La primavera araba in film

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Ne parleremo ancora, perché mancano una ventina di giorni, ma il progrmma del Terra di tutti film festival, a Bologna dal 6 al 9 ottobre, colpisce davvero. Segnamoci la data.

La guerra in Iraq vista con gli occhi di una bambina, le lotte dei pacifisti israeliani, la vita delle persone disabili in Mozambico. Dal 6 al 9 ottobre a Bologna, film e documentari da tutto il mondo su migrazioni, lotta alla povertà, difesa dell’ambiente, sovranità alimentare. Focus sulla rivoluzione tunisina con Mourad Ben Cheikh che presenterà Plus jamais peur, già in cartellone a Cannes. In anteprima italiana La vida loca, film sulle bande armate salvadoregne costato la vita al regista Christian Poveda

Karem Chérif è un giornalista tunisino che, all’indomani dello scoppio della rivoluzione, abbandona la penna e scende in strada per difendere il proprio quartiere e la democrazia. “Liro”, invece, è una giovane salvadoregna: un tatuaggio con il numero 18 le ricopre tutto il volto, ad indicare l’appartenenza a una banda armata della capitale. Entrambi sono protagonisti del Terra di Tutti Film Festival, la rassegna di cinema e documentario sociale in programma dal 6 al 9 ottobre al cinema Lumière di Bologna (via Azzo Gardino 65, ingresso gratuito). Difesa dei diritti e dell’ambiente, sovranità alimentare, migrazioni e traffici umani, conflitti e marginalità sono i temi della quattro giorni organizzata dalle ong Cospe e Gvc, con un cartellone di 40 corti e medio metraggi provenienti dai cinque continenti (il programma sarà presto disponibile al sito http://www.terradituttifilmfestival.org).

In primo piano la rivoluzione tunisina: ospite del festival sarà il regista Mourad Ben Cheikh, a Bologna per presentare il film fuori concorso Plus jamais peur (La Khaoufa Baada Al’Yaoum) già proiettato a Cannes. Un’avvocatessa, una giovane blogger, un giornalista, un internato psichiatrico ripercorrono i 30 giorni che hanno cambiato il volto della Tunisia, mentre le immagini postate sul web dagli stessi rivoluzionari raccontano da vicino gli avvenimenti intercorsi tra il 17 dicembre 2010 (quando l’ambulante Mohammad Bouazizi si diede fuoco per protesta) fino alla fuga di Ben Ali del 14 gennaio 2011. Viene dalla Tunisia anche Sophia Baraket, giovane fotografa del gruppo Artocracy (http://www.artocracy.com), che al festival presenterà un progetto di democrazia per immagini grazie al quale le icone pubbliche di Ben Ali sono state rimpiazzate con centinaia di gigantografie che ritaggono i volti dei comuni cittadini. Si tratta di “Inside Out”, progetto lanciato a livello globale dal vincitore del Ted Prize 2011, l’artista francese Jr.

I riti e i miti delle gang di periferia, la violenza disperata di chi non ha mai avuto nulla e il coraggio di un giornalista che impugna la telecamera a qualsiasi costo sono l’humus da cui è nato La vida loca, il documentario realizzato dal reporter franco-spagnolo Christian Poveda tra le “maras” di San Salvador. Bande criminali composte da giovanissimi con alle spalle storie di abbandono da parte della famiglia e della società, le stesse maras hanno ucciso in un agguato il giornalista che aveva passato un anno insieme a loro e ne aveva documentato senza censura violenza e rituali. Il film, fuori concorso, sarà proiettato in anteprima italiana alla presenza di un rappresentante della casa di produzione La femme endormie.

Al festival è inoltre attesa la presentazione (con la proiezione di alcune clip) di God save the green, il documentario dei bolognesi Michele Mellara e Alessandro Rossi sugli orti urbani e le nuove forme di agricoltura a Bologna e nelle altre città del mondo.

