Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: 51 spettacoli per "Pensare, Sognare, Ridere, Vivere"

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“Pensare, Sognare, Ridere, Vivere”: questo lo slogan della stagione 2021-2022 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia che prenderà il via il 12 ottobre con “La Bottega del Caffè” di Carlo Goldoni, con Michele Placido e la regia del direttore Paolo Valerio. Seguiranno altri 50 spettacoli declinati negli itinerari della Prosa e della Scena Contemporanea, a cui si aggiungono la novità del Teatro Brillante, un’interessante carnet di Musical e di Danza.

“La Bottega del Caffè” sarà, infatti, solo l’antipasto di una stagione di prosa che, accanto ad altri classici quali “Tartufo” di Moliére con Giuseppe Cederna diretto da Roberto Valerio e “Baccanti” di Euripide per la regia di Laura Sicignano – assicurerà una significativa attenzione alla drammaturgia contemporanea e alle voci del Novecento.

Si passerà dalla leggerezza dell’atteso “Arsenico e vecchi merletti” di Kesserling con Anna Maria Guarnieri e Giulia Lazzarini all’antesignano Thomas Bernhard di “Piazza degli eroi” (coproduzione dello Stabile regionale e con Teatro di Napoli e Fondazione Teatro della Toscana) con Renato Carpentieri e Imma Villa diretti da Roberto Andò.

Frutto di una coproduzione del Teatro Stabile con La Pirandelliana è anche “Enrico IV” di Pirandello per la regia di Luca De Fusco con l’impeccabile Eros Pagni nel ruolo del titolo. Evoca il capolavoro di Brecht “Peachum. Un’opera da tre soldi” scritto e diretto da Fausto Paravidino con Rocco Papaleo, mentre in “Morte di un commesso viaggiatore” Arthur Miller evidenzia il lato crudele del sogno americano: il lancinante ruolo di Loman va ad Alessandro Haber diretto da Leo Muscato.

“Peachum. Un’opera da tre soldi” scritto e diretto da Fausto Paravidino con Rocco Papaleo. Foto Luca Guadagnini – Lineematiche

Con “Il delirio del particolare” del contemporaneo Vitaliano Trevisan inizierà un’intersecazione fra il mondo dell’arte ed il teatro che corre lungo l’intera stagione: qui, Maria Paiato e Carlo Valli si addentrano nella poetica di Carlo Scarpa, caposaldo dell’architettura novecentesca. Eccellenti autori contemporanei europei indagano i nodi del presente: Ferzan Ozpetek in “Mine Vaganti” con Francesco Pannofino affronta i temi della libertà personale e dell’oppressione delle convenzioni sociali e familiari, la britannica Johnna Adams ne “Il Nodo” con Ambra Angiolini si occupa bullismo, Nathalie Serraute in “Pour un oui ou pour un non” scava nelle ambiguità di senso: terreno perfetto per due manipolatori della parola quali Franco Branciaroli e Umberto Orsini.

Lucia Calamaro in “Storia di un uomo” con Stefano Accorsi, aprirà uno squarcio della storia recente, mentre “Manola” di Margaret Mazzantini con Nancy Brilli e Chiara Noschese crea un ponte fra narrativa e teatro.

Incrementa e completa l’orizzonte della Prosa la proposta della Scena Contemporanea. Si inizia da “Svevo” di e con Mauro Covacich e a cura di Franco Però, un’inedita produzione dello Stabile che andrà in scena a Trieste il 13 ottobre in prima nazionale. “Caravaggio” è invece una lezione prestigiosa sulla la vita e l’arte del pittore lombardo, con la guida di Vittorio Sgarbi, ma il teatro s’intersecherà con la pittura anche in “Art” – esilarante pièce di Yasmina Reza che prende le mosse dalla discussione su una discutibile monocromia – e in “Viva la vida” in cui Pamela Villoresi ripercorre la parabola di Frida Kahlo, dividendo la scena con una cantante e una body painter.

Poi sarà la volta del “cortocircuito” che i danzatori di Arearea scatenano fra spazi museali, opere esposte e linguaggio coreografico (“Museo in Danza” al Museo Revoltella di Trieste). Il linguaggio del corpo è invece al centro della performance diretta da Eugenio Barba “Una giornata particolare del danzatore Gregorio Samsa” con Lorenzo Gleijeses che trova ispirazione nella scrittura di Kafka. È trasversale anche la linea scelta dallo scrittore e giornalista Aldo Cazzullo per commentare e rileggere la Divina Commedia assieme a Piero Pelù in “A riveder le stelle”, ultimo omaggio nell’anno di Dante.

Nasce, invece, dalla sinergia fra soggetti operanti nell’ambito della formazione, della ricerca e della psichiatria sociale e indaga nel disagio giovanile e delle periferie “La classe” di Vincenzo Manna con Claudio Casadio, attore che ritroveremo ne “L’Oreste” di Francesco Niccolini dove teatro e graphic novel si fondono per raccontare una storia di malattia mentale e amore negato. Creazioni video e musica dal vivo accompagnano la perfetta interpretazione di Massimo Popolizio in “Furore” dal romanzo di John Steinbeck.

La drammaturgia fotograferà rapporti familiari e crisi contemporanee nella produzione “Arcipelaghi” di Monica Codena, nata in forma di studio con gli attori del Teatro Stabile nell’ambito di Mittelfest 2020, in “Estate in dicembre” di Carolina Africa Martìn Pajares nella regia di Andrea Collavino, e ne “La vespa” di Morgan Lloyd Malcolm con Guenda Goria e Miriam Galanti.
Dopo l’esordio dell’11 settembre, ritorna in cartellone infine “Tu dov’eri?” coprodotto con Suomi produzioni: Francesco Godina (anche interprete) e Fabio Vagnarelli vi tracciano una riflessione di ampio respiro a partire dagli eventi delle Torri Gemelle.

Una bella novità per la stagione 2021-2022 è la proposta di Teatro Brillante dove sono protagoniste la verve e l’ironia di artisti raffinati, che sanno guardare in modo acuto e sornione al presente. L’apertura è in chiave musicale con il travolgente “Oblivion Rhapsody” che celebra i 10 anni di tournée del gruppo proponendo la loro opera omnia in una versione acustica inedita e sorprendente. Poi sarà la volta di Claudio Bisio diretto da Giorgio Gallione in “La mia vita raccontata male” dove ripercorre i propri ricordi con il suo irraggiungibile istrionismo. Ale & Franz divertiranno sfidando la vertigine del paradosso e del non senso, in “Comincium”. Grande aspettativa per Virginia Raffaele che sarà diretta in “Samusà” da Federico Tiezzi. Sergio Rubini dirige, interpreta ed è coautore de “Il parrucchiere”, una commedia che evidenzia il profilo paradossale del nostro tempo. Infine un evergreen della comicità che Iaia Fiastri trae da Ray Cooney: “Se devi dire una bugia dilla grossa” fa omaggio al triestino Pietro Garinei che ne diresse la prima edizione italiana.

Qui il programma completo.

Crediti immagine di apertura: Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, foto di Simone di Luca

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