Studenti inglesi vs caro rette e baroni universitari

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Sembra ormai diventata una moda. “Obviously”, una moda americana. “Occupy”. Ed ecco che il movimento di protesta che ha tenuto sotto scacco Wall Street sbarca in Europa con manifestazioni in Italia e Regno Unito.
Gli obiettivi di questo movimento? Equità sociale ed economica, forse anche pari diritti. In poche parole, democrazia reale. Grande utopia  e affascinante illusione. Il movimento si organizza e prende forma nel web. Il  loro slogan  è “insieme” (together) “noi siamo il 99%”(We are 99%), come a sottolineare che anche la democrazia dei numeri è dalla loro parte. E la matematica, ce lo insegnano a scuola, non è un’opinione.
Il 10 novembre un’imponente manifestazione di studenti e ricercatori ha riunito a Londra  circa 50 mila manifestanti. La piu’ numerosa manifestazione degli ultimi 10 anni. Obiettivo? Protestare contro la triplicazione delle rette universitarie, che gia’ durante l’apogeo di Blair erano passate da circa mille sterline a 3 mila sterline.  Dal prossimo anno gli studenti dovranno pagare circa 9 mila sterline (circa 11 mila euro) mettendo una seria ipoteca al loro futuro. Sono stati istituti sistemi di prestito e di agevolazioni per la restituzione del debito. Ma come puo’ un ragazzo pensare al futuro se parte già con una zavorra di 50 mila euro da saldare nei confronti del proprio Stato? Misteri del pragmatismo inglese. E pensare che una volta l’Università inglese era gratutita.
Il 23 novembre 2011 si e’ svolta anche a Birmingham la manifestazione “Occupay  University of Birmingham”. I motivi sempre gli stessi, gli aumenti alle rette universitarie, i tagli allo staff dei dipartmenti , con la conseguente ricaduta sullo svolgimento della didattica.
Nell’ottobre 2010 dopo una imponente manifestazione degli studenti tenutasi nel campus della University of Birmingham, il Vice-Chancellor David Eastwood dichiarava al Birmingham Post “dobbiamo mantere un sistema di alta qualità, offrire un’esperienza di livello mondiale e sostenere le opportunità di tutti quelli che posso beneficiare di studiare nella “higher education””. Belle parole.  Salvo poi venire a sapere dallo stesso giornale che la stessa universita’ aveva speso 282 mila euro per la ristrutturazione della “vice chancellor’s rent-free house”. L’Universita’ si difende affermando che solo circa 15 mila sterline sono state utlizzate per la ristrutturazione dell’abitazione di Eastwood, il resto riguardava la ristrutturazione dei servizi connessi all’abitazione, a cui il Vice-Chancellor ha pieno accesso (compresi giardiniere, autista e donna delle pulizie). Tuttavia, il nome dello stesso Eastwood appariva nei primi posti della lista dei Vice-Chancellor più pagati del regno, pubblicata dal Birmingham Post.
Gli studenti dell’Universita’ di Birmingham hanno chiesto più volte le dimissioni. E come atto dimostrativo hanno occupato un edificio vuoto dell’universita’ barricandosi dentro.
Insomma, tutto il mondo è paese. Questione di baroni (dell’università). E di lord (e meno lord).
Come qualcuno mi ripete spesso in questi giorni, “la democrazia comincia con la pancia piena”. Ma quando la pancia piena c’è l’hanno in pochi cosa dobbiamo fare? La risposta e’ “Occupy your future”.

Marco Tiozzo Fasiolo

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