Storie da Israele, Mozambico, Cuba, Uruguay, Iraq e Brasile (con una sessione di documentari provenienti dal festival gemellato di Belo Horizonte) sono protagonisti dei film in concorso, selezionati tra 245 corti e medio metraggi. Come Israel vs. Israel, il documentario vincitore dell’Al Jazeera International Documentary Film Festival 2011 in cui il giornalista svedese Terje Carlsson racconta le lotte quotidiane e la demonizzazione a cui sono sottoposti gli attivisti per la pace nella striscia di Gaza. La disabilità, tra difficoltà e carica vitale, è invece il filo che lega le esistenze di tre giovani in De corpo e alma, girato da Matthieu Bron nella township di Maputo in Mozambico e vincitore dell’International Urti Grand Prix for author’s documentary. Lo sguardo dei bambini sulla guerra è al centro di Daisy cutter, una delicata favola d’animazione vincitrice di numerosi premi nei festival del cinema di tutto il mondo. Realizzato dai fondatori della casa di produzione per l’animazione 3D Silverspace, Enrique Garcia e Ruben Salazar, il cartoon racconta la storia di Zaira, una bambina che ogni giorno raccoglie margherite alla periferia di Baghdad per non dimenticare l’amico scomparso sotto i bombardamenti.

Le remote regioni a nord-est del Congo, dove si cresce lavorando in miniera in terre fiaccate dalle crisi umanitarie e dalle bande militari, sono al centro de L’or du Congo del film-maker italiano Nicola Pittarello, già finalista al Premio Ilaria Alpi. In Etiopia, Paolo Barbieri e Riccardo Russo hanno girato The well, dedicato ai pastori Borana e ai loro pozzi d’acqua che, per regola non scritta, sono accessibili a tutti senza discriminazioni. Tre vite sospese tra collettivismo e individualismo in una Cuba che cambia sono protagoniste di El Sofa de La Habana di Magda Wodecka e Gregory Szeps, mentre in Puerta de Golpe, il film maker Lucas Bonolo racconta le giornate di una piccola comunità cubana devastata da un uragano. Con Al-Madina (The City), una storia di migrazione tra Spagna e Marocco, torna al festival anche il vincitore dell’edizione 2008 Gonzalo Ballester.

Il rapporto tra l’uomo e una natura sempre più aspra è al centro di Desire of Changhu di Huaqing Jin, ambientato in un’oasi che sta scomparendo tra i deserti al nord est della Cina, mentre in Torre 8 Leonardo Ferraro si lascia guidare alla scoperta dell’omonimo quartiere alla periferia di Montevideo, dove la popolazione vive del riciclo dei rifiuti.

Inedito è poi il Terra di Tutti Photo Contest, il concorso per reportage e immagini su immigrazione, conflitti, ambiente e diritti umani organizzato in collaborazione con Fotoviva e Shoot4change. I reportage finalisti, realizzati da Claudio Sica, Eloisa D’Orsi e Luca Sgamellotti, sono in mostra alla Casa della Fotografia di Bologna (piazza Giovanni Spadolini 3) dal 17 settembre al 15 ottobre (dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle 19.00, chiusura domenica e lunedì).

Le proiezioni (gratuite) si terranno dalle ore 16.00 alle ore 24.00 al Cinema Lumiére. Domenica 9 ottobre (alle ore 22.00) la premiazione da parte della giuria di qualità del festival per la migliore produzione europea e internazionale e la consegna dei riconoscimenti promossi dalla rivista Left, dall’associazione Premio Benedetto Senni (per il miglior film sulla sostenibilità ambientale e la sovranità alimentare) e dal Consiglio degli stranieri e apolidi della Provincia di Bologna (per il miglior film sull’integrazione).

E-mail: info@terradituttifilmfestival.org

Sito web: http://www.terradituttifilmfestival.org

Ti potrebbe interessare

La Nakba palestinese, il film
Al passo con la Cina
La rivoluzione dei gelsomini
La rete non fa la democrazia
Visti da là