Paul Mason: l'economia post-capitalista sarà collaborativa

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

La crisi del sistema economico mondiale, ma in particolare di quello occidentale-capitalistico è certamente sotto gli occhi di tutti, ma purtroppo pochi sono stati i tentativi seri per invertire questa pericolosa tendenza. Tra questi c’è Paul Mason, giornalista britannico, oggi commentatore sul The Guardian dopo una carriera da cronista economico prima alla BBC e poi a Channel 4, che nel 2015 ha pubblicato il saggio Postcapitalism: A guide to our future. Mason è stato ospite del Festival di Internazionale di Ferrara sabato 1° ottobre 2016.

«Il mio libro – ha spiegato Mason nel suo intervento in piazza Municipale – è basato sicuramente su un’utopia, ma non del tutto irrealizzabile. Io credo che ci siano le condizioni favorevoli per cambiare la nostra concezione di modello economico. Il modello neo-liberista non è stato capace di adattarsi alle nuove esigenze della società che cambiava, e questa crisi ne è la prova».

«Non sto dicendo che sia la crisi definitiva del sistema capitalistico tradizionalmente inteso – precisa poi il giornalista britannico – ma senza alcun dubbio questa crisi è diversa da quelle precedenti, per una serie di fattori che la caratterizzano e che di fatto la distinguono dalle depressioni finanziarie del passato».

Il giornalista Giorgio Zanchini gli ha poi chiesto, basandosi sulla lettura del saggio pubblicato dall’editore Allen Lane, quale fosse secondo lui il ruolo dell’informazione nella nostra società è l’impatto che essa ha sul tessuto economico e sociale. La risposta del giornalista del The Guardian è stata tanto drastica quanto propositiva. «Io credo che l’informazione multimediale abbia contribuito ad ampliare la crisi del sistema capitalistico, e che abbia mutato radicalmente i rapporti interpersonali tra individui, producendo una concezione negativa della collettività diffusa tra le nuove generazioni. D’altro canto – prosegue Mason – credo che i mezzi d’informazione possano contribuire ad individuare un nuovo modello di economia. Scrivendo questo saggio mi sono ispirato in parte ai cicli cinquantennali teorizzati dall’economista russo Kondratieff, che prevedevano un periodo di solidità e una depressione a cicli regolari, ma questa crisi è particolare».

I tanti perché di questa “unicità” li ha spiegati così: «I cambiamenti climatici, l’immigrazione e la bomba demografica sono problematiche emerse recentemente e che hanno un fortissimo impatto sul tessuto economico. Propio per questo motivo – conclude Mason – il modello economico prospettato nel mio saggio si basa sulla solidarietà e sulla valorizzazione di esperimenti come la banca etica, per arrivare al fine ad un’economia collaborativa, e sostenibile a livello ambientale unica possibilità di futuro per l’occidente».

Federico Di Bisceglie

Ti potrebbe interessare