Passeggiando nella storia: il mausoleo di Arafat

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Il mausoleo di Arafat è una piccola tappa obbligata in una visita a Ramallah, la sede temporanea dell’Autorità Nazionale Palestinese (in sostituzione di Gerusalemme Est, considerata la capitale ma attualmente occupata dagli israeliani). Ramallah è una città moderna e di recente costruzione, ed è altrimenti sprovvista di monumenti o siti storici degni di nota.
Yasser Arafat fu per decenni il principale leader della resistenza palestinese; divenne il primo presidente dell’Autorità Palestinese nel 1994, dopo la firma degli accordi di Oslo, e lo rimase fino alla sua morte nel 2004. E chi non se lo ricorda? E’ stato un politico carismatico e un’icona mediatica al pari di altri leader mondiali ben più potenti di lui.
Nel cuore di molti palestinesi Arafat conserva un posto speciale: è considerato come l’unico vero leader palestinese, come colui che ha guidato il suo popolo a riprendere in mano il proprio destino e a lottare per la liberazione dopo il fallimento dell’Egitto di Nasser e degli altri stati arabi nella guerra del 1967; come colui che ha combattuto fino in fondo e che ha fatto tutto il possibile per la sua gente.
Altri invece lo criticano aspramente per la corruzione del suo governo e per i suoi atteggiamenti dittatoriali; puntano giustamente il dito sugli anni persi a combattere in Giordania (dal 1967 al 1970) e in Libano (dal 1975 al 1982), spesso in lotte fratricide contro eserciti e milizie arabe, invece di incoraggiare la nascita di un movimento di resistenza all’interno della Palestina; e indicano infine come il suo più grande errore proprio la firma degli accordi di Oslo, in cui in cambio della creazione di un governo autonomo e dell’ottenimento del potere, Arafat avrebbe avallato implicitamente l’espropriazione e la colonizzazione da parte degli israeliani di due terzi dei territori palestinesi.
Io non ho ancora un’opinione chiara in merito. Ci sono troppe luci e troppe ombre attorno a questo particolare personaggio; e troppi dettagli e passaggi storici che non conosco. Ho comunque l’impressione che il ventennio tra la Guerra dei Sei Giorni (1967) e la prima Intifada (1987) sia andato completamente perduto per la causa palestinese, e sicuramente Arafat ha le sue responsabiltà in questo. Mi piacerebbe comunque leggere una sua buona biografia per capirne di più.
Ad ogni modo, la visita al suo mausoleo nel centro di Ramallah, costruito proprio nel recinto di sicurezza in cui Arafat rimase rinchiuso e assediato dall’esercito israeliano nei suoi ultimi anni di vita, è una breve occasione per ricordare le guerre e le tragedie vissute da tutti i popoli mediorientali durante gli ultimi 40 anni, tenendo presente che i loro travagli sono purtroppo ben lungi dall’essere terminati.
Infine un’ultima nota: anche il mausoleo di Arafat, come tutti gli edifici governativi di Ramallah, è in teoria soltanto temporaneo. Le sue ultime volontà furono di essere sepolto nella Spianata delle Moschee, a Gerusalemme. E un giorno lì verrà spostato, quando (e se) i palestinesi riusciranno a stabilire la propria capitale a Gerusalemme Est.

Quattro Appunti

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