La meridiana sul Giogo Alto e l’agonia dei ghiacciai

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Una meridiana sul Giogo Alto. A 3.200 metri di quota lungo la Croda delle Cornacchie, in Val Senales, nove porte segnano gli intervalli di tempo trascorsi tra un’era glaciale e l’altra. Alla fine del percorso: un padiglione costituito da più anelli di acciaio e vetro che funge da meridiana.

È un’opera d’arte pubblica e permanente fuori dagli schemi, che i visitatori possono usare come uno strumento astronomico. E che è stata realizzata da uno dei personaggi più quotati della scena contemporanea: Olafur Eliasson.

Lui è Olafur Eliasson, celebre per i suoi progetti di larga scala (ad esempio le cascate d’acqua artificiali che ha realizzato a New York, le “New York City Waterfalls”) e per le opere presentate nei musei più importanti del mondo ma anche in spazi pubblici. Il 53enne, per metà danese e per metà islandese (si definisce un “artistar”), è anche ambasciatore speciale dell’Onu per i temi di sostenibilità e cambiamento climatico.

Vive e lavora tra Copenhagen e Berlino. Proprio nella capitale tedesca, nel 1995, ha fondato lo Studio Olafur Eliasson, in cui un gruppo composto da un centinaio di professionisti (tra cui artigiani, architetti, storici dell’arte, archivisti, tecnici scientifici) lo assiste nella realizzazione dei suoi lavori altamente sperimentali.

Le cinque ere glaciali e il percorso del Sole

Ólafur Elíasson

L’altro protagonista, invece, è il ghiacciaio Giogo Alto, sul crinale principale delle Alpi Venoste, al confine con l’Austria. Molto amato da chi pratica sport invernali, è anche un “osservato speciale” a causa del cambiamento climatico e della conseguente riduzione della sua massa.

Ebbene, l’ultima opera di Eliasson è stata inaugurata recentemente proprio sulla Grawand o Croda delle Cornacchie, a 3.256 metri.  Il progetto, chiamato “Our glacial perspectives” e realizzato per conto dell’associazione culturale Talking Water Society – che opera sul fronte della salvaguardia dell’acqua – si manifesta come un sentiero di circa 400 metri segnato dalla presenza di una serie di portali a forma di arco, distanziati l’uno dall’altro.

Lo scopo della meridiana sul Giogo Alto: rispecchiare lo spazio-temporale fra le cinque ere glaciali. Al termine del cammino, il visitatore arriva all’interno di una grande sfera di acciaio e vetro fatta di anelli. Qui, può usare la sfera come uno strumento astronomico – una sorta di meridiana – che consente di determinare l’ora del giorno in base alla posizione del Sole attraverso vetri colorati di varie tonalità di blu, in riferimento al cianometro, una scala sviluppata nel XIX secolo per misurare l’azzurro del cielo.

Il vetro colorato filtra e riflette la luce e la radiazione solare, comportandosi come una mini-atmosfera. Gli anelli, invece, dividono l’anno in intervalli di tempo uguali: quello superiore segue il percorso del Sole nel solstizio d’estate; quello centrale l’equinozio, e l’ultimo anello il solstizio d’inverno.

Meridiana sul Giogo Alto e i cambiamenti climatici

Anche in questo caso, l’arte di Olafur si presenta come “una ricerca sulla percezione e sul movimento, in relazione allo spazio che ci circonda, sia in termini puramente spaziali che ambientali”. Segnando l’orizzonte, i punti cardinali e il movimento del Sole, l’opera d’arte dirige l’attenzione del visitatore verso una prospettiva planetaria che si focalizza sui cambiamenti climatici che, appunto, stanno influenzando direttamente il ghiacciaio del Giogo Alto.

 

Meridiana sul Giogo Alto: accesso libero

L’accesso all‘installazione “Our glacial perspectives“ è libero, ma soprattutto nei mesi invernali possono essere poste limitazioni a causa delle condizioni ambientali.

La mostra di Eliasson-Behmann a Merano

Fino al 17 gennaio 2021, Kunst Meran Merano Arte  ospiterà la prima mostra in uno spazio pubblico italiano dello Studio Other Spaces (SOS) studio d’arte e di architettura fondato sei anni fa da Eliasson e dall’architetto tedesco Sebastian Behmann. L’esposizione, curata da Christiane Rekade, presenterà una serie di progetti, modelli, prototipi e quant’altro, in grado di fornire una panoramica completa delle ricerche svolte dallo “SOS”.

 

Elmar Burchia

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