"Vinca il migliore? Speriamo di no": Guido Barbato ci racconta Nereo Rocco

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Una squadra di giovanissimi calciatori si sta allenando in un campo sportivo del padovano. Domenica giocheranno contro i primi in classifica. L’allenatore Silvano li incita a impegnarsi:
“Ciò, mona, tira in porta! Va’ vanti, torna indrìo…
Cos’era ‘sto tiro storto? Dai, mona! zogare ben, concentràti!”.

Da dietro la recinzione due papà seguono l’allenamento e all’ennesimo “mona” decidono di affrontare Silvano alla fine della seduta. Con molta naturalezza il mister spiega che quella parola non è un offesa, ma un nomignolo che usava normalmente un grande allenatore del passato: Nereo Rocco. Da qui inizia il racconto in flash back di un’avventura calcistica padovana unica, durata oltre sette anni: una storia senza precedenti e mai più ripetutasi a quei livelli. La provinciale che batteva gli squadroni: il Padova di paròn Rocco.

“Vinca il migliore? Speriamo di no!” è il libro di esordio di un amico, Guido Barbato (Cleup, pp. 232) che verrà presentato martedì 22 dicembre alle ore 13, nella rinnovata tribuna dello stadio “Silvio Appiani” di via Carducci a Padova. Perché proprio lì? «Perché nel libro racconto le vicende sportive e umane dell’allenatore Nereo Rocco e del suo grande Calcio Padova» spiega lo stesso Barbato.

Un personaggio dello sport carismatico, simpatico, astuto. Una squadra di calcio che guidata da lui raggiunse risultati esaltanti. “Vinca il migliore? Speriamo di no!”  ispirandosi a testimonianze, dati statistici e fatti narrati da esperti, racconta in forma di romanzo gli anni padovani di Nereo Rocco da Trieste, protagonista del nostro calcio dalla metà degli anni ’50 alla metà degli anni ’70 dello scorso secolo. Un uomo dal carattere originale, dalle formidabili battute di spirito (come quella che dà il titolo al libro), dalla grande capacità di motivare i suoi calciatori. A quelli del Padova soprattutto, diede coraggio e metodo di preparazione,  portandoli molto in alto nel calcio italiano; con l’impegno e l’intelligenza, ma anche con il piacere di stare insieme. Il coraggio dei secondi in classifica potrebbe essere l’ideale sottotitolo per questo romanzo.

Il libro narra anche alcune storie di giocatori biancoscudati: i pilastri della difesa,  gli assi scartati dalle grandi squadre e in cerca di riscatto con la maglia del Padova, i ragazzi del vivaio, a volte di famiglie povere, scelti dall’allenatore triestino con acume e coraggio. Giovani che al debutto in serie A facevano pure gol. Con tutti loro, Rocco vinse la sua personale scommessa con il mondo del calcio italiano che sottovalutava -perfino derideva- lui e il suo Padova. I biancoscudati di Nereo Rocco non raggiunsero lo scudetto ma furono un fenomeno nazionale. Un gruppo di uomini che riuscì nell’impresa di battere più volte gli avversari dei grandi club perché unito e motivato dal suo allenatore.

Di Nereo Rocco si continua a parlare con grande nostalgia e affetto, non solo a Padova. Così come dei panzer che con lui tra il 1954 e il 1961 fecero sognare la città, fino alla vertigine del secondo posto in classifica di serie A del 1958. I padovani, di tutti i ceti e di tutte le età, in quegli anni erano galvanizzati da ciò che succedeva nel mitico stadio ‘Silvio Appiani’: l’undici biancoscudato umiliava le grandi signore del calcio italiano con una difesa rocciosa, maschia, invidiata per la sua bravura ma anche con i gol di abilissimi centrocampisti e attaccanti, alcuni dei quali arrivarono fino alla Nazionale. Un romanzo che vuole essere anche un augurio, un auspicio, per il Calcio Padova di oggi tornato in mano ai padovani.

Una pagina di storia che andava raccontata ai giovanissimi che non l’hanno conosciuta, ai loro genitori che ne avranno sentito parlare e ai meno giovani che magari, dentro quel sogno, c’erano.

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