisia, nel 1928, quando Mariagrazia aveva due anni. A Hankow e Tientsin c’erano, per gli Europei, le scuole inglesi dalle Canossiane. Maria Grazia è rimasta in contatto fino agli anni ’90 con una sua vecchia insegnante che si chiamava Mother Cecilia, finita poi nelle Filippine.

Un elemento che non riusciamo ad apprezzare appieno oggigiorno, è la forte penetrazione missionaria in Cina prima dell’avvento del Comunismo, e il ruolo talvolta contradittorio della Chiesa Cattolica guidata da Roma nell’evangelizzare & curare, sì, ma anche nel far da supporto allo sfruttamento straniero della Cina, come quando il Vaticano riconobbe il regime fantoccio del Manchukuo, dando ai Comunisti  nel 1949 il pretesto per espellere dalla Cina tutti i missionari stranieri come anticinesi.

il console italiano Ferruccio Stefenelli a Tien-tsin durante una cerimonia [per gentile concessione dell'archivio privato di Costanza Prada, figlia di Maria Grazia Stefenelli Prada]

il console italiano Ferruccio Stefenelli a Tien-tsin durante una cerimonia per gentile concessione dell’archivio privato di Costanza Prada, figlia di Maria Grazia Stefenelli Prada

Maria Grazia racconta di una vita un po’ separata dai suoi genitori, andando a scuola in macchina con autista e marò della S. Marco, attraversando i checkpoints giapponesi che circondavano le concessioni straniere, e ritorno. Una volta è “scappata”: ha preso un rickshaw per vedere la città, e a casa sua erano tutti disperati non sapendo che fine avesse fatto. Lo spettacolo delle teste dei combattenti per la libertà cinesi tagliate dai Giapponesi occupanti e impalate sui cancelli non deve essere stato troppo rassicurante.

una pubblicità degli anni passati del latte Carnation prima che venisse acquistato dalla Nestle'

A casa sua a Tien-tsin si mangiava all’italiana. In città c’era Mina, un grosso importatore di generi alimentari e una volta la settimana il cuoco cinese, che era molto bravo ed aveva imparato bene anche a cucinare piatti italiani, preparava i pasti della sua terra. Frutta e verdura venivano da Sud-Africa, filiera certamente non corta; il pane era il gommoso, il poco appetibile per noi Italiani ”loaf” inglese,: il latte era americano in lattina della Carnation, ma il dolce preferito della signora era il louchum tunisino. Una tata della val di Non si prese cura di lei finche’ non fu rimpatriata con lei nel 1943 sul famoso transatlantico Conte Rosso. A scuola a Tien-tsin i suoi compagni di classe erano quasi tutti europei, più qualche figlio di cinesi importanti, come il figlio di Chang-Tsu Liang, detto Bobby, che è il bambino in braccio a lei nella foto.  Le vacanze, durante i monsoni, le passavano, come tutta la comunità diplomatica, al mare a Peita ho, sul mar Cinese Meridionale, dove affittavano un bungalow.

Tra gli amici, a parte Bobby, unico cinese, c’erano i compagni della scuola inglese, i figli degli altri diplomatici e della comunità italiana, in particolare Marco Polo, Vittorio Emanuele e Maria Luisa Levi De Suvero che ha lasciato gli archivi di famiglia alla Smithsonian di Washington. Soprattutto Marco, ora quotatissimo scultore a livello internazionale, nato nel  1933, che pose una sua creazione al Pier 40.

Seachange la scultura di Mark Di Suvero al Pier 40 a San Francisco

Seachange la scultura di Mark Di Suvero al Pier 40 a San Francisco

Perseguitati in quanto ebrei, riuscirono a imbarcarsi nel 1941 per gli Stati Uniti, con l’aiuto di Ferruccio Stefenelli, dove arrivarono a San Francisco.  Al deteriorarsi della situazione internazionale, nel 1943 Ferruccio Stefenelli mandò la figlia in Italia sul Conte Rosso, e da allora lei rimase senza notizie dei genitori fino a dopo la guerra.

Maria Grazia Stefenelli Prada nel 1996

Maria Grazia Stefenelli Prada nel 1996

In effetti gli Italiani in Cina rimasero isolati dal mondo per almeno due anni, fino al 1945, e qualcuno di loro anche più a lungo… Quali tensioni e relazioni si crearono tra chi aderì al regime di Salò e chi rimase fedele al Re, quali diverse ragioni spinsero gli uni e gli altri alle loro scelte sarà il tema della prossima puntata…

[segue – parte decima] di Giovanni LOMBARDO

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