Shrin Ebadi: "Per sconfiggere il fondamentalismo buttate libri non bombe"

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Avere la fortuna di ascoltare Shrin Ebadi, avvocato iraniano premio Nobel per la pace, ti fa immediatamente pensare che sì, Islam e contemporaneità, Islam e donna siano conciliabili. O almeno questa è sicuramente l’idea di questa donna minuta e tenace, che si dichiara con orgoglio musulmana e da sempre aperta alla conoscenze delle altre religioni. “Per una pace duratura nel mondo bisogna conoscere le religioni e le civiltà: solo in questo modo ci avviciniamo di più l’uno all’altro – ha detto in conclusione della sua intervista pubblica a Bolzano, il 10 dicembre, giornata mondiale dei diritti umani -. L’islamofobia è dovuta alla mancanza di conoscenza della religione. E’ sbagliato pensare che l’Isis è islam. Anche io sono musulmana. Non valutate tutti i musulmani come i talebani. Per il fatto che mi avete permesso di parlare della mia religione e della mia civiltà io vi ringrazio. Spero che il vostro mondo sia sempre pieno di pace”. E’ l’unico accenno – dopo un’ora e mezza di ragionamento che ruota attorno alla libertà – alla sua fede.

Sull’attuale situazione del mondo islamico, dopo aver salutato la svolta tunisini, Ebadi si è soffermata sulla natura dell’Isis e del fondamentalismo islamico: “Ricordatevi – ha avvertito Ebadi – L’Isis non è solo un gruppo terroristico, è un’ideoogia. E un’ideologia non viene sconfitta con le armi. Per mandar via un’ideologia bisogna distruggerne le radici. E le radici del fondamentalismo islamico sono due: ignoranza e ingiustizia sociale. Tutto quello che l’occidente sta spendendo contro l’isis deve spenderlo in scuola. Perché Malala ha rischiato di essere uccisa? Perché studiava. Perché Boko Haram rapisce le studentesse? Perché sanno che se la gente diventerà istruita non li seguiranno più. Invece di buttare bombe, bisogna gettare libri”.

Shrin Ebadi

Per gran parte dell’intervento Ebadi ha però parlato dell’Iran e della sua storia recente, quella che che l’ha costretta a fuggire per non rischiare la vita. “All’inizio della rivoluzione lo slogan era Indipendenza e libertà. Ma non siamo diventati più liberi”. Ecco i temi trattati.

Shrin Ebadi: gli studi in giurisprudenza e le donne all’università

“Mio padre era giurista, mio zio un giudice e molti membri della nostra grande famiglia avevano studiato giurisprudenza. Era normale nel nostro paese frequentare diritto. Ma nella mia classe c’erano duecento studenti e solo tre ragazze. Durante il periodo dello Scià infatti, quando io studiavo, le famiglie musulmane fondamentaliste con la scusa che ragazzi e ragazze studiavano insieme non permettevano alle figlie di studiare. La percentuale più alta di frequenza femminile sotto lo Scià non ha mai superato il 20%. Dopo la rivoluzione invece le università sono diventate islamiche, le famiglie fondamentalista non avevano più la scusa per non far studiare le donne e per questo motivo la percentuale è cresciuta. Ora sono anni che più del 60% degli studenti dell’università di Teheran sono donne. Anche Per questo il movimento femminista è diventato molto grande in Iran”.

Shrin Ebadi: il ruolo delle donne in Iran

“Sono stata la prima giudice donna dell’Iran. Però nel 79 quando l’ayatollah è andato al potere hanno detto che nell’Islam la donna non poteva essere giudice e siamo stati degradate a segretarie di quello stesso tribunale che prima presiedevo. Io non l’ho accettato e ho lasciato la magistratura. Così ho aperto il mio studio e iniziato a difendere le donne vittime di violazioni dei diritti umani e lo facevo gratuitamente. Ci sono state molte leggi discriminatorie dopo la rivoluzione. Alcuni esempi: secondo la legge iraniana un uomo può avere quattro mogli; la vita di una donna vale la metà di quella di un uomo; la testimonianza di due donne vale quella di un uomo; inoltre una donna che si sposa deve avere il permesso del marito per viaggiare e per lavorare”.

Shrin Ebadi: una vita in pericolo

“Il regime ha subito iniziato a perseguitarmi. Non permettevano che radio e tv mi intervistassero, che potessi pubblicare articoli sui giornali. Alcuni miei libri sono stati bloccati dalla censura. Ho capito di essere in pericolo di vita nel 2000 quando difendendo una coppia uccisa dalla polizia segreta ho trovato un foglio dove c’era scritto che la persona che interrogava chiedeva all’assassino “chi dovevi uccidere oltre a questi?”. La risposta è stata: “Shrin Ebadi”. Avevano chiesto il permesso di uccidermi ma era stato accordato alla fine del Ramadan. Nel frattempo Kathami li ha bloccati”

Shrin Ebadi: il Nobel per la pace il 10 dicembre del 2003 e la fuga

“Il Nobel ha dato grande fornza alla mia voce, ma il regime iraniano ha deliberatamente ignorato la notizia del Nobel. La situazione è addirittura peggiorata negli anni dopo il 2009. Il governo si è indebolito dopo l’elezione di Ahmadinejad e per questo è diventato violento: in due settimane di proteste ci sono stati oltre mille arresti. In quei giorni ero a un convegno in Spagna e i miei colleghi in Iran mi avevano chiesto di denunciare la situazione. Per bloccarmi il regime iraniano pha arrestato mia sorella e mio marito. Io ho detto: amo la mia famiglia però amo di più la giustizia e i diritti umani. Hanno anche sequestrato e confiscato i miei averi, compresa la medaglia del nobel (unica cosa restituita) e venduto tutto all’asta. Non sono tornata in Iran non per paura del carcere ma perché devo state dove sono più utile all’Iran. In carcere non servo a nessuno. Da fuori posso parlare, tenere i contatti con l’interno e dare voce a chi non può parlare. Dal 2009 ho dato vita a una ong che difende i difensori dei diritti umani. Tornerò appena potrò. Ma non credo che accadrà prima di tre anni”.

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