Dal monastero di Santa Caterina al Monte Sinai

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

Può una meta internazionale di pellegrinaggio religioso essere interessante anche per chi con la religione ha poca dimestichezza? Se la meta in questione è il monastero di Santa Caterina ai piedi del Monte Sinai, la risposta è sì. La maggior parte dei pellegrini giunge qui nel pieno della notte, proveniente da Sharm El-Sheikh e Dahab,  per affrontare la scalata del monte su cui si narra che Mosè parlò con Dio nell’episodio del roveto ardente e ricevette da Dio le Dodici Tavole dei comandamenti.

(Foto e video di Silvia Fabbi e Luca Barbieri: per riproduzione e utilizzo: anordestdiche@gmail.com)

Il sentiero si diparte dal monastero a quota 1.585 metri e conduce, attraverso una mulattiera, fin sulla cima di quello che in arabo viene chiamato Jebel Mousa (Monte di Mosè, appunto) a quota 2.285 metri. Chi vi ha preso parte racconta di una scalata suggestiva, coronata dall’alba che sorge contemplata dalla cima della montagna, il tutto in un’atmosfera mistica degna di una terra con secoli di storia.

Se invece, come noi, si sceglie di affrontare la salita durante il giorno, magari per arrivarci giusto in tempo per il tramonto, può approfittare dei numerosi baracchini disposti lungo il tragitto per bere un the dolce alla menta, sgranocchiare uno snack o fare due chiacchiere con i beduini della zona. Per la salita calcolate fra le due e le tre ore. D’estate portate con voi molta acqua, e in ogni caso attrezzatevi con un maglione pesante per la vostra permanenza sulla cima, in genere piuttosto ventosa.

Un percorso alternativo ¬– molto faticoso a salirsi, sconsigliabile per scendere se dopo il tramonto – è rappresentato dai 3.750 “scalini della penitenza”, che consente di rientrare al punto di partenza in modo più rapido. Prima o dopo l’ascensione – a seconda dell’orario in cui decidete di scalare il Monte Sinai – prendetevi il tempo di visitare il monastero che dà il nome all’intera regione.

Il primo edificio sacro del luogo era stato voluto già nel 328 da Elena, la madre dell’imperatore Costantino. Non lontano dalla piccola cappella edificata sulla cima del monte – accanto alla quale oggi sorge anche una moschea, a ricordare che questo luogo è sacro per tutte e tre le religioni monoteiste – nel VI secolo l’imperatore Giustiniano I volle edificare un monastero dedicato a santa Caterina d’Alessandria. Si tratta del più antico monastero cristiano esistente e nel 2002 è stato dichiarato Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco. Il monastero conserva inoltre una vasta collezione di manoscritti e icone antichissimi. In particolare possiede la più vasta biblioteca di testi antichi bizantini dopo quella di Città del Vaticano.

Silvia Fabbi

Leggi anche: Alla scoperta del Wadi AradaSinai, le indicazioni della Farnesina;

i Viaggi di And

Ti potrebbe interessare

In mostra al Tacheles