Una yurta e arte migrante negli chalet dell'Alta Val di Non

FacebookTwitterLinkedInWhatsAppEmail

IMG_6306Un orologio da parete a forma di macchina da scrivere, i cui tasti ricordano tanti bottoni parlanti, comprato in un mercato dell’antiquariato da Fauzia, fiera e bella trentenne keniota che ha scelto l’Alta Val di Non come sua nuova Heimat. Drappi decorativi disegnati dal rifugiato del Mali Adama Keita, stabilitosi da anni a San Candido ma con l’Africa sempre nel cuore. Cassette di legno che diventano consolle da salotto, pallets che si trasformano in tavoli da pranzo grazie all’arte dell’amico Moussa Idrissa, proveniente dal Niger che vive ormai da molti anni in Alto Adige. Appesi ai muri in legno, i quadri in acrilico di Lisi Passler di Lana, che dopo la scuola d’arte in Val Gardena si dedica oggi a organizzare corsi d’arte destinati ai bambini. “L’energia positiva che si percepisce qui l’abbiamo sentita chiaramente proprio mentre procedevamo con i lavori. Non ci troviamo in un luogo come un altro” spiega Lisi.

Insieme a lei e al marito Richard, il figlio Ivo e la sua compagna Fauzia hanno così creato “Felizitas chalet” – nomen omen da quello della località di San Felice (comune di Senale-San Felice, in tedesco St. Felix – Unsere liebe Frau Im Walde). I sei chalet, vero e proprio angolo di pace e tranquillità immerso negli abeti, sorgono su un terzo di ettaro di bosco nella frazione eponima. Edificati sulla roccia senza che siano state scavate fondamenta, gli chalet sorgono sopraelevati dal suolo – gli ambienti conservano così meglio temperatura e isolamento – e dall’ambiente circostante conservano l’uso di materiali costruttivi esclusivamente naturali (legno assemblato senza colle né sostanze sintetiche grazie al sistema Soligno della ditta pusterese Rubner). Inaugurati nel luglio 2015, gli chalet colpiscono per la simbiosi del tutto naturale fra cura del dettaglio (perfino i burattini di legno che decorano tre chalet su sei sono stati disegnati da Lisi e realizzati dall’ottuagenario ma vulcanico falegname Piz di San Felice) e filosofia di fondo.

Ivo Passler

Ivo Passler

I “fondamentali” sono, secondo Ivo Passler – 35 anni, studi a Vienna e un lavoro nel Meranese come pedagogo e insegnante – il rispetto del bosco e della natura, ma anche la creazione di un ambiente che stimoli la vita di comunità fra gli ospiti, fino a immaginare “Felizitas” come meta ideale per corsi di yoga e di pittura, seminari e weekend aziendali di coaching e team building. “Tutte attività che troveranno spazio all’interno della yurta mongola, il vero spazio comune della struttura” spiega Ivo, che si dice soddisfatto per l’esito dei primi seminari svolti a “Felizitas”. Ma Ivo e il suo bosco sanno parlare anche a chi voglia semplicemente rilassarsi e staccare dal mondo: alcuni chalet sono dotati di sauna a infrarossi, e la zona offre nella bella stagione la possibilità di splendide passeggiate abbordabili per chiunque (al lago di Tret, alla cascata di San Felice, al monte Macaion) e in inverno innumerevoli giri sulla neve delle Maddalene e della zona del Passo Palade.

Ti potrebbe interessare